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CONTROLLI (BEDONI, COLDIRETTI) E QUALITA’ (REALACCI, SYMBOLA) SALVAGUARDANO IL MONDO DEL VINO DAL RISCHIO DI RICADUTE IN SPIRALI TRAGICHE COME QUELLE DEL 1986. COMMENTI DEI PRODUTTORI (CAPRAI, MASCIARELLI, RALLO) E MESSAGGIO DEL PRESIDENTE CIAMPI

Italia
Paolo Bedoni

“Il mondo del vino italiano è cresciuto a tal punto che è impensabile che possa ricadere in scandali analoghi a quello del 1986 - spiega Paolo Bedoni, presidente della Coldiretti - non solo perché ha fatto la scelta della qualità senza compromessi, ma anche perché i controlli si sono fatti più seri. Ma continuo a pensare che chi controlla non deve essere lo stesso produttore, come stabilisce il recente decreto “erga omnes” attribuendo ai consorzi di tutela questo compito, ma organismi autenticamente terzi”. Anche per Ermete Realacci, presidente di Symbola, “il vino italiano non corre più rischi di ricadere in un baratro come quello del vino al metanolo, perché quei giorni drammatici hanno tracciato una strada da cui è impossibile tornare indietro: quella della qualità, condivisa da tutti i soggetti in campo. Certo, la qualità è un qualcosa in divenire che non è data una volta per tutte. Molto è stato fatto, ma molto deve ancora migliorare. Penso, per esempio, alla parcellizzazione della nostra promozione nel mondo, che vede comuni, province e regioni, impegnate in inutili presentazioni a Shangai o a Mosca, mentre invece ci vorrebbe una promozione unitaria in cui le istituzioni e le imprese puntino senza esitare”.
Questa la voce unanime che si è levata oggi a Roma al convegno “Accade domani, 20 fa lo scandalo del metanolo”, organizzato dalle Città del Vino, Coldiretti e Symbola (Fondazione per le qualità italiane) per celebrare il cosiddetto rinascimento del vino italiano, salutato anche da un messaggio del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, in cui viene elogiata “la produzione vinicola italiana, che ha saputo affrontare con successo le sfide competitive del mercato globale e contribuire in maniera concreta allo sviluppo economico della nazione”.
La parola anche ad alcuni produttori, protagonisti concreti di questo rinascimento, veri e propri spicchi d’Italia che ci ha provato e che ci è riuscita. “Ormai il nostro rapporto con il consumatore è aperto e fondato sulla trasparenza - spiega Marco Caprai - e il vino italiano non teme il livello anche molto aspro della competizione sui mercati mondiali. Piuttosto il problema del vino italiano resta quello della capacità di comunicare la propria qualità. Qui c’è ancora molto da fare. Ci vogliono più scuole di cucina e sommelier preparati che aiutino le aziende nello spiegare la propria qualità”. Anche per Gianni Masciarelli “l’Italia del vino ha fatto passi giganteschi, ma dobbiamo ancora impegnaci. Io ho stretto un vero e proprio “accordo di programma” con gli amministratori della mia terra, mettendo a disposizione finanziamenti anche del 50% per salvaguardare e valorizzare la mia zona di produzione, diventando da privato forza attiva nella tutela di tutto un territorio”. “Lo scandalo del metanolo è stata una vera è propria rivoluzione copernicana - spiega Josè Rallo (Donnafugata) - il fulcro dell’attenzione è passato dall’impresa (quantità, costi bassi) al consumatore (qualità), tanto è che oggi si parla prima di tutto della “soddisfazione del cliente”. Questa rivoluzione copernicana, però, non è ancora completata: oggi, Donnafugata è impegnata a mostrare anche la propria sensibilità e responsabilità sociale ed etica”.

