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DAL 1 GENNAIO 2007 ANCHE LA BULGARIA E’ ENTRATA A FAR PARTE DELL’UNIONE EUROPEA. INTERESSE NEL PAESE DELL’EST DI TANTI IMPRENDITORI ITALIANI (TRA CUI ANCHE LA MONTALCINO INV.EST., CHE DI RECENTE HA PERO’ VENDUTO)

Dal 1 gennaio 2007 è entrata a far parte della grande famiglia europea, oltre alla Romania, anche la Bulgaria (ed ha suscitato interesse da parte di molti appassionati dell’enologia e non). Questo piccolo paese di poco più di 7 milioni di abitanti, si estende su una superficie di 110.000 km quadrati, ed è stato il più grande produttore di vino e di grappe di tutto l’ex blocco Sovietico fino al crollo del Muro di Berlino. Negli ultimi anni si sono visti grandissimi sviluppi e investimenti nell’enologia bulgara, grazie ai fondi europei, ai programmi Sapard e grazie anche allo spirito imprenditoriale di Paesi come Italia, Francia e Inghilterra.
L’enologia bulgara è poco conosciuta in Italia (anche se, dal 2000, ci sono investimenti italiani, primo tra tutti quello della finanziaria Montalcino Inv.Est., gruppo di 25 imprenditori e professionisti, che ha creato “Yac 2000”, società controllata al 70%, con 300 ettari di vigneto nella regione di Jambol, sud-est della Bulgaria in questa nazione dall’ottima tradizione vitivinicola; la finanziaria che, stando ai rumors, da pochi mesi, avrebbe venduto ad imprenditori locali, ndr), ma è molto apprezzata in paesi come Inghilterra, Russia, Germania, Ucraina, Polonia. In questi Paesi i prodotti bulgari sono molto conosciuti ed apprezzati, discreti prodotti a prezzi bassissimi. Fino ad ora la Bulgaria non ha destato preoccupazione alle nuove realtà emergenti quali Cile, California, Australia e Sud Africa. Sbagliando.
Nella realtà della viticoltura bulgara (che, ai tempi del regime comunista, era il sesto produttore al mondo ed uno dei principali esportatori in Gran Bretagna, ndr), e soprattutto nella vivaistica, la Francia la fa da padrone: tra i vitigni più diffusi, il Merlot e il Cabernet Sauvignon, sta avendo grande successo il Sirah, ed è molto affermato lo Chardonnay. Una delle aziende che sta suscitando grande stupore nell’enologia bulgara, e non solo, è la Bessa Valley.
Gli azionisti maggioritari di Bessa Valley sono il conte Stephan von Neipperg e Karl-Heinz Hauptmann, i quali hanno deciso di investire nella regione del Pazardjik, 135 km a sud-est di Sofia; sono stati investiti fino a questo momento 6,5 milioni di Euro, di cui 2,485,000 provenienti dal programma Sapard; l’azienda ha acquistato 266 ettari di terreno, di cui sono stati impiantati 135 ettari (il 53% circa della superficie è coltivata a Merlot, 25% a Sirah, 12% Petit Verdot e il 10% Cabernet Sauvignon; il sesto di impianto è 2 metri tra le file e 1 metro sulle file, per una densità di 5.000 piante ad ettaro. Le viti vengono potate in previsione di una produzione non più di 50 quintali ad ettaro. Nel 2010 è prevista la produzione massima di 800.000 bottiglie all’anno, di cui l’80% saranno destinate al mercato estero. Bessa Valley ha suscitato interesse nel mercato prima con Enira e, successivamente, con Enira Riserva (65% Merlot, 10% Cabernet Sauvignon e 25% Sirah) invecchiato 16 mesi in barrique.
Bessa Valley ha vinto il Premio come “migliore cantina” del 2006, con Enira ha vinto il premio bulgaro “La botte d’Oro”, ed è entrato nella “Top 100” del Financial Times (Jancis Robinson, categoria Wines of the week - www.jancisrobinson.com). Bessa Valley rappresenta la punta d’iceberg dei vini di grande pregio e di grande qualità, non solo della Bulgaria, ma dell’Est Europa.
Altre aziende si stanno orientando su prodotti di alta qualità che, grazie al bassissimo costo della manodopera ed alla vicinanza di grandi mercati europei e non (vedi Inghilterra e Russia), possono permettersi di mantenere prezzi bassi, concorrenziali con i quali andranno ad insidiare anche i paesi più affermati ed emergenti del momento.

Contributo di Alberto Vacca
Agronomo in viticoltura e orticoltura
Università di Plovdiv

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