02-Planeta_manchette_175x100
Consorzio Collio 2025 (175x100)

DA SAINT VINCENT (VALLE D’AOSTA) LA VITICOLTURA DI MONTAGNA E IN FORTE PENDENZA VUOLE UN IMPORTANTE RICONOSCIMENTO DALL’EUROPA

“Il 2006 sarà caratterizzato da una profonda riflessione a tutti i livelli per la riforma dell’Organizzazione Comune di Mercato del Vino (Ocm), nella quale il sistema produttivo europeo dovrà delineare strategie a medio e lungo termine per vincere la competizione con le viticolture emergenti e far fronte al calo dei consumi interno. La necessità di un riconoscimento formale delle specificità delle viticolture di montagna e in forte pendenza è da sostenere con forza e il Centro di Ricerche, Studi, Salvaguardia, Coordinamento e Valorizzazione per la Viticoltura Montana (Cervim), con sede a Quart (Aosta), in collaborazione con la Regione Autonoma Valle d’Aosta e con il patrocinio dall’Organisation Internationale de la Vigne et du Vin (Oiv), sta già lavorando in questa direzione”. Così François Stevenin, presidente del Cervim, che, per due giorni (17/18 marzo), ha organizzato, in Valle d’Aosta, a Saint Vincent, il primo Congresso internazionale sulla viticoltura di montagna e in forte pendenza.
Nelle due giornate congressuali, docenti universitari, ricercatori, tecnici del settore vitivinicolo e operatori del settore, di 6 Paesi europei (Portogallo, Spagna, Francia, Svizzera, Germania e Italia), oltre che dal Brasile e dal Nord America, hanno presentato 51 importanti lavori di ricerca.
“Queste viticolture - ha ricordato ancora il presidente Stevenin, che ha richiesto a tutti i rappresentanti delle istituzioni un impegno formale a favore delle viticolture cosiddette “eroiche” - devono essere considerate come un settore economico da riconoscere e da valorizzare poiché promotrici di sviluppo interno del territorio che le accoglie E’ incontestabile che i paesaggi viticoli contribuiscano all’economia locale e nazionale. Questi valori, benché difficili da quantificare, meritano di essere portati sui tavoli europei che contano”.
La sessione “tecnologia di produzione viticola ed enologica” ha messo in evidenza, in particolare, un grande interesse per le varietà autoctone in grado di conferire originalità e tipicità ai vini di montagna (“la biodiversità ampelografica di queste aree viticole ha un valore inestimabile che deve essere preservato; il risanamento di queste varietà, spesso portatrici di virosi gravi, è indispensabile inoltre per garantire una produzione di qualità e commercialmente valida”), la necessità di un’attenta gestione dei vigneti e dell’adattamento dei sistemi di conduzione (“con l’obiettivo di proteggere i suoli dall’erosione, di accrescere le possibilità di meccanizzazione, di assicurare una produzione che permetta sul piano quantitativo e qualitativo di coprire i costi di produzione”) e, a livello enologico, l’importanza dello studio di indici di maturazione, per l’equilibrio zuccheri/acidi e per i composti fenolici, che permettano di caratterizzare le produzioni enologiche di montagna (“la selezione di ceppi di lieviti indigeni può contribuire a conferire originalità e tipicità ai differenti prodotti”).
Nella sessione “ambiente, territorio e paesaggio vitivinicolo” si è evidenziato come le condizioni ambientali, climatiche, geologiche e pedologiche, l’altitudine e la pendenza, abbiano influenzato profondamente tali forme di viticoltura, e come l’attività viticola abbia disegnato nel tempo paesaggi di rara bellezza, spesso tutelati dall’Unesco (Douro in Portogallo, Cinque Terre in Liguria). Le condizioni territoriali e paesaggistiche proprie delle aree montane contribuiscono a dare un senso del tutto particolare al concetto di “terroir”. Il genio agronomico, capace di adattare la coltivazione della vite a situazioni estreme, ha consentito ai viticoltori di produrre vini di grande originalità, giocando un ruolo essenziale nella gestione del territorio, soprattutto in relazione ai fattori di rischio naturali (dissesti idrogeologici, azioni erosive, incendi). Viticoltore come produttore del paesaggio, la cui qualità eccelsa costituisce una ricchezza per la collettività.
Nella sessione “aspetti socio-economici”, in contrapposizione con l’opinione diffusa, non si è rilevata una crisi profonda di tutte le viticolture europee. Dalle analisi svolte emerge la sorprendente resistenza e la relativa floridezza della viticoltura eroica di montagna, sia alpina che mediterranea, in molte zone europee. Nonostante la sua relativa incidenza sul vigneto europeo, l’importanza della viticoltura eroica affiora in modo esplicito se si considerano i valori socio-economici che rappresenta. Ciò che un tempo è nato per attenuare la rigidità della miseria rurale e la povertà dell’autoconsumo alimentare in alcune zone europee e mediterranee, finisce per diventare un modello simbolico-operativo per l’intero settore vitivinicolo e uno strumento indiretto di politica economica a favore dell’intera collettività delle aree difficili. Questi aree si prestano in particolare allo sviluppo turistico centrato sul paesaggio e ad operazioni di marketing mirato a sottolineare l’unicità delle diverse realtà produttive.

Copyright © 2000/2025


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2025

Altri articoli