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DOPO L’EST EUROPA (RUSSIA, IN PRIMIS), I “GRANDI MARCHI” DEL VINO ITALIANO VANNO IN FORZE, PROPRIO IN QUESTI GIORNI, IN ESTREMO ORIENTE: CINA, GIAPPONE E COREA DEL SUD. IMPORTANTE LA PARTNERSHIP CON VINITALY

Dopo l’Est Europa (in primis, la Russia), l’Istituto del vino italiano di qualità “Grandi Marchi” - nato nel 2004, che raccoglie 18 produttori italiani (da Gaja a Pio Cesare, da Ca’ del Bosco a Masi, da Antinori a Biondi Santi, da Mastroberardino a Donnafugata, da Lungarotti a Umani Ronchi), ambasciatori di uno dei simboli dell’Italia nel mondo, in un settore d’eccellenza del sistema agroalimentare (l’Istituto raggruppa un fatturato di oltre 300 milioni di euro, di cui più del 50% realizzato all’estero, concentrato nelle fasce medio-alte di consumatori) - sbarca in Asia, focalizzando interesse ed attenzione su Giappone (a Tokyo, il 20 e il 21 novembre), in Corea del Sud (a Seul, il 22 novembre) e in Cina, nel Celeste Impero (a Shanghai, dal 23 al 25 novembre).
Incontri, realizzati con l’importante partnership di Veronafiere/Vinitaly, che permetteranno al “fior fiore” dell’enologia italiana di fare affari con professionisti, consumatori esperti, ristoratori, importatori e “wine lovers”, che potranno conoscere più da vicino i vini e il solido legame tra territorio, vitigno e famiglia imprenditrice di queste “grandi firme” dell’enologia italiana.

Focus sui mercati - Giappone, Cina e Corea del Sud …
Giappone - Nel mercato del vino giapponese, più maturo rispetto a quello cinese e coreano, il prodotto italiano si inserisce soprattutto in una fascia medio-alta ed è quindi destinato a quel consumatore che è disposto a spendere una cifra superiore alla media. La Francia rimane il primo paese fornitore di vini fermi con una quota del 61,7%, seguita dall'Italia con una quota del 13,9% e dagli Stati Uniti con il 6,5%. Nel 2005 le importazioni di vini fermi in bottiglia sono diminuite, in valore, del 4,5%, invertendo così la tendenza positiva degli ultimi anni. Sebbene l’Italia, così come i maggiori partner commerciali del Giappone, abbia subito una contrazione in valore del 2,2%, si è registrato comunque un lieve aumento della quota di mercato che è passata dal 13,6% al 13,9% (Fonte: Ice, 2005). Un dato positivo che conferma il consolidamento della posizione italiana nel mercato giapponese del vino, che ha registrato un tasso di crescita medio annuo del 10% negli ultimi 5 anni.
Corea - La Corea è un mercato interessante per il suo dinamismo: le importazioni di vino del 2005 sono aumentate del 17% sul 2004. In particolare le importazioni di vino italiano hanno registrato nel 2005 una sorprendente crescita del 43%. L’Italia ha una quota di mercato del 10%, dopo la Francia (36,9%), il Cile (17,6%) e gli Usa (14%), ma la sua presenza nel mercato del vino coreano è destinata ad aumentare: se guardiamo il tasso di crescita dei primi cinque paesi fornitori rispetto all’anno scorso l’Italia (43%) e’ al secondo posto dopo il Cile (48%), che però gode di riduzioni fiscali. Il mercato del vino coreano è ancora in una fase di sviluppo iniziale e il fattore più importante per la competività è l’ottimo rapporto qualita’/prezzo. In Corea i vini rossi coprono il 79% del mercato (Fonte: Ice, 2005).
Cina - La Cina conta 1,3 miliardi di abitanti: un mercato con enormi potenzialità dove almeno 150 milioni di persone hanno già ora una capacità di acquisto elevata. Sono proprio questi i nuovi consumatori che l’Istituto Grandi Marchi vogliono raggiungere, anche alla luce della propensione alla scelta di prodotti di gamma medio-alta. Gli acquisti si concentrano principalmente nelle grandi città e per ora il mercato è controllato dai produttori francesi, che sono entrati per primi. Non manca comunque lo spazio per i vini italiani. Dopo moda e prodotti di lusso, il nostro vino è destinato a diventare un valido ambasciatore di quell’Italian style che i cinesi ammirano tanto.

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