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DAL PRATO “PRÊT-À-PORTER” AGLI “AGRIVESTITI” SONO LE IDEE INGEGNOSE PER BATTERE LA CRISI DEI GIOVANI AGRICOLTORI ITALIANI. E FRA “BAMBOCCIONI” PER NECESSITÀ E SFIDUCIA LA COLDIRETTI RACCONTA GLI “JUNIOR” ITALIANI ALLE PRESE CON IL MONDO DEL LAVORO

Non Solo Vino
Agrivestiti tra le idee per battere la crisi del lavoro

Dal prato “prêt-à-porter” agli “agrimobili”, dagli “agrivestiti” fino all’agripasticceria, se l’ingegno batte la crisi i giovani agricoltori d’Italia diventano un esempio virtuoso e creativo per che punta sull’innovazione dell’agro-business per “farla in barba” la difficile congiuntura economica che in questo momento sta colpendo i giovani in un Paese dove 1 quarantenne su 4 si mantiene grazie alla “paghetta” dei genitori che aiutano finanziariamente i giovani italiani fino ad età avanzata, dove la maggioranza dei giovani (51%) sotto i 40 anni è pronta ad espatriare, dove per la prima volta dal dopoguerra la nuova generazione sarà più povera di quella che l’ha preceduta e dove si sente l’esigenza (73%) di chiedere che venga inserito l’obbligo di una quota giovani per le assunzioni in aziende pubbliche e private. È questo lo scenario “dipinto” dall’analisi Coldiretti/Swg su “I giovani e la crisi”, presentata oggi al’Assemblea di Giovani Impresa Coldiretti, che racconta gli “junior” italiani pronti all’entrata nel mondo del lavoro con ben 4 giovani italiani su 10 non hanno mai preso in mano un trapano (40%) o una zappa (36%), ma che preferirebbero gestire un agriturismo piuttosto che lavorare in una multinazionale o fare l’impiegato in banca, o che (73%) è disponibile a partecipare alla vendemmia e alla raccolta della frutta. Ecco allora i temi chiave dell’analisi che vede i giovani agricoltori più speranzosi e legati alla propria terra di chi non lavora nei campi.

- I nuovi agro-business fra creatività e innovazione per battere la crisi

Dal prato “prêt-à-porter” tipo tovaglia da srotolare e adagiare in qualsiasi luogo agli “agrimobili” interamente rivestiti di fibra di fico d’India, dagli “agrivestiti” realizzati solo con tessuti naturali e colori ricavati dall’orto all’“agripasticceria” del primo “cake” designer contadino, da chi in Basilicata ha sperimentato con successo la prima coltivazione di funghi su fondi di caffè semplicemente riutilizzando lo scarto più diffuso nelle case degli italiani, a chi sfrutta i cambiamenti climatici per coltivare frutti tropicali esportati in tutta Europa. I giovani imprenditori agricoli puntano su innovazione, ecologia e originalità per battere la crisi e competere su mercati sempre più esigenti. Ecco le novità dell’agro-business di scena “Open space della creatività contadina” all’Assemblea dei giovani della Coldiretti, con le esperienze curiose e innovative realizzate da giovani agricoltori che hanno trasformato con il loro entusiasmo e anche con un pizzico di coraggio le loro passioni e i loro sogni in vere e proprie attività imprenditoriali. Tutte esperienze che dimostrano, sottolinea la Coldiretti, che il settore agricolo si è rinnovato con l’ingegno dei giovani di imprenditori che non si arrendono di fronte alle difficoltà della crisi, ma lottano e sperimentano con successo nuove idee per guardare con ottimismo al futuro.

- Più di 1 quarantenne su 4 vive con la “paghetta” dei genitori

Più di un quarantenne su quattro si mantiene grazie alla “paghetta” dei genitori che aiutano finanziariamente i giovani italiani fino ad età avanzata, dice l’analisi Coldiretti, e il 28% dei giovani tra i 35 ed i 40 anni sopravvive con i soldi di mamma e papà cosi come anche il 43% di quelli tra 25 e 34 anni e l’89% dei giovani con età tra 18 e 24 anni.

