Costruire una forte e unitaria strategia nazionale per conquistare i mercati emergenti facendo leva su formazione e promozione, per costruire un’immagine complessiva dell’Italia del vino e che da Hong Kong parta una “cabina di regia” che massimizzi i tanti interventi singoli sinora avviati in Cina. Ecco la proposta di “Italia del Vino-Consorzio”, consorzio privato che raggruppa, dal 2009, undici fra le più importanti aziende del comparto vitivinicolo italiano, presenti su tutti i mercati mondiali (Banfi, Ferrari Fratelli Lunelli, Sartori , Zonin, Gancia, Gruppo Italiano Vini, Marchesi di Barolo; Medici Ermete & Figli; Santa Margherit; Drei Donà e Terredora) che insieme fatturano oltre 900 milioni di euro, con una quota export di 400 milioni, pari a circa il 10% del dato nazionale), e del suo presidente Ettore Nicoletto, che alla vigilia dell’ International Wine & Spirits Fair, kermesse in terra d’oriente dedicata ai vini del Vecchio e del Nuovo mondo, di scena a Hong Kong dall’8 al 10 novembre, analizza gli scenari che si aprono nell’ex Impero Celeste.
“L’Italia deve ritrovare sul mercato cinese quella straordinaria forza e creatività che ha messo nel conquistare mercati che oggi consideriamo “domestici” - sottolinea Ettore Nicoletto - e dove è stata capace, anche nel recente passato, di mettere ottimamente a frutto le risorse disponibili. Lo stesso deve accadere in Cina: un mercato enorme, lontano, complesso che ci ha visti sin troppo “prudenti” nel passato. Sui mercati del futuro, quali la Cina, si gioca la partita strategica per i prossimi anni. Ma l’offerta complessiva italiana, nonostante i segnali che giungono dai consumatori, è troppo frammentata per poter ottenere risultati importanti. Se entriamo nello specifico del mercato cinese, dobbiamo considerare che è caratterizzato da un’aliquota fortissima di consumi domestici e dalla presenza più consolidata dei nostri altri competitor, Francia in primis. Per capirci: nel 2011 la Cina ha consumato 156 milioni di casse di vino, 130 sono di vino cinese. Dei 26 milioni restanti, 8 sono di vino francese e soltanto 1,4 milioni arrivano dall’Italia. Troppo poco, dobbiamo invertire questa situazione e migliorare le nostre performance complessive. Fra tre anni - continua Ettore Nicoletto - i consumi cinesi ammonteranno a 240 milioni di casse, con una crescita di oltre il 50%. Per questo dobbiamo muoverci tutti assieme, per cogliere questa grande opportunità che si sta aprendo. Altrimenti manterremo sempre una posizione marginale che non si addice al ruolo ed alla sostanza del vino italiano”.
Come si potrebbe concretizzare questa opportunità? “Il mondo del vino italiano deve trovare la capacità di avviare una cabina di regia per una strategia complessiva italiana in Cina, intercettando i segnali positivi che arrivano al mercato: dobbiamo costruire un’immagine complessiva dell’Italia del vino, sensibilizzare i consumatori e formare sommelier e mondo della ristorazione e degli operatori commerciali locali. Dobbiamo anche aiutare le Cantine italiane ad attrezzarsi per presentarsi correttamente sul mercato cinese. È uno sforzo immenso per un singolo imprenditore. Tutti assieme, invece, possiamo farcela”.
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