Antonio Boco

L’approfondimento - Accadde domani: le tappe del rinascimento del vino italiano
Scoppia lo scandalo

Le prime morti riconducibili alle sofisticazioni risalgono all’inizio del marzo 1986. Il caso scoppia il 18 marzo dello stesso anno, quando viene assegnato al sostituto procuratore della Repubblica di Milano, Alberto Nobili, l’incarico di fare luce sugli avvelenamenti: si aprivano così le indagini su quello che sarebbe stato il primo clamoroso scandalo del settore alimentare. Il metanolo è un componente naturale del vino, ed è presente in una misura compresa tra 0,6 e 0,15 ml su 100 ml di alcool etilico complessivo. Aggiungere metanolo voleva dire far salire illecitamente di gradazione alcolica, e quindi di valore commerciale, anche i prodotti più vili della spremitura delle uve. Complice la carenza del sistema dei controlli, i sofisticatori trovano col metanolo il modo di moltiplicare esponenzialmente il valore del vino. Ma l’alcool metilico, altro nome del metanolo, assunto sopra i 25 ml provoca danni gravissimi: cecità, coma, fino alla morte. Dalla metà del dicembre 1985 al marzo 1986, periodo nel quale si può circoscrivere la sofisticazione, fu impiegata una quantità di metanolo di circa 2 tonnellate e mezzo. Lo shock del metanolo è stato drammatico: per il mercato del vino e per l’Italia. Diciannove morti, decine di persone intossicate, colpite da gravi lesioni, rimaste accecate, l’intero settore vitivinicolo in crisi. Le esportazioni crollarono di oltre un terzo (da quasi 18 a circa 11 mln ettolitri), per un fatturato sceso da 1.668 a 1.260 miliardi di lire (un quarto in meno). Rispetto al 1985, rimasero invenduti 21 milioni di ettolitri di vino in più.
Le contromisure
Allo scandalo il Governo reagì rendendo più efficace l’azione di prevenzione e repressione delle sofisticazioni alimentari. Venne istituita l’Anagrafe vitivinicola su base regionale: per raccogliere tutte le informazioni su chi produce, detiene, elabora e commercializza, uve, vini, e derivati. E l’Ispettorato Centrale Repressione Frodi. Proprio il maggior rigore imposto nei controlli e il rispetto delle regole sono state le premesse per la rinascita del settore.
La scelta della qualità, il rinascimento del vino italiano
Oggi produciamo molto meno (- 37,4% rispetto all’86), ma il nostro vino vale molto di più: il fatturato del settore è più che triplicato (+260%), come il valore dell’export (+250%). Il numero di vini certificati doc, docg e igt è raddoppiato: dai 228 dell’86 ai 460 del 2005. E il loro peso nella produzione complessiva è più che quintuplicato: dal 10% al 58%. E’ fortemente diminuito l’impiego della chimica, a vantaggio della salute dei cittadini e dell’ambiente: dalle 44.680 tonnellate di agrofarmaci del 1986 si è passati, nel 2004, a poco più di 14mila: il 68% in meno. Come pure sono diminuiti i consumi di acqua destinata all’irrigazione dei vigneti.
L’export
Oggi siamo il primo esportatore mondiale di vino in valore, con il 25% del fatturato globale. Siamo il primo esportatore negli Usa, con 2 mln di ettolitri. Negli anni dal 2001 al 2004 il valore del vino esportato sul mercato statunitense è cresciuto più in fretta (+21%) delle quantità esportate (+17%): uno degli indicatori della crescita in qualità di quell’export. Analogo discorso per il mercato britannico. 1,2 mln tonnellate nel 2001 salite fino a 1,5 nel 2004: + 25%. Ma il valore di quel vino è aumentato del 27%, da 244 milioni a 311 circa. In crescita nello stesso periodo anche i mercati canadese (+20,9% in quantità, +24% in valore), Danese (+23% circa in quantità, + 48% in valore). Sono aumentate anche le esportazioni verso la Spagna, verso la Russia, l’Australia, la Nuova Zelanda, e, negli ultimi due anni, verso la Cina.
Il turismo
Il vino è divenuto anche uno dei più autorevoli ambasciatori dell’Italia nel mondo. E’ un pezzo importante dell’immagine positiva del nostro paese, ed è un deciso fattore di impulso al turismo. L’enoturismo può contare su 4 milioni di visitatori e circa 2,5 miliardi di euro di consumi, con la prospettiva di raddoppiarli nei prossimi 5 anni. Un fenomeno che fa sognare italiani e stranieri: i risultati di una ricerca dell'Istituto Piepoli, commissionata dall'istituto Leonardo e dall'Ice, evidenzia come per uno straniero su due (45%) siano i vini e il cibo la prima cosa che viene in mente pensando all'Italia, più che i luoghi (20%), l'abbigliamento (19%) e il calcio (15%).
Le cantine festeggiano il rinascimento del vino italiano
Il 25 e il 26 febbraio l’Italia del vino ricorda lo scandalo del metanolo e celebra il rinascimento del settore. Centinaia di cantine aperte ai visitatori, e alle degustazioni, in tutt’Italia. E incontri e dibattiti sul tema organizzati dalle Città del Vino, Coldiretti e Symbola in ogni regione: da Asti a Marsala, da Greve in Chianti al Parco delle Cinque Terre, dove un altro appuntamento si terrà anche il 5 marzo, a Conegliano Veneto; da San Martino sulla Marrucina (Chieti) a Montefalco (Perugia), da Isera (Trento) a Berchidda (Sassari).
Dopo il metanolo il rinascimento del vino italiano in cifre
(1986, 2005, differenza %)
Fatturato (mld di euro) 2,5 - 9 - +260%
Valore esportazioni (mld di euro) 0,8 - 2,8 - +250%
Produzione totale vini (mln di ettolitri) 76,8 - 48,1 - -37,4%
Produzione vini Doc e Docg (mln di ettolitri) 7,8 - 15 - +92%
Numero vini Doc, Docg e Igt 228 - 460 - +102%
Consumi procapite in litri 68 - 48,8 - -28,2%
Impiego agrofarmaci nei vigneti (tonn.) 44.681 - 14.298 (*) -68% (*) riferito al 2004
Fonte: elaborazioni Città del Vino, Coldiretti, Symbola

