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DAI “VIGNERONS D’EUROPE”, RIUNITI A MONTPELLIER DA SLOW FOOD, I 6 NO E I 2 SÌ SULLA RIFORMA OCM VINO DELL'UNIONE EUROPEA, PER DIFENDERE I VINI DI TERROIR DEL VECCHIO CONTINENTE. IL DOCUMENTO COMPLETO DELLA CONVENTION FRANCESE

Italia
Costantino Charrere

I “Vignerons d’Europe”, convocati da Slow Food con il sostegno della Regione Languedoc e Roussillon e dell’Area Metropolitana di Montpellier, propongono una risposta comune alle pressanti sfide imposte da un mercato sempre più globalizzato e una strategia sul ruolo della vitivinicoltura europea nel mercato globale, nell'imminente definizione del progetto di riforma della viticoltura della Commissione Europea, che avrà un impatto storico nel settore.
Il risultato in un documento scritto con spirito europeista e frutto di una condivisione di responsabilità da parte di autorevoli rappresentanti di vignerons, un gruppo franco-italo-sloveno-portoghese che è stato capace di trovare unità (d'intenti) nella diversità (delle esperienze di ciascuno).  Il documento sarà pubblicato per intero sul sito www.vigneronsdeurope.com e per trenta giorni sarà possibile, per tutti i vignerons d'Europa, inviare commenti, osservazioni, proposte.
Il documento nasce con due premesse essenziali. La prima è che i vini di terroir sono l’elemento distintivo della viticoltura europea, e in quanto tali sono da conservare e sostenere, rendendo più leggibili e comprensibili le loro differenze, senza spingerli al contrario verso l'omologazione. La seconda è che i consumatori di oggi vogliono poter scegliere e conoscere in tutta trasparenza l’origine dei prodotti e le loro caratteristiche.
Nel 2005 sono stati spesi 1,3 miliardi di euro di cui il 45% per la distillazione, il 37% per la ristrutturazione dei vigneti, il 13% per aiuti ai mosti. Attraverso l'analisi di queste spese, è necessario uno sforzo di riflessione per capire dove si è sbagliato, dove sono state piantate vigne destinate alla distillazione.

Ecco dunque i punti essenziali del documento:

I vignerons europei riuniti a Montpellier dicono NO alle proposte contro la viticoltura europea:
NO alla delocalizzazione delle vigne;
NO ai mosti importati da un paese all’altro anche fra paesi della comunità europea senza trasparenza sull’origine dei prodotti: “prodotto in …/ made in …” deve significare “da vigne di quel paese”;
NO alla sovvenzione di produzioni destinate alla distillazione;
NO a “arricchimenti” per aumentare a basso costo il grado alcolico di vini correnti con altissime rese per ettaro;
SI a espianti nelle zone non adatte alla viticoltura, di vigneti destinati alla distillazione e di vigneti che ricorrono sistematicamente all’arricchimento con aiuti europei;
NO a espianti nelle zone vocate di montagna e collina, e nelle zone storiche di grande tradizione viticola;
NO a etichette equivoche che non dicono cosa c’è nella bottiglia;
SI a etichette più dettagliate per provenienza e pratiche enologiche;
SI a una regolamentazione europea che autorizzi e organizzi l’espressione collettiva di terroir nel quadro delle denominazioni di origine per una gestione collettiva di un bene pubblico attraverso la delimitazione dei terroir, la definizione di un’etica a servizio dei terroir, la definizione di strumenti conformi a questa etica.
I vignerons d'Europa affermano anche che l’equilibrio di mercato è un mezzo, il fine e’ ottenere che il vigneron resti sul territorio per fare il vino, per conservare il territorio, per difendere il paesaggio, per la gioia del cosumatore.
Il documento finale verrà inviato alla Commissaria Europea Agricoltura Marianne Fischer-Boel ed a tutti i membri del Parlamento europeo.

