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DA 30 ANNI NEL MONDO DEL VINO, PRIMO “WINE CRITIC” DELLA STORIA, PARKER HA UN DEBOLE PER BORDEAUX E RODANO. MA L’ITALIA, CON LA SUA INCREDIBILE VARIETÀ, “MI HA FATTO PROVARE GRANDI EMOZIONI IN QUESTI ANNI”. COME RACCONTA ALLA RIVISTA “L’ENOLOGO”

Italia
Ecco il team di Robert Parker

Da 30 anni nel mondo della critica enologica, “padre” dei punteggi e precursore di una professione come quella del “wine critic” che, quando iniziò, nel lontano 1984, semplicemente non esisteva, ma sempre capace di reinventarsi e restare saldamente sulla cresta dell’onda. È Robert Parker, ancora oggi il critico più ascoltato nel mondo di Bacco, grazie ad un’autorevolezza ed un’indipendenza che, anche con il passaggio di mano del suo “The Wine Advocate”, oggi controllato da una cordata asiatica, non sono state minimamente intaccate. Famoso per la sua passione, mai nascosta del resto, per i vini di Bordeaux e della Valle del Rodano, è anche un fine e profondo conoscitore del Belpaese enoico, che ha imparato a conoscere e raccontare, nei tanti cambiamenti che ne hanno attraversato gli ultimi tre decenni, mutandone profondamente il profilo. Ed oggi, com’è l’Italia del vino secondo Robert Parker? Lo ha raccontato lui stesso, in un’intervista rilasciata a Riccardo Cotarella per il magazine di Assoenologi “L’Enologo”.
“Quando ho iniziato a scrivere - racconta Parker - l’immagine del vino italiano era quella dei fiaschi impagliati di Chianti sulle tovaglie a quadretti rossi e bianchi dei ristoranti italiani degli Stati Uniti, ma quest’immagine è scomparsa oltre trent’anni fa. Oggi l’Italia è fonte di grande eccitazione, sperimentazione e scoperta per i consumatori di vino. La parte meridionale del Paese è un tesoro di valori e anche i bianchi secchi, asciutti, dal corpo leggero e dal sapore minerale del Nord Est creano enorme entusiasmo”.
La grande varietà offerta dal Belpaese, del resto, sembra proprio essere una delle leve principali su cui puntare, un punto di forza grazie al quale, ad esempio, impossibile per Parker indicare cinque sole etichette: “sono molto più di cinque i vini italiani che mi hanno fatto provare grandi emozioni in questi anni. Certamente le grandi annate dei vini della costa toscana, ad esempio Bolgheri, sono state una rivelazione quando le ho scoperte per la prima volta. Poi i grandi Barolo e Barbaresco dell’Italia del Nord sono altresì sempre stati una fonte di ispirazione. Tuttavia, l’evento più eccitante è stata la scoperta di tanti grandi vini di aree vitivinicole relativamente sconosciute del Sud Italia. Sto parlando della Campania, della Calabria, dell’Umbria, dell’Abruzzo e, naturalmente, della Sicilia. Credo che il mio interesse per questi vini sia comune a quello di altri critici oltre che a quello dei consumatori. Infatti è affascinante vedere il numero di ristoranti alla moda e di fascia alta in tutti gli Stati Uniti che ora propongono più favorevolmente vini dell’Italia meridionale, piuttosto che i più famosi vini della Toscana e del Piemonte”.
A livello promozionale, poi, qualcosa in più si può decisamente fare, ma “penso che l’Italia stia facendo un ottimo lavoro nel promuovere i propri prodotti. L’idea di combinare la conoscenza del vino italiano - continua Parker su “L’Enologo” - con il magnifico paesaggio e con tutte le attrazioni artistiche e culturali dovrebbe essere centrale, visto che tutti questi aspetti sono parte integrante dello stesso patrimonio, che deve essere promosso come un unico marchio. D’altra parte è impossibile sedersi a tavola per gustarsi un pasto di cucina italiana senza bere un magnifico vino italiano. La comunicazione con i consumatori - conclude il wine critic - deve essere fatta attraverso tutti i canali oggi disponibili. Naturalmente attraverso la parola scritta, sulle riviste che si occupano di vini, ma anche utilizzando tutte le sfaccettature dei social media quali Facebook, Twitter, Instagram”.

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