La compatibilità dello sviluppo economico con un basso impatto ambientale e la possibilità di trasformare la sostenibilità dei processi produttivi in valore aggiunto da spendere sul mercato, viste dalla parte del mondo del vino: è il tema più che mai all’ordine del giorno, al centro della tavola rotonda “Vino: sostenibilità e mercati”, promossa dal Foragri-Fondo Paritetico nazionale interprofessionale per la formazione continua in agricoltura, il 19 marzo a Palazzo della Valle, in Confagricoltura a Roma. Ad aprire i lavori, “La sostenibilità nelle eccellenze italiane”, una degustazione alla cieca, guidata da Antonio Galloni, fondatore di Vinous e autorità della critica enologica (con 8 etichette italiane selezionate come modelli di agricoltura sostenibile), seguita dall’introduzione di Stefano Bianchi, presidente di Foragri, e con gli interventi dei produttori Chiara Lungarotti, alla guida delle Cantine Lungarotti e consigliere Federvini, Marcello Lunelli, alla guida delle Cantine Ferrari Trento e consigliere Uiv-Unione Italiana Vini, Giovanni Manetti, proprietario di Fontodi, e Piero Antinori, alla guida di Marchesi Antinori, insieme a Giuseppe Liberatore, presidente Aicg-Associazione Italiana Consorzi Indicazioni Geografiche, e Valentino Mercati, presidente e fondatore di Aboca, moderati dal professor Davide Gaeta, docente di Economia dell’Impresa e Politica vitivinicola all’Università degli Studi di Verona. A chiudere i lavori sarà, infine, il Ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali Maurizio Martina.
“Il ruolo dello Stato - sottolinea il professor Gaeta - diventa sempre più centrale nella tutela della sostenibilità come bene pubblico, nonché nella spinta ad una maggiore attenzione, sia dal lato delle aziende produttrici, sia da quello del cittadino consumatore”. Perché se è vero che oggi le aziende che perseguono la sostenibilità individuano un nuovo modo di essere competitive differenziandosi dai concorrenti, è altrettanto evidente che il proliferare di certificazioni ed eco-etichette rischia di intaccare la credibilità dell’intera operazione. È qui che entra in gioco l’affidabilità delle autorità di vigilanza ed è su questo campo, quello della fiducia tra impresa e consumatore, che si gioca una delle più importanti sfide economiche del nostro tempo.
“Spesso il basso impatto ambientale viene collegato alla produzione su piccola scala e alla filiera corta - spiega il direttore di Foragri, Bianchi - ma la sostenibilità si persegue soprattutto attraverso investimenti in ricerca, formazione e nuove tecnologie. Attività in cui le aziende vitivinicole sono da sempre impegnate, nel tentativo di trasformare la necessità di preservare l’ambiente in una opportunità di fare azienda”. Lo dimostra l’avvio di programmi attenti all’impatto ambientale nelle pratiche di vigneto, nella gestione delle risorse naturali come l’acqua e l’energia, ma anche l’attenzione al paesaggio come bene pubblico e alla valorizzazione della naturalità del prodotto per una completa tracciabilità della filiera.
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