La storia dell’anfora è una storia che risale a migliaia di anni fa, legata a quella del vino, contenitore privilegiato per la sua conservazione e per il suo trasporto, e, in qualche modo, anche strumento di comunicazione, visto che ai tempi dell’Impero Romano le anfore avevano forme differenti a seconda del territorio di provenienza del vino, e quindi consentivano di identificarlo a prima vista. Una storia, quella dell’anfora, che nel tempo ha conosciuto, almeno in Italia, periodi di oblio e poi di rinascita. Parlare di vini d’anfora significa parlare di vini molto diversi tra loro, non solo per i vitigni, i suoli e le zone di produzione, ma proprio per il ruolo dell’anfora stessa. Vi sono produttori che utilizzano l’anfora durante la fermentazione, altri solo per l’affinamento, c’è chi produce vini affinati totalmente in anfora e altri che vi fanno fare un passaggio e, infine, le anfore stesse posso essere diverse, per forme, volumi, materiale (terracotta, gres) e porosità. Ci troviamo quindi davanti ad un mondo complesso, ma affascinante allo stesso tempo, che sarà protagonista di “Amphora Revolution”, il nuovo evento ideato dal Merano WineFestival in collaborazione con Vinitaly, in programma a Verona (Gallerie Mercatali di Veronafiere, 7-8 giugno).
Una “preview” è andata scena, nell’ultimo Vinitaly 2024, in una masterclass promossa e condotta da “The WineHunter” e patron del Merano WineFestival, Helmuth Köcher, con la partecipazione dei sommelier Simona Geri, degustatrice e membro della commissione WineHunter, e Paolo Lauria, responsabile del progetto Italesse Senses. Come sottolineato da Köcher, i pareri di oggi sugli effetti dell’anfora come contenitore, con i suoi diversi materiali, sul vino, sono diversi. C’è chi dice che l’utilizzo dell’anfora esalti le caratteristiche proprie dei vitigni e chi che lasci un’impronta organolettica nei vini, più o meno marcata a seconda del tipo e dell’uso che viene fatto del contenitore, un po’ come succede per l’utilizzo del legno.
È forse questa la caratteristica che espressa con forza dalla degustazione delle nove etichette selezionate per l’occasione: Arunda Phineas V VSQ 2016, Tröpfltalhof Sauvignon Anphora Garnellen Riserva, Feudo Antico InAnfora Pecorino Tullum Docg Biologico, Villa Matilde Avallone Falerno Del Massico Doc, Montalbera Lanfora Grignolino d’Asti Doc, Rosset Terroir Syrah 870 Valle d’Aosta Dop, San Polo Amphora Vignamasso Igt, Pietro Zanardi Decem Amarone della Valpolicella Riserva Anfora e Tenuta Casadei Vintage Cannonau di Sardegna Doc. Nella degustazione di questi vini si è effettivamente percepita un’impronta organolettica riconducibile all’anfora, anche se poi l’utilizzo della stessa e il vitigno hanno forzatamente portato ad insiemi di sensazioni differenti. A titolo di esempio, possiamo citare il Falerno di Villa Matilde Avallone che fa solo un affinamento parziale in anfora e che si rivela per la sua eleganza e freschezza, il Sauvignon biodinamico di Tröpftalhof che è una esperienza nell’esperienza, totalmente prodotto in anfora, che con il suo colore rivela anche una prolungata macerazione delle uve e, infine, il Cannonau della Tenuta Casadei, un vino forte e vivace, come Elena Casadei che ha saputo, nella masterclass, emozionare con il racconto della sua passione per questo tipo di produzione e dell’importanza della scelta dell’anfora. Premesse che pongono questa realtà in una nuova prospettiva e rendono interessante la partecipazione all’evento in programma a Verona.
“La mia personale convinzione è che questa preview di “Amphora Revolution” abbia il potenziale per diventare un punto di riferimento internazionale, creando un momento di confronto tra produttori di anfore, enologi, produttori e opinion leader di settore. Questo segnerà un nuovo percorso importante per la viticoltura italiana, sia a livello nazionale che internazionale. Siamo entusiasti di questa partnership che lancerà il primo evento dedicato interamente al mondo delle giare in terracotta” ha detto Helmuth Köcher. “A giugno presentiamo l’edizione numero zero di “Amphora Revolution”, frutto della innovativa partnership tra Vinitaly e Merano Wine Festival che guarda a un comparto di nicchia dell’enologia, ma ad alto potenziale di sviluppo anche nel nostro Paese. Già da quest’anno, pur essendo partiti con tempi molto stretti, puntiamo a diventare luogo di dibattito e confronto internazionale tra le istituzioni e i produttori su un metodo produttivo antico che sta vivendo una fase importante di rilancio con interessanti risposte da parte del mercato e del consumatore finale”, ha concluso Maurizio Danese, ad Veronafiere.
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