L’aiuto economico dei genitori, spiega Coldiretti, continua anche per più di 1 giovane occupato su 4 (27%) che non è comunque in grado di rinunciare al supporto finanziario dai familiari. “La famiglia - sottolinea Sergio Marini, presidente di Coldiretti - è diventata una rete di protezione sociale determinante che opera come fornitore di servizi e tutele per i membri che ne hanno bisogno. La struttura della famiglia italiana in generale, e di quella agricola in particolare, considerata in passato superata, si è invece dimostrata, nei fatti, fondamentale per non far sprofondare nelle difficoltà della crisi moltissimi cittadini”. Lo conferma il fatto che il 51% dei giovani vive con i propri genitori e, di questo, solo il 13% per scelta, mentre il 38% perché non può permettersi un alloggio proprio. In particolare abita con mamma e papà addirittura il 26% dei giovani tra 35 e 40 anni, il 48% di quelli di quelli tra 25 e 34 anni e l’89% dei giovani con età tra i 18 e i 24 anni. La situazione è profondamente diversa per i giovani agricoltori che nel 32% dei casi vivono con i genitori perché non possono permettersi un alloggio alternativo, ma nel 31% dei casi lo fanno per scelta. Un atteggiamento, conclude Coldiretti, che conferma i forti legami famigliari che caratterizzano l’impresa agricola dove è particolarmente solido il rapporto intergenerazionale.

- Il 51% dei giovani è pronto a cercare fortuna all’estero

Nel Paese più bello del mondo, considerato la patria dei “mammoni”, in realtà la maggioranza dei giovani (51%) sotto i 40 anni è pronta ad espatriare per motivi di lavoro mentre il 64% è disponibile a cambiare città. C’è una grande flessibilità per migliorare le proprie condizioni di vita, spiega Coldiretti, ma anche il fatto che le accresciute difficoltà hanno rotto quel legame che ha unito per intere generazioni l’Italia ai suoi abitanti. La disponibilità a lasciare l’Italia riguarda sia gli studenti (59%) che i disoccupati (53%), ma anche coloro che hanno già un lavoro (47%). Questo perché, continua la Coldiretti, il 73% dei giovani ritiene che l’Italia non possa offrire un futuro contro il 20% che ha invece una visione positiva perché pensa in maggioranza che gli italiani hanno competenze e creatività per uscire dalla crisi e che il made in Italy è simbolo di qualità in tutto il mondo. I risultati si invertono tra i giovani agricoltori che per la maggioranza relativa (45%) pensa invece che l’Italia possa offrire un futuro. “In un Paese vecchio come l’Italia la prospettiva di abbandono del Paese - spiega Marini - evocata dalla maggioranza dei giovani italiani è una vera priorità alla quale le istituzioni devono dare una risposta. L’analisi dimostra che, se inseriti in un contesto che offre spazio alla realizzazione personale, i giovani dimostrano di credere di più all’Italia”.

- Il 61% dei giovani sarà più povero dei genitori

Per la prima volta dal dopoguerra la nuova generazione sarà più povera di quella che l’ha preceduta con il 61% dei giovani italiani che pensa che in futuro la sua situazione economica sarà peggiore di quella dei propri genitori, il 17% uguale e solo il 14% migliore, mentre il 9% non risponde. Le prospettive, spiega Coldiretti, non sono dissimili tra giovani occupati (61%) disoccupati (65%) o studenti (54%). Nonostante questo, sottolinea la Coldiretti, solo il 36% non farebbe mai il lavoro dei propri genitori, il 30% lo farebbe senza entusiasmo mentre solo per il 28% sarebbe interessante. La preoccupazione sul futuro economico traspare anche dall’elevato grado di insoddisfazione che caratterizza i giovani occupati che per il 36% dei casi non sono contenti del proprio lavoro, che risulta poco appagante dal punto di vista economico per 3 insoddisfatti su 4 e privo di prospettive di crescita professionale per 1 su 3. Il risultato è che, precisa la Coldiretti, ben il 77% dei giovani occupati pensa di cambiare lavoro. La situazione è profondamente diversa tra i giovani agricoltori che nell’85% dei casi sono soddisfatti del proprio lavoro e solo nel 34% dei casi hanno pensato di cambiarlo. “La voglia di fare meglio è stato il motore che ha fatto crescere il Paese da generazione a generazione - spiega Marini - la mancanza di speranza dei giovani nel futuro è la preoccupazione più forte che ci viene dalla crisi in un Paese dove sono pesanti le responsabilità della classe dirigente nell’impedire il necessario rinnovamento generazionale, come dimostra la limitata presenza di giovani nei centri di poteri, rispetto gli altri Paesi sviluppati”.

