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DALLA POLITICA AL VINO ... GIOVANNI NEGRI, EX SEGRETARIO RADICALE, RACCONTA: "SONO ANTIPROIBIZIONISTA E VIGNAIOLO". PRESTO UN SUO PROGETTO DI SVILUPPO ENOTURISTICO IN QUEL DI MONTALCINO IN PARTNERSHIP CON L'ENOLOGO ROBERTO CIPRESSO

"Sono antiproibizionista, libertario, liberista e dunque ... non sono contro i trucioli usati per invecchiare il vino, ma bisogna indicarlo chiaro in etichetta". Giovanni Negri, l'ex segretario del partito radicale oggi dedito alla produzione del Barolo, con la sua azienda Serradenari, in provincia di Cuneo, non ha dubbi sulla querelle che sta dividendo gli appassionati del vino made in Italy. Bene vietarlo per i vini Doc e Docg come previsto dal decreto firmato dal Ministro delle Politiche Agricole Paolo De Castro, ma negli altri casi per Negri "ognuno deve essere libero di invecchiare il vino come preferisce, l'importante è che il metodo sia indicato chiaramente in etichetta. L'etichetta é la battaglia da fare".
Pacificato col suo passato politico ("adoro i giovani sottosegretari, adoro la nuova "vie en rose" dei Radicali anche se non so se il vero leader del partito sia proprio rosa, adoro la Bonino perché spero aiuti il vino italiano ad affermarsi sui mercati esteri") oggi Negri ha il pallino del vino "una passione politicamente trasversale" tanto che questa pomeriggio a Roma ha invitato per presentare il progetto "La stazione di Montalcino" politici di destra e di sinistra, da Gianni Alemanno a Oliviero Diliberto, da Laura Bianconi a Gennaro Migliore a Daniele Capezzone.
Il progetto comincia con un Treno (il Treno del Vino) che, da Roma e da Siena, porterà, passando per la Val d'Orcia fino alla storica stazione di Torrenieri (Montalcino) oggi ristrutturata, turisti appassionati della natura, del vino, dei prodotti tipici, ma anche della storia e dei luoghi attraversati dalla vecchia ferrovia, rimessa in funzione negli anni Novanta, grazie ad una convenzione fra Reti Ferrovie Italiane e gli enti locali.
I primi Treni del Vino partiranno il 5 maggio da Roma e da Siena e l'obiettivo è di raggiungere 30-50.000 presenze. Ma il progetto non si limiterà al viaggio e avrà il suo centro nella Stazione di Torrenieri (Montalcino), oggi riconcepita da Franco Mazzetto e ristrutturata dalla Cooperativa Archeologia (soci della Srl "Le stazioni di Montalcino", artefice del progetto di cui Negri e amministratore delegato e ha, tra gli altri soci, la finanziaria senese Fises e l'enologo Roberto Cipresso), qui sorgerà un "monumento al vino italiano" dove si potrà sperimentare e ricercare, col tempo la stazione diventerà "emporio di prelibatezze toscane e vetrina del Brunello".

