02-Planeta_manchette_175x100
Consorzio Collio 2024 (175x100)

Crisi di rappresentanza per il vino italiano? La vicenda “Ocm promozione” ha creato forti malumori tra le cantine e le associazione di imprese. Mentre dalle Politiche Agricole è in arrivo un nuovo bando per le risorse non assegnate

Italia
Il vino italiano rischia una nuova framentazione tra le sue rappresentanze sindacali che non può che danneggiarlo. E intanto arriva un nuovo bando Ocm promozione per le risorse non utilizzate dopo il caos delle scorse settimane

Il vino italiano, che ha nelle sue caratteristiche strutturali una grande frammentazione ed un numero elevatissimo di player di diverse dimensioni, caratteristiche e territori, ha bisogno di una rappresentanza forte. Che unisca il più possibile le forze, anche tra sigle associative diverse, cercando dei punti comuni intorno ai quali aggregarsi e sui quali far sentire la propria voce, forte, alle istituzioni. Come, in parte, successo nei lavori per il “Testo Unico del Vino”, che dovrebbe vedere la luce entro la fine dell’anno. Ma che rischia di rimanere “unico” nel vero senso della parola, da quanto apprende WineNews, visto il clima che si è creato anche dopo le ormai famigerate vicende legate all’Ocm Vino Promozione (https://goo.gl/uvOa1F). Che, complice una condotta criticabile da parte delle istituzioni preposte, ovvero Ministero delle Politiche Agricole e Agea, ha evidenziato una contrapposizione di fondo tra realtà diverse e importanti, anche nel lavoro di “lobby” nella stesura del bando, che ha portato poi ad una prima graduatoria approvata dal Ministero che poi l’ha, praticamente, autoinvalidata, arrivando ad una seconda graduatoria, a poche ore dalla scadenza dei termini per la firma dei contratti, che ha premiato poi altri soggetti. E questo, ovviamente, ha creato strascichi importanti dal punto di vista pratico, con l’attesa dei ricorsi presentati da alcuni dei soggetti prima ammessi a finanziamento, e successivamente esclusi (https://goo.gl/E4Rrsh). E con il nuovo bando che il Ministero sta predisponendo (dopo l’ok di ieri in Conferenza Stato Regioni), per utilizzare parte dei fondi (si parla di poco meno di 13 milioni di euro) che sono rimasti non assegnati dopo la rivisitazione della graduatoria, dei 30 della quota nazionale (sui 100 totali per l’Italia, di cui 70 in mano alle Regioni). Sperando che, almeno su questo, una volta prese delle decisioni non ci siano retromarcia dal lato pubblico, ne particolari “scontri” da quello dei privati, con la consapevolezza che, come in ogni bando che mette a disposizione fondi pubblici, questi fondi sono finiti e, per forza di cose, ovviamente, qualcuno è destinato a non beneficiarne.

Ma, ancor di più, la vicenda sembrerebbe aver lasciato scorie negative sul fronte della rappresentanza delle organizzazioni vinicole. Al punto che, stando a quanto si apprende, più o meno sotto traccia, c’è un “valzer” di cantine, da (e tra) le due organizzazioni più rappresentative del settore, ovvero la Federvini, la “Confindustria del vino”, che mette insieme soprattutto le più grandi aziende vinicole e degli spirits, e la Unione Italiana Vini, a cui aderiscono oltre 500 importanti aziende con varie caratteristiche e dimensioni, che mettono insieme un fatturato pari al 70% dell’export del vino italiano.

Questo proprio in un momento in cui il settore del vino (che nella sua frammentazione e grande diversità di dimensioni aziendale, filosofie produttive, territori e così via, ha alcuni dei suoi punti critici ma anche la sua grande forza e distintività nel mondo) avrebbe, invece, bisogno di serrare i ranghi e fare fronte comune per far sentire più forte, anche a livello istituzionale (nazionale e internazionale) la propria voce, in un epoca, peraltro, dove lo scenario geopolitico sta cambiando in fretta. Con un Europa che dovrà costruire nuovi equilibri (che peseranno a livello economico, commerciale, ma anche normativo) soprattutto dopo il voto Uk a favore della Brexit, tenendo conto di un’economia asiatica che mostra qualche rallentamento nella crescita dopo la cavalcata degli ultimi anni e, non da ultimo, la fresca elezione di Donald Trump come presidente Usa, che potrebbe contribuire a ridisegnare alcuni degli asset economici di un Paese fondamentale per il mercato del vino, italiano in particolare, come gli States, e non solo. E tenendo in massima considerazione la crescita produttiva, sia in volume che in qualità, del settore vinicolo in tanti luoghi del mondo, dagli stessi Usa all’Australia, al Sud America, fino all’Asia che, soprattutto con la Cina, sta investendo sempre di più, e a lungo termine, per diventare un attore di primo piano nella scena vitivinicola mondiale dei prossimi anni anche in veste di Paese produttore.
Per la filiera vitivinicola italiana, che ha bisogno di essere unita e di muoversi in maniera più sinergica e sistemica per consolidare i propri mercati nel mondo ed aprirne di nuovi, una nuova frammentazione anche nella “rappresentanza sindacale”, proprio ora, sarebbe un grande danno, e non farebbe bene a nessuno.

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Altri articoli