L'approfondimento - Il documento dei Vignerons sulla nuova riforma Ocm
Il compito assegnatoci dall’assemblea dei vignerons europei di redigere un consuntivo sulle questioni trattate durante i lavori non era dei più facili. Abbiamo rispettato nella composizione del gruppo che ha redatto il documento finale una rappresentatività franco/italo/portoghese/slovena - anche al femminile - e non abbiamo coinvolto altre rappresentanze solo per il poco tempo a disposizione.
Tutti noi abbiamo ben capito che, oltre ogni bandiera, il nostro terrori è l’Europa e, applicando questo spirito europeista, abbiamo raggiunto l’obiettivo preposto.
Permettetemi ancora quattro considerazioni.
Porto alla vostra attenzione i numerosi interventi di giovani vignerons attenti e preparati durante il dibattito di ieri; è un bel segnale di rinascita del sistema.
Il documento redatto è nato spontaneamente dal costituente gruppo, non è dunque stato “preconfezionato” da associazioni di categoria e/o interprofessionali, le quali sovente si riuniscono per avallare quello che è già stato deciso.
Il documento non si è sviluppato su posizione di mediazione, bensì su condivisioni da parte di tutti. Sono certo che tutti noi vorremmo che questi princìpi di coesione, sussidiarietà, unità nella diversità e condivisione, fossero praticati anche a Bruxelles.
Costantino Charrére, Les Crétes, Italia

La centralità del terroir e del vigneron nella nuova riforma Ocm.
Proposta di una strategia europea nel mercato globale
L’Europa è il paese delle differenze: culture, lingue, arti, architettura, cucine, vini.
- Il vino deve esprimere identità e riconoscibilità legate ai luoghi di origine.
- In un’ottica di costruzione europea deve svilupparsi una rete dei vignerons d’Europa.
- Rinsaldare il legame con i terroir.
- L’identità dell’Europa dei vignerons si fonda sul forte legame con il terroir nella sua diversità.
I vini di terror
- Sono l’elemento distintivo della viticoltura europea.
- Sono da conservare e sostenere.
- Si devono rendere più leggibili e comprensibili le loro differenze.
I consumatori di oggi
- Non si accontentano più solo dei prodotti di massa, ma esigono anche qualità differenti.
- Stanno affinando il proprio gusto.
- Vogliono poter scegliere.
- Vogliono conoscere in tutta trasparenza l’origine dei prodotti e le loro caratteristiche.
- Sono possibili “alleati” dei vignerons e degli agricoltori (coproduttori).
Non vogliamo più pagare gli errori del passato
- Nel 2005 sono stati spesi 1,3 miliardi di euro:
il 45 % per distillazione;
il 37 % per ristrutture vigneti;
il 13 % per aiuti ai mosti.
- Bisogna sapere come sono stai spesi.
- Dove si è sbagliato?
- Dove sono state fatte vigne destinate alla distillazione?
- Bisogna smettere di produrre per distruggere.
- E’ necessario un osservatorio europeo che studi il nostro passato e analizzi il presente.
Quindi diciamo no alle proposte contro la viticoltura europea
- No alla delocalizzazione delle vigne: no ai mosti importati da un paese all’altro, anche tra paesi della Comunità Europea, senza trasparenza sull’origine dei prodotti. Le diciture “prodotto in …”, “made in …” significano: “da vigne di quel paese”.
- No alla sovvenzione di produzioni destinate alla distillazione.
- No ad “arricchimenti” per aumentare a basso costo il grado alcolico di vini correnti con altissime rese per ettaro.
- Sì a espianti nelle zone non adatte alla viticoltura, di vigneti destinati alla distillazione e di vigneti che ricorrono sistematicamente all’arricchimento con aiuti europei.
- No a espianti nelle zone vocate di montagna e collina, e nelle zone storiche di grande tradizione viticola.
- No a etichette equivoche che non dicono cosa c’è nella bottiglia.
- Sì a etichette più dettagliate per provenienza e pratiche enologiche: il consumatore vuole sapere la composizione di ciò che mangia e beve.
- Sì a una regolamentazione europea che autorizzi e organizzi l’espressione collettiva di terroir nel quadro delle denominazioni di origine.
- Gestione collettiva di un bene pubblico:
delimitazione dei terroir;
definizione di un’etica a servizio dei terroir;
definizione di strumenti conformi a questa etica;
comunicazione leale e trasparente verso il consumatore.
Obiettivo strategico
- L’equilibrio di mercato è un mezzo.
- Il fine è ottenere che il vigneron resti sul territorio:
per fare il vino;
per conservare il territorio;
per difendere il paesaggio;
per la grande gioia del consumatore.

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