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Cooperazione del vino, “un modello che funziona”: il vicepresidente della Camera e leader 5 Stelle Luigi di Maio, a ViVite, edizione n. 1, il 25-26 novembre, a Milano. Alleanza Cooperative: “piccoli in vigna, grandi sui mercati e nei territori”

Italia
Il vice presidente della Camera e candidato Premier 5 Stelle, Luigi Di Maio

“La cooperazione del vino è un modello che funziona, che va diffuso in tutti i territori d’Italia e fatto vedere al mondo come simbolo di un’Italia che non ha sempre bisogno di guardare all’estero per trovare modelli virtuosi”: parola del vicepresidente della Camera e leader del Movimento 5 Stelle Luigi di Maio, che, a Milano, ha aperto Vi.Vite n. 1, primo evento dedicato al racconto del vino cooperativo, di scena dal 25 al 26 novembre al Museo della Scienza di Milano (www.vivite.it). Un mondo fatto da 498 cantine cooperative, 148.000 soci, 9.000 occupati ed un giro d’affari di 4,3 miliardi di euro, il 40% del totale nazionale, per una produzione che vale il 60% di quella del Belpaese, ed un terzo delle esportazioni, pari a 1,8 miliardi di euro.
Vino che è “una colonna portante dell’agricoltura e della cooperazione italiana”, ha detto il presidente dell’Alleanza delle Cooperative Giorgio Mercuri, punta di diamante di un modello “che merita di essere raccontato meglio di quanto fatto fino ad oggi - ha detto la coordinatrice delle settore vino Ruenza Santandrea - e che è un patrimonio diffuso capace di essere piccolo dove serve, ovvero nella vigna gestita appezzamento per appezzamento dai soci viticoltori, e grande dove serve, sui mercati, sulla ricerca e nella conduzione tecnica dei vigneti”.
“Stando uniti riusciamo ad essere sui mercati come altrimenti non potremmo fare”, “così presidiamo i territori dando reddito ai viticoltori”, “non ci si sente mai soli neanche nei momenti più difficili”, “c’è un accompagnamento tecnico e non solo in ogni periodo dell’anno, e non solo in vendemmia”, le frasi ricorrenti raccolte tra le cantine di Vi.Vite, con realtà che vanno da Cavit a Mezzacorona, da Produttori di Valdobbiadene a Cantina Valpolicella Negrar, da Vitevis a Collis Veneto Wine Group, da La Marca a Cantina di Soave, da Bolla (Gruppo Italiano Vini) a Cormons, da Rauscedo a La Delizia, da Terra d’Oltrepo a Clavesana, da Terra da Vino alla Cantina di Carpi e Sorbara, da Cantine Riunite & Civ a Caviro, da Gruppo Cevico ai Vignaioli del Morellino di Scansano, da Le Chiantigiane a Moncaro, da Tollo a Citra, da Due Palme a Cva Canicatti, per citarne alcune.
“Cantine protagoniste di una svolta qualitativa forte, perchè non sono più centri di ammasso - ha detto il presidente Assoenologi Riccardo Cotarella - ma aziende che hanno una grande voglia di raccontarsi con orgoglio, e che sono oggi una realtà interessantissima non solo dal punto di vista della qualità, come dimostrano i sempre maggiori successi di mercato e di critica che ottengono, ma anche da quello della sperimentazione sui vitigni autoctoni o resistenti, tra le poche realtà che hanno la forza ed il coraggio anche di permettersi di sbagliare, cosa che per altro succede raramente”.
“Sono fondamentali da questo punto di vista - ha aggiunto il professor Attilio Scienza - ma possono svolgere anche un grande ruolo divulgativo. Perchè oggi il problema non è solo fare ricerca, ma anche raccontarlo, raccontarne i benefici, cosa che spesso i giornalisti di settore non sanno fare perchè non ne hanno le competenze. E le cooperative, essendo per loro costituzione fatte di tante persone e vicino alle persone, possono essere testimoni di come la ricerca e la scienza siano fondamentali per fare vini sempre più buoni, sani, sostenibili e con meno chimica”.
E, intanto, con un evento come ViVite, che tra degustazioni (come quella dedicata alla nuova Doc del Pinot Grigio delle Venezie, le cui prime bottiglie 2017 sono state stappate e servite dallo stesso Di Maio, ndr), seminari, ma anche momenti di svago e relax, rivolta al pubblico e ai giovani, con un linguaggio volutamente da “pane e salame”, conferma anche il ritorno di una Milano sempre più “da bere”, almeno sul fronte vinicolo, come spiega il “regista” di ViVite (ma anche di eventi come Bottiglie Aperte, ndr) Federico Gordini: “è parte di un lavoro iniziato qualche anno fa, per colmare un vuoto, che vedeva una città come Milano praticamente assente dalla scena della comunicazione del vino. Con Bottiglie Aperte ci si rivolge sopratutto ai professionisti, con ViVite soprattutto ai giovani consumatori, cercando di raccontare con un linguaggio non polveroso e ingessato uno spaccato importantissimo del mondo del vino italiano”.

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