Chi sono - Le Organizzazioni del Convegno
“Accade domani, 20 fa lo scandalo del metanolo”
Le Città del Vino è una rete di Comuni, Province, Parchi e Comunità Montane a vocazione vitivinicola, depositari di almeno una Doc o Docg, impegnati nella promozione dei prodotti agroalimentari di qualità e custodi di una documentata tradizione enologica. Un sindacato per le identità enogastronomiche e le economie locali. Le Città del Vino sono un circuito di oltre 550 enti locali che rappresentano un ideale itinerario turistico nell’Italia dei borghi storici, delle città d’arte, di mare o di montagna, di ogni singola Città con una storia enogastronomica da raccontare e sperimentare.
La Coldiretti è una forza sociale fortemente radicata nel Paese, costituita da 18 federazioni regionali, 98 federazioni provinciali, 800 uffici di zona e 9.812 sezioni e recapiti periferici. La consolidata rappresentatività fa della Coldiretti la principale Organizzazione agricola a livello nazionale ed europeo con quasi 600.000 imprese agricole, la maggioranza assoluta di quelle iscritte alle Camere di Commercio, e oltre 1,5 milioni di soci. Il suo obiettivo: garantire alle imprese agricole opportunità di sviluppo in un quadro di piena integrazione dell’agricoltura con gli interessi economici e sociali del Paese. La sua strategia: scegliere il sistema della concertazione e del dialogo sociale in tutte le sedi di confronto politico-istituzionale. La sua forza: centinaia di migliaia di imprese agricole che credono in tutto questo.
Symbola Fondazione per le qualità italiane nasce con la missione di "mettere insieme" (questo in greco il significato del nome) esperienze diverse accomunate dalla scommessa sulla qualità. Guidata da Ermete Realacci, presidente, Alessandro Profumo, che ne presiede il Forum delle imprese e Domenico De Masi, alla testa del comitato scientifico, con Fabio Renzi come segretario generale e Roberto di Vincenzo come amministratore, promuove il modello di sviluppo della soft economy, che sposa radicamento territoriale e mercati globali, coesione sociale e competitività, ambiente e innovazione. Al progetto di Symbola hanno aderito in tanti: Carlo De Benedetti, Anna Maria Artoni, Diego Della Valle, Pasquale Pistorio Walter Veltroni, Guido Bertolaso, Aldo Bonomi, Salvatore Settis, Carlo Petrini, Pasquale Pistorio, Josè Rallo di Donnafugata, Lucio Marcotullio di Brioni, Gianni Masciarelli, Marco Caprai, Carlo Puri Negri, Pierantonio Nebuloni e tanti ancora.

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