“Quando il saggio indica la luna, lo sciocco guarda il dito”: così recita uno dei proverbi cinesi più conosciuti e, se nel futuro del commercio enoico il dito a cui tutti guardano è proprio la Cina, la luna, da conquistare, potrebbero essere tutti quei Paesi che stanno emergendo all’ombra del gigante asiatico, come Brasile e Messico in Sud America, Nigeria in Africa e Polonia in Europa. Ne è convinta Rabobank che, in un suo recente rapporto, li definisce “tesori nascosti”, prevedendo rapidi (seppur rischiosi) investimenti capaci di aprire la strada alle vendite enoiche. I presupposti ci sono, perché la Polonia importa sempre più vino dall’estero (crescendo più lentamente di altri Paesi, ma in maniera costante), mentre il Messico ha raddoppiato i propri consumi tra il 2000 ed il 2010, con un aumento in valore del 157% e, anche se il consumo medio è ancora bassissimo (0,53 litri l’anno), le potenzialità, in un Paese con 112 milioni di abitanti, sono enormi, e lo sanno bene i principali partner commerciali del settore, Cile, Spagna ed Italia. Continua a crescere anche il Brasile (+30% di importazioni tra il 2007 ed il 2011), che rinunciando alle politiche protezioniste chieste dai produttori locali torna ad essere un mercato su cui puntare. Così come la Nigeria, un Paese certamente più instabile sotto qualsiasi punto di vista, ma che grazie al petrolio sta conoscendo un rapido arricchimento, e quindi una crescita esponenziale dei consumi legati al lusso.
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