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Cosa può fare il vino per il patrimonio italiano? Prendersi cura dei suoi capolavori. Grazie ad Antinori, torna in Italia la “Resurrezione di Cristo” di Giovanni della Robbia, al Museo del Bargello a Firenze. Alessia Antinori: “un grande orgoglio”

Italia
La “Resurrezione di Cristo” di Giovanni della Robbia, al Museo del Bargello a Firenze grazie ad Antinori

Cosa può fare il vino per il patrimonio culturale italiano? Molto. “Una sana collaborazione tra pubblico e privato è mutualmente benefica. In questo caso si fondono due eccellenze italiane: gli Antinori hanno una lunga tradizione di mecenatismo e rinnovano questo loro impegno non soltando riscoprendo il passato e riportando qui un capolavoro familiare, ma anche realizzando un’opera contemporanea di un grande artista internazionale. Sono particolarmente grata alla famiglia per aver perseguito una tradizione particolarmente coltivata all’estero ma che in Italia non ha ancoRa la stessa risonanza”, ha detto a WineNews Paola D’Agostino, direttore del Museo Nazionale del Bargello a Firenze, tra i più importanti e ricchi d’Italia (oltre 250.000 visitatori ogni anno, ndr), dove si conservano opere di Michelangelo, Donatello e Della Robbia. E tra le quali ora è esposto al pubblico un altro capolavoro del Rinascimento italiano che per la prima volta torna in Italia dopo oltre un secolo, in tutto il suo splendore, grazie a Marchesi Antinori: la lunetta con la “Resurrezione di Cristo” commissionata nel Cinquecento dalla storica famiglia del vino italiano a Giovanni Della Robbia, oggi di proprietà del Brooklyn Museum of Art di New York, ma restaurata cinque secoli dopo dagli stessi Antinori - circostanza più unica che rara - per la mostra “Da Brooklyn al Bargello: Giovanni della Robbia, la lunetta Antinori e Stefano Arienti” (10 novembre-8 aprile; www.bargellomusei.beniculturali.it). “Un’opera cui siamo legatissimi, e di cui avevamo perso le tracce - sottolinea Alessia Antinori, vicepresidente Marchesi Antinori - finché non ci hanno richiamato dal Brooklyn Museum, chiedendoci se eravamo interessati al restauro. Per noi è stato un sì immediato e naturale. Il ritorno nella sua città natale e il mostrarla al pubblico è per noi un grande orgoglio”.

“Se non ci fosse stata Firenze non saremmo qui - racconta Albiera Antinori, presidente Marchesi Antinori - quello che ci hanno dato questa città e la sua terra è tutto, e in questo caso è un ringraziamento a chi ci ha dato così tanto. È quello che facciamo anche con i nostri vini”.

Donata al Brooklyn Institute (oggi Brooklyn Museum of Art) nel 1898 dal collezionista americano A. Augustus Healy - dopo averla acquistata dagli stessi Antinori, e che idealmente la riaccompagna al Bargello, con un altro capolavoro concesso in prestito dal Museo americano, il “Ritratto di Aaron Augustus Healy” dipinto dal grande ritrattista John Singer Sargent - la robbiana non ha più lasciato New York da allora. Nel 2016, grazie al sostegno della famiglia Antinori, ritrova il suo splendore originale restaurata per la mostra “Della Robbia: Sculpting with Color in Renaissance Florence”, prima esposizione americana dedicata ai Della Robbia, al Museum of Fine Arts di Boston (9 agosto-4 dicembre 2016) e poi alla National Gallery of Art di Washington Dc (5 febbraio-4 giugno 2017).

Esposta al Bargello, dove si conserva la maggiore raccolta al mondo di sculture in terracotta invetriata dei Della Robbia, di cui rappresenta uno dei più notevoli esempi, la lunetta fu commissionata intorno al 1520 a Giovanni della Robbia da Niccolò di Tommaso Antinori, iniziatore della fortuna imprenditoriale della famiglia, per decorare Villa Le Rose, la residenza di campagna alle porte di Firenze, dove già all’epoca si produceva vino, e dove rimase per quasi quattro secoli. Composta da 46 sezioni di terracotta policroma invetriata in dimensioni monumentali, raffigura il Cristo risorto, con il committente Antinori in ginocchio e a grandezza naturale alla sua destra e i soldati attorno al sepolcro: il tutto su un articolato sfondo di paesaggio nelle celebre e fastosa cornice di frutti e fiori popolata da piccoli animali e con ai lati i due stemmi di Antinori.


