Un'attrazione in più oggi per i turisti che hanno visitato gli Scavi di Pompei. Uomini in "tuta blu" hanno vendemmiato negli stessi vigneti al Foro Boario, nella Casa della Fontana a Mosaico e in quella della Nave Europa, dove nasceva il vino dell' antica Pompei 2000 anni fa: è stato di 50 quintali il raccolto di uve "Scisciano" e "Piedirosso" nei vitigni dell'area archeologica, tra la curiosità di centinaia di visitatori (ma, per la prima bottiglia, bisognerà aspettare la primavera). Il vino avrà il riconoscimento doc e igp come annuncia la Soprintendenza che presenterà ad inizio dell'anno nome ed etichetta del prodotto. A Pompei sullo stesso ettaro di terreno utilizzato nell' antichità, sono stati ripiantati infatti uguali tipi di vitigni e utilizzate le medesime tecniche che fecero della cittadina campana sepolta dalla lava un importante centro di produzione vinicola.
La produzione moderna, partita dal '99, è frutto di una convenzione tra la Soprintendenza archeologica e l'azienda vinicola Mastroberardino. La sperimentazione è curata dal laboratorio di ricerche associate della Soprintendenza diretto da Anna Maria Ciarallo.
"Siamo partiti dalle informazioni fornite dai testi classici, soprattutto Plinio e Columella, ma anche dalla vastissima iconografia pompeiana: grappoli d'uva e scene di vendemmia appaiono infatti nelle case più famose, da quella del Bracciale d'Oro a quella del Fauno fino al ciclo degli amorini vendemmiatori della casa dei Vetti - spiega la studiosa - e nella nostra ricerca abbiamo applicato le tecniche della ampelografia, la scienza che studia la forma dei grappoli e delle viti, per giungere ad una ricostruzione precisa delle specie capostipidi dell'area vesuviana, dal Cala Volpe al "Pere e palummo", ma anche della distanza tra le piante e dalla disposizione dei filari".
Nell'antica Pompei il vino era usato non solo come bevanda da pasto ma, in quanto base alcolica, soprattutto nella farmacopea; minore sarebbe stato il suo utilizzo nei riti religiosi dionisiaci. L'acqua del mare veniva utilizzata per sterilizzare le anfore mentre dai pini della zona veniva prodotta la pece vegetale usata per l'impermeabilizzazione dei contenitori.
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