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DOPO AMARONE E PROSECCO, SU EBAY TORNANO I WINE-KIT: QUESTA VOLTA SOTTO ATTACCO IL BAROLO, CHE HA FATTO RIMUOVERE DALLA VERSIONE INGLESE DEL SITO DI E-COMMERCE 15 ANNUNCI, DIFFIDANDO LE DUE SOCIETÀ INGLESI COINVOLTE DALL’UTILIZZARE IL NOME “BAROLO”

Italia
Il winekit per il Barolo in vendita su Ebay

Dopo l’Amarone, il Prosecco e i vini della Valpolicella, adesso i siti di e-commerce ci riprovano, con il wine kit per produrre a casa il finto Barolo. Sono passati solo pochi mesi da quando l’Europa diffidò i più grandi siti di e-commerce che, contravvenendo a tutte le norme Ue contro imitazioni e falsi, vendevano vini in polvere “fai da te”, spacciati per Prosecco, Amarone e Valpolicella, portando gravi danni commerciali e di immagine ai produttori italiani, oltre ad ingannare i consumatori (e chiedendo agli Stati membri in cui quelle aziende hanno sede di prendere dei provvedimenti nei loro confronti), ma la “guerra” non è ancora vinta, e adesso è la volta del Consorzio di tutela del Barolo Barbaresco Alba Langhe e Roero, che ha fatto rimuovere dal sito di e-commerce più grande del mondo 15 annunci di finti kit per la produzione di un vino designato come Barolo comparsi nel Regno Unito. Contemporaneamente, due società inglesi sono state diffidate dall’utilizzare impropriamente sui loro portali web il nome Barolo per la vendita di wine-box contenenti del non meglio identificato mosto d’uva.

“Un’attività di controllo - ricorda Pietro Ratti, presidente del Consorzio - iniziata molti anni fa che sta dando ottimi risultati. Dal 2009 abbiamo fatto un passo in più registrando i marchi Barolo e Barbaresco in tutto il mondo. E ora siamo riusciti a far cancellare alcuni annunci di kit per la produzione di un finto Barolo, in vendita nel Regno Unito: sono box che contengono tutto il necessario, così promettono, per farsi un vino casalingo. Vengono venduti a poche decine di euro, alcuni arrivano anche fino a 50 euro l’uno”. Spiega Ratti: “Il Consorzio intende proseguire con serietà questa azione di monitoraggio per tutelare la denominazione. Non bisogna abbassare la guardia: ad esempio, abbiamo diffidato alcuni siti inglesi ad utilizzare il nome Barolo. Lo hanno sì cambiato ma con Barolla, che giocando su un’assonanza, induce in inganno il consumatore”. E ora al Consorzio albese si sta anche valutando la possibilità di richiedere l’intervento della Defra (Department for Environment, Food and Rural Affairs), il dipartimento del Governo britannico responsabile delle questioni ambientali, agricole e alimentari. L’ente, competente in materia di tutela delle produzioni Dop, potrebbe intervenire d’ufficio per contrastare la promozione e la circolazione dei kit di Barolo fasullo. Il Consorzio ha affidato l’attività di controllo agli avvocati della Sib, la Società italiana brevetti che ha sede a Roma.

Già l’anno scorso i barolisti vinsero una causa in Brasile contro una multinazionale di cosmesi che produceva il profumo “Barolo reserva especial”, confezionato dentro a delle piccole ed eleganti barrique: “Abbiamo ottenuto la cancellazione del nome registrato - dice Andrea Ferrero, direttore del Consorzio - e anche un risarcimento in denaro che è stato utilizzato per la difesa della denominazione. I costi per questa attività di controllo sono molto elevati - ricorda il direttore - e interamente a carico dei nostri associati, che sono circa 450”. Dal 2009 il Consorzio ha investito oltre 300.000 euro. “Essendo questa un’iniziativa che coinvolge l’intero comparto - annunciano Ratti e Ferrero - il Consorzio sta valutando la possibilità di avvalersi dei poteri conferiti dall’erga omnes per far pagare la quota per l’attività di controllo anche ai produttori non associati”. Si tratta di pochi centesimi a bottiglia prodotta per difendere un’importante comparto dell’economia agricola delle Langhe (10.000 ettari di filari e circa 60 milioni di bottiglie).

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