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PARMA

Da Cibus Forum i leader dell’agroalimentare chiedono il sostegno del Governo

Da Parma l’industria alimentare, Gdo e agricoltura: aiuti a fondo perduto per rilanciare la ristorazione. Le proposte Confagricoltura e Coldiretti
CIBUS FORUM, Coldiretti, Confagricoltura, FEDERALMENTARE, FILIERA AGROALIMENTARE, Non Solo Vino
Cibus Forum: la filiera dell’agroalimentare

I leader dell’industria alimentare, della grande distribuzione e dell’agricoltura si incontrano a Cibus Forum, confronto a più voci di scena a Parma, per cercare l’intesa tra le componenti della filiera agroalimentare e affrontare la ripartenza economica post Covid, attraverso un dialogo con il Governo, rappresentato ieri da Luigi Di Maio, Ministro degli Affari Esteri, il cui ruolo sarà fondamentale per far ripartire il commercio internazionale dell’agroalimentare italiano, industria che, come ricorda Ivano Vacondio, presidente Federalimentare, “può ancora fare da traino economico e tornare ai livelli pre crisi velocemente”. Il presidente Confagricoltura Massimiliano Giansanti chiede invece un “forum” permanente di confronto di tutta la filiera - dalle aziende agricole, alla trasformazione, alla logistica ed al commercio - per il rilancio dell’agroalimentare italiano, che passa per ricerca e innovazione, da finanziare a livello europeo, con i fondi Pac e con i progetti “Farm to Fork” e “Biodiversity”, e la Coldiretti ha fatto la conta dei danni, in termini di crollo dei consumi, legati all'emergenza Coronavirus: -24 miliardi di euro.
Tornando alla filiera agroalimentare, Ivano Vacondio, presidente Federalimentare, ricorda come “dopo essersi rivelata fondamentale nel periodo strettamente legato all’emergenza, può ancora fare da traino economico e tornare ai livelli pre crisi velocemente. Questa sua forza, però, non deve essere scambiata per uno stato di benessere. Il 2020 è l’anno nero anche per il food & beverage, che per riprendersi in fretta ha assoluto bisogno del sostegno da parte del Governo. Mi riferisco in particolare ai finanziamenti a fondo perduto per il settore horeca (che devono essere ben più sostanziosi di quelli stanziati nel dl agosto), essenziali per far rialzare il settore della ristorazione. Se ci sarà questo supporto, sono convinto che entro la fine del prossimo anno l’industria alimentare tornerà ad essere il volano dell’economia italiana”.
E che sia stato un anno nero, per quanto alla fine manchino ancora 4 mesi, lo raccontano bene i numeri delle esportazioni enoiche, elaborati da Coldiretti su dati Istat, presentati a Cibus Forum, che mostrano un calo del 4% nei primi 5 mesi 2020, con una storica inversione di tendenza che non ha precedenti negli ultimi 30 anni, a causa ovviamente delle difficoltà registrate dalla ristorazione in tutto il mondo per l’emergenza Coronavirus. Un dato preoccupante, dopo il record storico di 6,4 miliardi di euro fatto segnare lo scorso anno, con la vendemmia 2020 che, ricorda la Coldiretti, è la prima segnata dagli effetti della pandemia mondiale, delle tensioni commerciali internazionali con la minaccia dei dazi e della Brexit con l’uscita dall’Unione Europea della Gran Bretagna che è stata per lungo tempo il principale cliente del prosecco, il vino italiano più esportato nel mondo.
In Cina, dove il virus ha colpito per primo, il consumo di bottiglie tricolori, fra gennaio e maggio 2020, è crollato in valore del 44%, nel Regno Unito, continua la Coldiretti, le vendite sono scese di quasi il 12% anche a causa delle incertezze e delle tensioni legate alla Brexit, la Francia ha ceduto il 14% mentre l’export in Germania e Stati Uniti, due dei principali mercati per l’Italia, è in leggero calo (- 1%). Sul commercio nazionale con gli Usa, precisa la Coldiretti, è stato sventato per adesso il rischio dei dazi del presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Gli Stati Uniti, continua la Coldiretti, sono il principale consumatore mondiale di vino e l’Italia è il loro primo fornitore con gli americani che apprezzano tra l’altro il Prosecco, il Pinot grigio, il Lambrusco e il Chianti. Ad infondere ottimismo è una vendemmia di buona/ottima qualità, anche se l’andamento della raccolta dipenderà molto dalle prossime settimane.