La comunicazione - Il deputato Ds Franco Ceccuzzi: “Winestation, il primo luogo in Italia dove associare laboratorio, sperimentazione e ricerca, dove far incontrare e confrontare consumatori e produttori di vino”
… “In dieci chili di mele o di carne - spiegava Emile Peynaud, uno dei più grandi esperti di vini del mondo, scomparso alcuni anni fa non trovate nient’altro che mele o carne, in dieci litri di vino c’è l’universo”. Basta questa frase a sintetizzare il millenario legame fra uomo, natura e civiltà: una simbiosi che trova nel vino, nella sua maturazione, nei suoi profumi, nei suoi sapori un esempio straordinario ed unico di interdipendenza.
Partendo da questi concetti, da questi presupposti resta più facile comprendere la nuova sfida di un gruppo di amici, fra cui lo stesso Roberto Cipresso, Giovanni Negri, Franco Mazzetto e Fabio Leccisotti: il progetto Winestation.
Una struttura che sia in grado di legare ancora di più territorio, cultura e vino in un contesto fruibile a tutti. ”Un’ antica stazione del 1865 sarà una cantina e insieme un laboratorio, un museo vivente del futuro del vino ed una scuola di ricerca del passato della vite. Un piccolo monumento al vino italiano”: così lo racconta Cipresso.
La stazione è quella di Torrenieri, una frazione di Montalcino. Si tratta di un edificio storico, uno dei più antichi del nostro paese, costruito durante il Regno d’Italia nel 1865: punto di raccordo di un tratto ferroviario chiuso al pubblico oltre dieci anni fa per il numero limitato di viaggiatori che ne usufruivano. Un borgo che confina con le crete senesi, paesaggio lunare e suggestivo ricco di centri medievali, si affaccia sulla Val d’Orcia, un luogo incantato inserito dall’Unesco tra i patrimoni dell’umanità dove il paesaggio è la diretta testimonianza della sapiente interazione fra uomo e natura, per proiettarsi alle pendici del monte Amiata, una delle montagne di origine vulcanica più importanti e ricche di fascino del nostro paese.
E’ in questo contesto ambientale che prende vita Winestation, il primo luogo in Italia dove associare laboratorio, sperimentazione e ricerca, dove far incontrare e confrontare consumatori e produttori. Uno spazio aperto, libero ed anticonvenzionale dove il buon bere possa misurarsi senza gerarchie precostituite e lontano dai condizionamenti delle regole commerciali e promozionali. Un viaggio non solamente metaforico che dovrebbe concretizzarsi anche grazie all’utilizzo di vere e proprie locomotive d’epoca, arredate con ogni comfort, che da Roma o da Siena potranno permettere di raggiungere la Val d’Orcia.
Un’ idea ambiziosa che sembra seguire la filosofia di un altro progetto che in quei territori, in provincia di Siena, ha avuto in questi anni uno straordinario successo: mi riferisco al Treno Natura, la forma innovativa di gestione della rete ferroviaria locale dismessa e recuperata per mezzo di viaggi incantati dove il turista può scoprire o riscoprire, trasportato da locomotive d’epoca che transitano in vecchie stazioni, pievi, borghi e castelli difficilmente raggiungibili.
Le istituzioni locali stanno guardando con interesse al progetto Winestation, che vede nell’edificio di Torrenieri la prima struttura di questo tipo da recuperare in un territorio caratterizzato da altrettante stazioni che possono essere ristrutturate e messe a sistema.
Questo tipo di riqualificazione del patrimonio esistente oltre a non intaccare il delicato equilibrio fra urbanizzazione e sostenibilità ambientale, può infatti rappresentare un’opportunità unica di sviluppo locale sia in termini di promozione turistica e valorizzazione dei prodotti tipici sia per quanto riguarda le ricadute occupazionali del territorio.
Ho avuto modo al riguardo di visionare il dettagliato progetto ed i contenuti del programma presentato nei mesi scorsi. Sono fermamente convinto che questo tipo di iniziative vadano adeguatamente supportate ed incoraggiate per permettere una integrazione fra tutte le offerte e le risorse di un territorio. Per superare, almeno in questo settore, quel modus operandi che troppo spesso caratterizza il difficile rapporto fra soggetti interessati: quella difficoltà di stringere accordi e definire sinergie comuni seguendo quella strategia da sempre perseguita al contrario dai produttori vitivinicoli francesi.
In Toscana, a Montalcino, definita non a caso la montagna incantata, “ogni castello, quindi l’azienda, guarda il dirimpettaio e fa l’opposto di ciò che fa il castellano di Bordeaux: non solo non abbassa ma alza con furia il ponte levatoio. La filosofia del Palio del resto non è casuale: felicità è la sconfitta del mio nemico, prima ancora che la mia vittoria”.
Mettere a sistema è il primo passo per migliorare, per maturare, per perfezionarsi. Per valorizzare ogni singola competenza in un quadro ampio e complessivo: chiudersi in se stessi significa non comprendere ciò che abbiamo, non potersi misurare adeguatamente con le nuove sfide del mercato globale e scoprire il fianco alla concorrenza.
Proprio per questo il progetto Winestation può essere vincente. “Solo il vino deve invecchiare - prendo in prestito ancora una volta le parole dell’enologo Roberto Cipresso - perché è il suo modo di affinarsi. Noi dobbiamo crescere e rinnovarci”.

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