Al capolavoro, poco conosciuto dal pubblico italiano ed europeo, è dedicata un’intera sala degli spazi museali del Bargello, e per celebrarne l’esposizione nella “culla” del Rinascimento la famiglia fiorentina continua l’antica tradizione di “mecenati d’arte” con una nuova e doppia committenza grazie all’Antinori Art Project, progetto che muove dall’idea di creare una naturale prosecuzione dell’attività di collezionismo rivolta verso le arti e gli artisti del nostro tempo: “Scena Fissa” e “Altorilievo”, due opere dell’artista italiano Stefano Arienti, tra i più apprezzati sulla scena internazionale, che rileggono ed interpretano la robbiana in chiave contemporanea (gli elementi compositivi della lunetta vengono isolati e distribuiti nello spazio, per acquisire un’indipendenza formale e una nuova narrativa), la prima esposta al Bargello in un’altra sala comunicante con quella della lunetta, la seconda nell’avveniristica Vinsataia della Cantina Antinori nel Chianti Classico, nuova installazione site-specific che entra a far parte della collezione per>manente di famiglia, fruibile al pubblico nel luogo dove nascono i grandi vini di Antinori.

Focus - Da oltre 600 anni, i Marchesi Antinori hanno legato il proprio nome all’arte del vino e alla migliore tradizione mecenatistica. Due ambiti apparentemente molto diversi, ma che in realtà hanno spesso proceduto in parallelo

La Cantina Antinori nel Chianti Classico è il simbolo del legame profondo che sin dal 1385 lega la famiglia Antinori alla passione per le arti: pittura, scultura, architettura, e naturalmente l’arte di saper trasformare i frutti della terra in grandi vini. Da oltre 600 anni, i Marchesi Antinori hanno legato il proprio nome all’eccellenza nell’arte del vino e alla migliore tradizione mecenatistica. Due ambiti apparentemente molto diversi, ma che in realtà hanno spesso proceduto in parallelo: i Marchesi Antinori hanno spesso affidato all’arte il compito di raccontare i valori e la storia della loro casata, il cui stemma è anch’esso un’opera di pregio artistico, uscita agli inizi del Cinquecento dalla bottega fiorentina dello scultore e ceramista Giovanni della Robbia.

Così, in epoca recentissima, con l’inaugurazione della nuova cantina nel 2012, monumentale e seducente struttura scavata nelle terre del Chianti Classico, parte della collezione di famiglia che raccoglie dipinti, ceramiche, tessuti pregiati e antichi manoscritti ha lasciato lo storico Palazzo Antinori di Firenze per trovare, una nuova collocazione che la rende accessibile al pubblico che giornalmente visita la zona del Chianti Classico, alla ricerca di esplorazioni legate alle degustazioni e a esperienze sinestetiche.

Per dare sistematicità e maggiore impulso ai progetti dedicati alle arti visive del nostro tempo, sempre nel 2012 è stato avviato Antinori Art Project, una piattaforma di interventi in ambito contemporaneo - realizzati in collaborazione con curatori affermati - che raccoglie sotto un’unica progettualità coerente tutte le attività messe in campo in quest’ambito. In particolare, oltre allo spazio museale integrato nel percorso di visita della cantina che ospita la storica collezione della famiglia, è stato avviato uno speciale programma di commissioni annuali, molte delle quali site-specific, rivolto a giovani ma già affermati protagonisti della scena artistica nazionale e internazionale.

Gli interventi hanno visto nel biennio 2012-2013, a cura di Chiara Parisi, il coinvolgimento di Yona Friedman, Rosa Barba e Jean-Baptiste Decavèle. Nel 2014, con l’arrivo di Ilaria Bonacossa alla direzione artistica biennale del progetto, ha visto la partecipazione di Tomàs Saraceno che ha realizzato l’opera “Biosphere 06, cluster of 3”, installata nello spazio verticale dello scalone interno della cantina; nel 2015 la mostra “Still Life Remix”, dedicata all’intramontabile tema della natura morta, l’installazione dell’opera “Clessidra” dell’artista Giorgio Andreotta Calò; nel 2016 l’acquisizione dell’opera site-specific “Giant Fruit” di Nicolas Party; la commissione dell’opera “Portal del Angel” dello scultore Jorge Peris, un precario arco di trionfo realizzato attraverso la riappropriazione di materiali locali, come gli antichi orci di terracotta usati storicamente per conservare l’olio.

Info: www.antinoriartproject.it

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