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Dal “Fish Track” dell’Università di Siena che smaschera falso pesce pregiato al lettore di etichette “SmartVino” dell’Università di Firenze: sono solo alcuni di 30 progetti di ricerca d’eccellenza sostenuti da Regione Toscana con 3,7 milioni di euro

Dal “Fish Track” dell’Università di Siena che smaschera il falso pesce pregiato, al lettore delle etichette delle bottiglie “SmartVino” dell’Università di Firenze per avere accesso a più informazioni su di un vino dal proprio smartphone: sono solo alcuni dei 30 progetti di ricerca d’eccellenza in diversi settori, tra cui quello dell’agrifood, sostenuti dalla Regione Toscana e realizzati grazie alle risorse messe in campo (con bandi pubblici) del valore 3 milioni e 700.000 euro.
Tra gli eventi che si verificano più frequentemente nelle frodi alimentari c’è la falsificazione, e può succedere che nel caso di pesci importati nel nostro Paese già puliti e sfilettati o in quello di prodotti alimentari preparati, dove il processo di lavorazione stesso impedisce il riconoscimento della specie utilizzata in partenza, una specie più pregiata sia sostituita con una di minor valore. Tra i progetti di ricerca d’eccellenza made in Toscana, l’obiettivo di “Fish Track” è quello di utilizzare le più moderne metodiche di biologia molecolare per smascherare le principali frodi. Il Dna, in questo caso, può essere utilizzato come un’impronta digitale che permette di risalire con certezza assoluta alle materie prime utilizzate, certificando la presenza di una specie ittica piuttosto che di un’altra.
L’idea di base di “SmartVino è invece una tecnologia che permetta al consumatore, semplicemente fotografando il logo dell’azienda produttrice sull’etichetta della bottiglia di vino (smart-etichetta) con il proprio smartphone, di accedere ad una serie di informazioni di dettaglio relative al prodotto che sta acquistando e/o consumando, dai processi produttivi ai vitigni utilizzati, dalla localizzazione geo-spaziale delle vigne di produzione all’abbinamento con i cibi.
Ma tra i progetti di ricerca d’eccellenza c’è anche “Rasupea” dell’Università di Pisa, Scuola Superiore S. Anna, sulle mense universitarie: un’app interattiva per smartphone che permette un’autodiagnosi di disturbi oro-gastro enterici e quindi di ottenere dati sulle incidenze di tali disturbi. Gli studenti vengono interrogati tramite l’app sui possibili principali disturbi orofaringei e gastrointestinali; simultaneamente gli vengono suggeriti i piatti più appropriati presenti nel menù giornaliero della mensa sulla base del loro stato di salute, incluso l’indice di massa corpora, avviandoli ad una dieta personalizzata e orientandoli verso corretti comportamenti alimentari.
Ur.C.A, messo a punto dall’Università di Firenze, intende infine sviluppare un sistema di agricoltura urbana in aree non pianificate o dismesse delle nostre città, come strategia per la riqualificazione di spazi altrimenti marginali e la creazione di filiere corte all’interno delle città. L’integrazione della nuova funzione si avvale della progettazione di dispositivi innovativi di coltivazione come le celle di coltura. Un progetto pensato per rispondere sia al recupero di aree in disuso sia a due esigenze sociali contingenti: la necessità di occupazione, specialmente giovanile, e la richiesta di spazi di verde condiviso (nella fattispecie orti sociali).
Alcuni di questi progetti saranno presentati all’Expo 2015 a Milano, il 15 settembre, con gli interventi di Roberto Barale, professore di Genetica dell’Università di Pisa, Roberto Caldelli, ricercatore dell’Università di Firenze, Francesco Frati, professore di Zoologia dell’Università di Siena, e Marco Sala, professore di Tecnologia dell’Architettura dell’Università di Firenze.

Info:
www.expotuscany.it

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