Un piccolo produttore di birra belga ha avuto ragione contro il colosso francese dello champagne Veuve Clicquot davanti alla Corte di Giustizia europea del Lussemburgo: può usare termini come “Brut” o “Riserva” per indicare una birra stile “Champagne”.
A ricorrere contro la scelta della società De Landtsheer che, nel 2001, ha lanciato una birra dal marchio “Malheuer”, fermentata con un metodo “Champenois”, oltre ad una delle più note marche di champagne, come Veuve Clicquot Ponsardin, è stato anche il Comitato dello Champagne che ha citato il birraio belga davanti al tribunale francese di Nivelles chiedendo la soppressione di una serie di diciture.
Secondo i produttori francesi a cui il Tribunale nazionale ha poi dato ragione, il birraio avrebbe fatto pubblicità comparativa, con un utilizzo di termini che avrebbero tratto in inganno il consumatore. Nel 2002, infatti, De Landtsheer è stato costretto a interrompere per la sua birra qualsiasi uso di termini come “Metodo Tradizionale”, “Champagne” e soprattutto ogni riferimento ai vignaioli di Reims e al metodo di fabbricazione del loro prodotto.
Pur rinunciando alla definizione di “Champagnebier”, la società belga ha proposto appello per continuare ad usare i termini “Brut”, “Riserva” e “Brut Riserva”. La Corte d’Appello di Bruxelles che ha esaminato la questione ha chiesto, in via pregiudiziale, l’intervento della Corte europea richiamando la direttiva Ue 1984 sulla pubblicità comparativa.
Oggi i giudici europei nella loro sentenza hanno rilevato che la pubblicità comparativa tra prodotti privi di denominazione d’origine e quelli che invece ne sono provvisti “in certi casi é possibile”.
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