Per un’impresa, di qualsiasi settore, avere una lunga storia da raccontare è un grande valore aggiunto. Perchè vuol dire che quell’azienda, con le sue idee, le persone che la guidano e che ci lavorano, è stata capace di attraversare, e talvolta guidare, i cambiamenti nel tempo, di fare innovazione o di diventare un grande classico. Una storia che è importante comunicare, attraverso i prodotti, in primis, con iniziative di ogni genere, ma anche con i marchi. E sono tanti quelli del vino e dell’alimentare italiano che fanno parte del “Registro dei marchio storici di interesse nazionale”, istituito dal Ministero dello Sviluppo Economico presso l’Ufficio Italiano Brevetti e Marchi, per il quale possono fare richiesta i “titolari o licenziatari esclusivi di marchi d’impresa registrati da almeno cinquanta anni o per i quali sia possibile dimostrare l’uso continuativo da almeno cinquanta anni, utilizzati per la commercializzazione di prodotti o servizi realizzati in un’impresa produttiva nazionale di eccellenza storicamente collegata al territorio nazionale”.
Il vino, per esempio, è protagonista con tanti top brand, seppur diversissimi tra loro. Da Marchesi Antinori, la cui famiglia, oggi alla 26esima generazione rappresentata da Albiera, Allegra e Alessia che guidano l’azienda con il padre Piero Antinori, è tra i leader del vino italiano, di cui si occupa fin dal 1385, alla Giacomo Conterno, oggi la griffe più preziosa del Barolo e del vino italiano (che ha iscritto nel registro anche il suo marchio di punta, quello del Barolo Monfortino), da Ferrari, cantina leader della spumantistica italiana e del Trentodoc, della famiglia Lunelli (che ha iscritto anche il marchio storico Gran Spumante Ferrari Trento), a Ruffino, una delle più grandi realtà del Chianti Classico (e oggi anche in terra di Prosecco), sotto l’egida del gruppo Constellations Brand (e che ha inserito in elenco anche due dei suoi brand più conosciuti, Riserva Ducale, summa del Chianti Classico della cantina, e Rosatello, oggetto di un recente progetto di rilancio). E, ancora, scorrendo l’elenco, si trova un altra griffe del Barolo, come Massolino, altri nomi storici della spumantistica italiana come Tosti e Bosca (anche con il marchio Riserva del Nonno), passando ancora per Fiorano Boncompagni Lodovisi, storica tenuta laziale, o per Donna Marzia, brand enoico tra i più celebri della Conti Zecca, in Puglia.
Ma tantissimi sono i brand dell’alimentare: dal tonno Angelo Parodi (oggi di Icat Food) a Polli, dall’Olio Carli all’Amaro Lucano, dal pomodoro Cirio ai succhi di frutta Yoga, dal cioccolato Zaìni alle Galatine e Saila di Speralri, dalla birra Forst ai salumi Rigamonti e Vismara, dall’Olio Sasso di Carapelli a Burro delle Alpi di Brazzale, dal panettone Galup a Jolly Caffè, ai biscotti Krumiri, dal dado Star ai formaggi Mauri, ai liquori di Luxardo, per dirne alcuni tra i tanti possibili (insieme a brand storici di altri settori come Tex, Chicco, Despar, Benetton, Pigna, Modiano).
Storie diverse, di longevità e successo, brand che fanno parte del presente e della storia del made in Italy, e che raccontano ancora una volta come questo, soprattutto quando si parla di vino e di cibo, abbia uno dei suoi punti di forza nella capacità di esprimere qualità ed eccellenza tanto in prodotti legati alla grande agricoltura di territorio, rappresentata perfettamente dal vino, tanto in quelli che esprimono una capacità di trasformazione della materia prima e di un saper fare che ha reso e rende l’Italia a tavola popolarissima e amata nel mondo.
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