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DAL +10,7% IN VOLUME E +14,2% IN VALORE DI INIZIO 2013, AL +1,9 E +5,6% DI METÀ ANNO: CRESCE ANCORA, MA FRENA (E NON POCO) LA SUA CORSA, IL VINO ITALIANO IN USA, MERCATO N. 1 PER IL BELPAESE. A DIRLO I DATI DELL’ITALIAN WINE & FOOD INSTITUTE

Italia
Frena la crescita del vino italiano in Usa

I dati, ancora, sono in positivo, ma se continua così, il saldo, a fine anno, potrebbe non esserlo. Parliamo dell’export di vino italiano in Usa, mercato n. 1 al mondo per consumo complessivo. Nella prima metà del 2013, i nettari del Belpaese hanno visto una crescita dell’1,9% in volume (a 1,2 milioni di ettolitri) e del 5,6% in valore (a 632,2 milioni di dollari), sul 2012, secondo i dati dell’Italian Wine & Food Institute, guidato da Lucio Caputo. Un dato positivo, ancor più se si considera che le importazioni di vino negli States sono in calo, complessivamente, del 6% in quantità (4,7 milioni di ettolitri), e a +5,6% in valore (1,9 milioni di dollari). Ma la frenata della crescita del vino del Belpaese è netta, visto che si partiva da un +10,7% in quantità e +14,2% in valore, nei primi due mesi dell’anno, quando il calo complessivo delle importazioni in Usa, in quantità, era del 6,4%, e quindi sostanzialmente in linea con il dato di oggi. Facile immaginare che, se il trend non si inverte, il 2013 potrebbe segnare una riduzione per il vino Italiano (su un 2012, comunque, da record) nel suo mercato straniero più importante (insieme alla Germania) che, da solo, vale quasi un quarto dell’export complessivo del Belpaese. Ciò nonostante, l’Italia vede crescere la sua quota di mercato tra i vini stranieri, al 26,3% in quantità e al 32,1% in valore. E per alcuni dei principali competitor le cose vanno peggio. L’Australia, al n. 2 per quantità tra i Paesi importati, ha visto un crollo delle quantità del 32,0%, e un calo in valore del 5,7%. La Spagna registra un -22,7% in volumi, e un +9,7% in valore. A registrare il tasso di crescita più accentuato, nei primi 6 mesi del 2013 in Usa, è stata la Francia, al n. 2 per valore, con 413,7 milioni di euro (+10,5%) realizzati con 448.510 ettolitri (+3,1%), e in positivo anche il Cile, con un +5,3% in quantità e +5,2% in valore. A guardare il quadro d’insieme, però, viene da fare una considerazione: se è vero che l’import totale diminuisce, ma i consumi complessivi crescono, come sostengono diverse fonti, vuol dire che gli americani bevono sempre più vini “di patria”. Ed in effetti, al di là della California, che rappresenta ancora oggi il 90% della produzione di vino Usa, sono tanti i territori americani che si stanno ritagliando uno spazio sulla ribalta nazionale, dall’Oregon allo Stato di Washington. Realtà piccole, per ora, ma da tenere d’occhio, soprattutto per un Paese come l’Italia che, ormai, vive di export. E dove un piccolo calo in un mercato così importante come gli Usa, rischia di annullare, almeno nel breve, le conquiste, grandi in percentuale, ma piccole in numeri assoluti, che arrivano da nuovi mercati come Cina, Russia e così via.

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