Parla a tutta la filiera il presidente Confagricoltura, Giansanti: “la pandemia avrà conseguenze di ordine strutturale sui consumi e, di conseguenza, sulle modalità di produzione dei nostri prodotti. Abbiamo davanti a noi grandi sfide, ma anche grandi opportunità. Oggi produciamo il 75% del nostro fabbisogno; dobbiamo arrivare al 100%. Produrre di più in modo più competitivo deve essere il nostro obiettivo, l’obiettivo di tutta la filiera. Ci sono ampi spazi di crescita sul mercato globale. C’è grande voglia di made in Italy, come dimostra la domanda di prodotto fake”.
In questo percorso, a parere di Confagricoltura, un ruolo determinante avranno ricerca e innovazione. “Dobbiamo rafforzare il concetto di cibo strettamente legato all’agricoltura e opporci a quello fatto in laboratorio - ha continuato Giansanti -. Ciò non significa non utilizzare tutte le opportunità che le nuove tecnologie, anche genetiche, offrono. Dobbiamo produrre bene, ma dobbiamo anche farlo al minor costo possibile”. Di fronte a questo scenario Giansanti si chiede se vadano nella giusta direzione le discussioni in corso sulla riforma della Pac e sulle comunicazioni della Commissione “Farm to Fork” e “Biodiversity”.
“In termini generali - ha rimarcato Giansanti- le proposte in discussione tendono a sottovalutare l’importanza della produttività aziendale e della competitività delle imprese. Basti pensare alla limitazione dei pagamenti diretti per le imprese maggiori e alla cosiddetta “convergenza esterna” che ignora la diversità dei costi di produzione negli Stati membri. O alle rigide riduzioni quantitative nell’uso delle sostanze chimiche imposte all’agricoltura entro il 2030, senza aver valutato l’impatto in termini di possibili perdite di produzione. In sostanza, non si è posta sufficiente attenzione alla necessità di coniugare la sostenibilità ambientale con quella economica, sottovalutando il ruolo che possono svolgere ricerca e innovazione”. La richiesta di Confagricoltura è che nei progetti che saranno finanziati con le risorse del “Next Generation Ue” ci sia adeguato spazio per la diffusione in agricoltura delle più moderne tecnologie, per meglio tutelare le risorse naturali senza perdite di produzione.
Il Ministro Di Maio, nel suo intervento, ha confermato l’impegno del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, con tutta la sua rete estera, a sostegno del comparto agroalimentare. “Vogliamo trasformare ogni Ambasciata nel mondo in una casa delle imprese, perché l’Italia e le nostre aziende devono crescere ed esportare le nostre eccellenze ovunque. Molti sono gli interventi che abbiamo previsto, a cominciare dal rilancio del settore fieristico che può ora contare su una piattaforma digitale - Fiera 365 - a disposizione degli operatori. Abbiamo inoltre creato un programma straordinario di incoming fisico e virtuale attraverso il quale accoglieremo nel nostro Paese buyers, influencers, giornalisti e altri attori determinanti per il rilancio del brand Italia nel mondo, a cominciare dalla filiera agroalimentare che ne rappresenta una delle eccellenze più conosciute ed apprezzate”.
Ancora da Coldiretti arriva l’analisi sui dati Ismea relativa al crollo dei consumi alimentari degli italiani nel 2020 che, a causa dell’emergenza Covid, perdono 24 miliardi di euro, con la crisi del canale della ristorazione che non viene compensata dal leggero aumento della spesa domestica. La spesa alimentare degli italiani, evidenzia Coldiretti, si è ridotta del 10% rispetto allo scorso anno, tornando indietro di dieci anni su valori del 2010. A pesare è stata la chiusura durante il lockdown della ristorazione per la quale rimane una situazione di sofferenza per le difficoltà economiche, lo smart working, la diffidenza dei consumatori e le difficoltà del turismo, soprattutto straniero.
Con la fine delle limitazioni agli spostamenti l’effetto “scorta” legato ai timori ingiustificati sugli approvvigionamenti per la spesa domestica si è invece progressivamente affievolita per tornare, spiega la Coldiretti, su valori leggermente superiori alla media in una situazione in cui sono in calo tutti i settori del commercio al dettaglio. Una situazione che, continua la Coldiretti, sta rivoluzionando anche gli equilibri all’interno delle filiere produttive che pesa sulla vendita di molti prodotti agroalimentari, dal vino alla birra, dalla carne al pesce, dalla frutta alla verdura ma anche su salumi e formaggi di alta qualità che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco.

