I mercati non sono tutti uguali, ogni Paese esprime gusti e tendenze diverse, ma la forza dell’Italia enoica sta proprio in un’offerta capace di soddisfare quasi ogni esigenza, facendo della diversificazione, spesso fonte di una polverizzazione della promozione, un punto di forza. Se infatti negli Stati Uniti è esplosa la “Moscato-mania”, che ha portato il vino bianco dolce (di cui l’Italia è un grande produttore) al terzo gradino tra i bianchi preferiti dai consumatori statunitensi, in Giappone l’Asti si scopre come una delle bollicine preferite del Sol Levante che, con 1,8 milioni di bottiglie vendute nel 2011, insidia lo Champagne.
Secondo la rivista Usa più letta dai wine lovers d’oltreoceano, “Wine Spectator”, il Moscato è ormai più popolare di mostri sacri come Riesling e Sauvignon Bianco, tanto che i dati Nielsen parlano di una crescita delle vendite pari al 73%, sia in valore che in volume. E mentre il Malbec, negli Usa, ha conosciuto una crescita recente “muscolare”, il Moscato rappresenta un fenomeno del tutto diverso: “credo che assisteremo ad altri due, tre, quattro anni di questa crescita pazzesca”, dice Marc Taub, presidente di Palm Bay Imports, che negli stati Uniti distribuisce 5 Moscati italiani, incluso quello del colosso trentino Cavit.
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