
Meta per eccellenza dei soggiorni fuori porta già al tempo dei romani, e per i Papi, che divennero proprietari dell’intero territorio, tra lussuose residenze di campagna e monumenti di pregio come Castel Gandolfo, Ville Tuscolane e palazzi nobiliari progettati dai più grandi architetti ed arricchiti da opere dei migliori artisti dell’epoca, in borghi che si specchiano nelle acque dei laghi vulcanici, nei vigneti del “Giardino di Roma” intorno ai Colli Albani nascono denominazioni che hanno fatto la storia del vino italiano, come il Frascati. È così che sono chiamati i Castelli Romani, che eletti “Città del Italiana del Vino” 2025, nei giorni scorsi da Nemi, hanno dato il via ad un anno di eventi con il Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida.
“Nei Castelli Romani - ha ricordato il Ministro - specialmente negli ultimi due anni, ci sono state ricerca e innovazione per ottenere valore aggiunto dal vino, che sta crescendo esponenzialmente. Poi questa terra è bella perché c’è il fattore ambientale del vino: dove non ci sono i vigneti la terra e il paesaggio sono più deboli e meno belli. E sono sempre di più le persone che godono dell’esperienza dell’enoturismo. Mai nessun Governo ha messo così tante risorse per l’agricoltura come il nostro, parliamo di 11 miliardi di investimenti in due anni. Non abbiamo lesinato impegni nemmeno per produrre energia pulita. Solo quest’anno abbiamo finanziato 24.700 imprese agricole che produrre 1,7 gigawatt di energia pulita, senza sciupare terra, anche in previsione di un ritorno alla terra delle nuove generazioni. Perché questo ci sia dobbiamo tornare a dare reddito, il sistema si deve muovere assieme per fare assumere alla produzione agricola attrattività. L’Italia, secondo l’Istat, è diventata la prima agricoltura europea per valore aggiunto”. Ministro, che ha aggiunto, sul tema di massima attualità, quello dei dazi, che “le tariffe non sono state inventate in questi giorni: l’Europa e gli Stati Uniti hanno già dazi reciproci, ma oggi si ipotizzano cifre insostenibili. Non ci possiamo permettere una guerra commerciale con gli Stati Uniti, è il nostro mercato principale. Dobbiamo ragionare con la diplomazia, non con lo scontro. Possiamo ragionare su quali prodotti comprare dagli Stati Uniti invece che altrove. Il vino italiano è in salute, ha battuto ogni record storico di export. Siamo prudentemente ottimisti, intanto lavoriamo e se ci sono filiere in difficoltà vedremo come sostenerle”.
Il riconoscimento di “Città Italiana del Vino” 2025, “rappresenta una opportunità straordinaria per i Castelli Romani: il vino non è solo un prodotto, ma un simbolo della nostra cultura e identità. I Castelli Romani sono protagonisti di un progetto che celebra la storia, ma che guarda con fiducia al futuro”, ha detto Alberto Bertucci, sindaco di Nemi, tra gli 11 comuni dei Castelli Romani che sono “Città Italiana del Vino” 2025 in sinergia, per valorizzare il proprio patrimonio enologico e cultarale (da Nemi a Marino, da Ariccia a Colonna, da Frascati a Genzano di Roma, da Grottaferrata a Lanuvio, da Lariano a Monte Porzio Catone e Velletri). “I Castelli Romani - ha concluso il presidente delle Città del Vino Angelo Radica - custodiscono un patrimonio enologico di straordinario valore. Questo titolo rappresenta un’opportunità unica per rafforzare il legame tra il vino, la cultura e il turismo, contribuendo allo sviluppo del settore vitivinicolo”.
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