“In questo contesto per la prima volta si interviene in modo integrato dal campo alla tavola a sostegno della filiera agroalimentare made in Italy”, spiega il presidente Coldiretti Ettore Prandini, sottolineando l’importanza del “bonus filiera Italia per 600 milioni di euro nel DL Agosto, che prevede per gli esercizi di ristorazione che abbiano subito una perdita di fatturato uno specifico finanziamento a fondo perduto per l'acquisto di prodotti di filiere agricole, alimentari e vitivinicole da materia prima italiana. In un momento difficile per l’economia ora - continua Prandini - dobbiamo portare sul mercato il valore aggiunto della trasparenza estendendo anche ai ristoranti l’obbligo di indicare in etichetta nei menù l’origine di tutti gli alimenti serviti a tavola, dal pesce alla carne, per combattere la concorrenza sleale del falso made in Italy. Per questo vanno combattuti in Europa sistemi di etichettatura nutrizionale come quello Nutriscore o a semaforo che sono fuorvianti, discriminatori ed incompleti e finiscono per escludere paradossalmente dalla dieta alimenti sani e naturali. L’emergenza globale provocata dal Coronavirus ha fatto emergere una consapevolezza diffusa sul valore strategico rappresentato dal cibo - continua il presidente Coldiretti - e l’Italia deve superare le fragilità presenti e difendere la sovranità alimentare contrastando la delocalizzazione produttiva e degli approvvigionamenti con il supporto a progetti integrati di filiera dal campo alla tavola”.
Il Belpaese, secondo Prandini “può ripartire con un deciso un impegno per l’innovazione con l’agricoltura 4.0 di precisione, investimenti in tecnologie in un’ottica di economia circolare, dal settore della chimica verde alla valorizzazione di allevamenti e foreste per la produzione di biometano e biogas, ma è anche importante il patto per l’export con la creazione di nuovi canali e una massiccia campagna di comunicazione per le produzioni 100% made in Italy. Serve poi recuperare i ritardi strutturali e sbloccare tutte le infrastrutture che migliorerebbero i collegamenti per via marittima e ferroviaria, con una rete di snodi composta da aeroporti, treni e cargo. In questo contesto - precisa Prandini - è importante l’opportunità offerta dal recovery fund che offre importanti risorse che devono servire anche per sostenere la competitività dell’agroalimentare. Ma è importante - conclude Prandini - superare il digital divide che spezza il Paese fra zone servite dalla banda larga e altre invece no, fra città e campagne, per far esplodere le enormi risorse che il territorio può offrire anche grazie alle opportunità offerte dall’accordo fra CDP e Tim per l’estensione della banda larga su tutto il territorio nazionale”.
In gioco, conclude la Coldiretti, c’è la prima filiera del Paese con l’agroalimentare che vale 538 miliardi, offre lavoro a 3,6 milioni di posti di lavoro e vale il 25% del Prodotto Interno Lordo (Pil), grazie all’attività di 740.000 aziende agricole, 70.000 industrie alimentari, oltre 330.000 realtà della ristorazione e 230.000 punti vendita al dettaglio.
Spazio, quindi, al report di Nielsen sull’andamento dei consumi nell’era del Covid, che mostrano come, dopo il boom nel lockdown, le vendite del Largo Consumo si sono stabilizzate, ma continuano a mantenersi positive. Le famiglie, ormai abituate a nuove categorie di spesa, comprano ancora surgelati, latte uht, farina, pasta, riso, prodotti igienici, etc. Il fattore prezzo sarà sempre più un fattore e continueranno a crescere le vendite nei discount e nei negozi specializzati. Avremo una polarizzazione dei prezzi, con una domanda crescente sia sul basso sia sull’alto prezzo, e decrescente nella fascia media. E l’e-commerce continuerà a crescere anche se una parte significativa del territorio non è coperta.
Una analisi condivisa da Antonio Cellie, ceo Fiere di Parma e specialist nel settore Food & Beverage. “Scenario difficile, ma con un sentiment positivo. Innanzitutto, registriamo la voglia di incontrarsi di persona da parte degli operatori e questo, per il settore delle Fiere ma non solo, è un indicatore incoraggiante; quindi intravediamo un mutamento strutturale nei consumi, a livello internazionale, che potrebbe, nel medio periodo, privilegiare l’offerta made in Italy caratterizzata da alta qualità, prodotti di base, standard produttivi unici al mondo non solo per sicurezza, ma anche flessibilità. Infine, la visione corale della filiera, dall’Agricoltura alla Distribuzione passando per l’Industria che conferma la sua centralità anche agli occhi delle Istituzioni”.
Sarà necessaria, come sottolinea Giorgio Santambrogio, past president di Associazione Distribuzione Moderna e ad del Gruppo VèGè, una collaborazione tra le componenti della filiera agroalimentare.“La grande distribuzione vuole collaborare con l’industria e l’agricoltura per affrontare le sfide del post Covid. Per esempio stiamo lavorando assieme per eliminare tutte le pratiche unfair come il caporalato nei campi e le aste a doppio ribasso. A proposito di queste ultime abbiamo sostenuto la nuova legge che è già passata alla Camera dei Deputati ed ora è in discussione al Senato della Repubblica. In confronto è aperto anche sul terreno dei prezzi e delle promozioni”.

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