- “Quote verdi” a gran voce

Il 73% dei giovani chiede che venga inserito l’obbligo di una quota giovani per le assunzioni in aziende pubbliche e private. Una richiesta sostenuta più dalle donne (78%) che dai maschi (68%). Per favorire la “staffetta generazionale” ben l’86% dei giovani chiede, sottolinea Coldiretti, la fissazione di un limite di età per lo svolgimento di incarichi parlamentari, in amministrazioni pubbliche e in aziende pubbliche. Per il 50% dei giovani italiani tale limite dovrebbe essere fissato a non più di 60 anni, ma uno zoccolo duro del 26% chiede addirittura che l’età del “pensionamento” sia fissata a 55 anni per liberare posti di lavoro. Un atteggiamento che tuttavia, precisa la Coldiretti, non si traduce in una mancanza di fiducia nei confronti degli italiani di età avanzata, tanto che il 37% dei giovani comprerebbe un’automobile da una persona di mezza età e il 20% da una persona anziana. “Il futuro - spiega il delegato nazionale dei giovani Coldiretti Vittorio Sangiorgio - dunque si prepara oggi soprattutto dando più peso e più spazio qualitativo alla nuova generazione, investendo sull’esuberanza dei giovani e sulla loro “naturale” apertura verso il nuovo e l’innovazione. A partire dall’abolizione degli anacronistici vincoli anagrafici per votare i propri rappresentanti e per essere eletti nel Parlamento, mettendo limiti stringenti per il numero di mandati in tutte le assemblee elettive, scrivendo norme che fissino l’età massima per ricoprire cariche pubbliche”.

- Il 36 % dei giovani non ha mai preso una zappa in mano, ma il 38% sogna di gestire un agriturismo e il 73% è pronto alla raccolta della frutta

Ben 4 giovani italiani su 10 non hanno mai preso in mano un trapano (40%) o una zappa (36%). La mancanza di manualità va in parte ricondotta al fatto che, spiega Coldiretti, anche tra i giovani occupati ben il 47% svolge un’attività impiegatizia da dipendente mentre solo il 6% fa l’operaio e una percentuale analoga (6%) professioni come cuoco, cameriere o parrucchiere. Ma, nonostante questo il 38% preferirebbe gestire un agriturismo piuttosto che lavorare in una multinazionale (28%) o fare l’impiegato in banca (26%) e ben il 73% è pronto alla raccolta delle frutta.

“Nel tempo della crisi il recupero della manualità è diventato un fattore importante nella ricerca del lavoro con il ritorno e la nascita di grandi opportunità come dimostra il settore agricolo ma non solo - spiega Marini - e l’auspicio è quello di un maggiore impegno della scuola ma anche proponendo di rimuovere gli ostacoli che impediscono la possibilità di svolgere stage nelle campagne”.

“Il contatto con la natura e i suoi prodotti è diventato premiante rispetto all’impegno negli strumenti finanziari di un istituto di credito o nei prodotti fortemente pubblicizzati di una grande multinazionale - continua Marini - e venute meno le garanzie del posto fisso che caratterizzavano queste occupazioni, sono emerse tutte le criticità di lavori che in molti considerano ripetitivi e poco gratificanti rispetto al lavoro in campagna”. La conferma viene dal fatto che al 42% dei giovani piacerebbe fare l’agricoltore se avesse il terreno contro il 39% che non sarebbe invece interessato. Una tendenza confermata dal fatto che, con un aumento record del 29% delle iscrizioni negli istituti professionali agricoli e del 13% negli istituti tecnici di agraria, agroalimentare ed agroindustria, la campagna torna prepotentemente a crescere nell’interesse delle giovani generazioni, secondo l’analisi della Coldiretti sui dati relativi alle iscrizioni al primo anno delle scuole secondarie di II grado statali e paritarie per l’anno scolastico 2012/2013 divulgati dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca dal quale si evidenzia il successo dell’agroalimentare nelle scelte formative.

Nell’estate 2013 saranno almeno 200.000 i giovani impegnati nelle campagne di raccolta di frutta, verdura e nella vendemmia. Per gli studenti, continua la Coldiretti, lavorare nei campi significa, oltre che prendere contatto con il mondo del lavoro, anche fare un’esperienza diretta a contatto con la natura, i suoi prodotti e una cultura che ha fatto dell’Italia un Paese da primato a livello internazionale nell’offerta di alimenti e vini di qualità. Un’occasione per conoscere la genuinità e le caratteristiche dei veri prodotti del made in Italy per impararli a distinguere da quelli importatati spacciati come nazionali anche sugli scaffali dei mercati al momento di fare la spesa.

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