Di acquisizioni e fusioni, nel vivace panorama del vino italiano, se ne registrano molte, ma è raro che un’azienda del Belpaese decida, e riesca, ad investire all’estero, specie nei territori più prestigiosi. Oggi, a guadagnare la ribalta è un’operazione di profilo internazionale, in una denominazione storicamente piuttosto impermeabile ai capitali stranieri.
Scacciadiavoli, storica griffe di Montefalco, fondata nel 1884 e da settant’anni in mano alla famiglia Pambuffetti, ha acquisito la piccola griffe dello Champagne Marie Clugny (per una cifra non ancora svelata), al termine di un lungo percorso di ricerca e relazioni, durato oltre un anno, che ha portato Amilcare, Liù e Jacopo Pambuffetti, alla guida di Scacciadiavoli, fino a Cramant.
Qui, a 9 chilometri da Epernay, una zona tra le più vocate, tra i terreni calcarei ed il mitico gesso campaniano da cui nascono gli Chardonnay più eleganti, sono state prodotte le prime quattro etichette: Blanc de Blancs Brut Grand Cru, Blanc de Blancs zéro dosage Grand Cru, Blanc de Noirs Brut Premiere Cru e Tradition Brut.
Un progetto internazionale che, esplorando nuovi segmenti di mercato, accresce il know how dell’azienda, mirato ad una produzione numerata e limitata, che punta all’eccellenza, ma anche una nuova sfida guidata dal team enologico di Scacciadiavoli (Liù Pambuffetti e Stefano Chioccioli), già pioniera in Italia nella spumantizzazione di un vitigno autoctono a bacca rossa come il Sagrantino.
Focus - Scaccidiavoli, dal Principe di Piombino allo Champagne
Scacciadiavoli, azienda di Montefalco, in Umbria, vanta una storia secolare. Fu fondata nel 1884 dal Principe di Piombino, Ugo Boncompagni Ludovisi, e dal 1954 la famiglia Pambuffetti di Foligno successe nella proprietà e nella gestione, oggi affidata ai fratelli Amilcare, Carlo e Francesco Pambuffetti, dalla nuova generazione con Liù e Iacopo Pambuffetti (figli di Amilcare e Francesco) e dal consulente enologo Stefano Chioccioli. Scacciadiavoli si estende su una superficie di 130 ettari, di cui 40 dimorati a vigneto in aree a denominazione Montefalco (Montefalco Doc, Montefalco Sagrantino Docg e Spoleto Doc), principalmente coltivati a Sagrantino, Sangiovese, Grechetto e Trebbiano Spoletino, per una produzione media di 270.000 bottiglie l’anno. Dal 2000, la tenuta è stata interamente ristrutturata conservando gli elementi architettonici originali, profondamente rinnovata dal punto di vista tecnologico e ammodernata nelle attrezzature. Il ricorso alla viticoltura di precisione le consente di applicare una gestione sito-specifica nel vigneto, ed oggi produce una vasta gamma di vini, ma anche spumanti: dal 2005 l’azienda produce infatti lo Spumante Brut Metodo Classico Bianco e Rosé da uve Sagrantino, oltre che la grappa di Sagrantino.
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