E’ almeno da un triennio che i vini campani conoscono un trend di crescita costantemente positivo, specie dal punto di vista qualitativo. Un’impennata importante che pone la Campania, in senso generale, subito dietro la Sicilia fra i territori vitivinicoli d’elezione del meridione enologico d’Italia. A “tirare la volata” campana, senza dubbio, l’Irpinia una zona di produzione capace di esprimere vini di alto livello non solo da uve a bacca bianca (Fiano e Greco), ma anche da uve a bacca rossa (il Taurasi, da Aglianico in purezza). Un territorio tutto votato ai vitigni di antica coltivazione, dunque, con “sottozone” già precisamente identificabili (Lapìo e Montefredane per il Fiano, Tufo e Montefusco per il Greco, Taurasi, Montemarano e Castelfranci per il Taurasi) e fortemente atipico dal punto di vista delle sue caratteristiche pedoclimatiche, che da sud “parla” con il linguaggio dei vini del profondo nord (austerità, freschezza, ottima propensione all’invecchiamento).
Un successo sancito non solo dall’attenzione sempre più crescente riservata all’Irpinia dalle guide più importanti d’Italia, ma anche da un’imprenditoria vitivinicola in forte fermento che ha saputo mutare radicalmente il proprio assetto produttivo, grazie soprattutto alla spinta propulsiva di una super-coppia di aziende fra le più importanti d’Italia: Mastroberardino e Feudi di San Gregorio. Sia l’azienda di Atripalda, solidamente ancorata ad una moderna tradizione che quella di Sorbo Serpico, tradizionalmente innovativa, hanno, in qualche modo, stimolato (anche rinunciando agli abituali conferimenti di uve dei piccoli produttori) la nascita di una folta pattuglia di aziende a vocazione artigianal-enologica (da Michele Perillo, Di Prisco, Fratelli Urciuolo, Colli di Lapio, Villa Diamante, Pietracupa, Salvatore Molettieri, a Villa Raiano, Antonio Caggiano, Vadiaperti, Fratelli Di Meo e Terredora), capace di produrre vini di grande personalità.
Ed è in questo quadro di forte dinamismo che arriva l“Anteprima Taurasi” (edizione n. 5, a Taurasi, 2-3 dicembre) che mette in scena l’annata 2003 del vino che prende il nome dal piccolo paese in provincia di Avellino. Anche in Irpinia, il 2003 è stato un millesimo “estremo”, a causa della stagione torrida. Ma l’incidenza del calore è stata sostanzialmente minore rispetto alla maggior parte delle altre zone vitivinicole italiane, in virtù della particolarità climatica di questa zona di produzione (quasi montana) che, insieme alle caratteristiche di maturazione dell’Aglianico, vitigno notoriamente tardivo, hanno permesso di non forzare la vendemmia con anticipi emergenziali, con il risultato che sia quantitativamente che qualitativamente il Taurasi 2003 promette di stare su buoni livelli (rumors parlano di 3/4 stelle). Appuntamento, dunque, per il 2 dicembre per il “responso” definitivo, quando una commissione di giornalisti delle guide più importanti d’Italia, attribuirà le classiche “stelle” all’annata in questione.
La curiosità - In libreria arriva “La Campania del vino”
La guida del giornalista campano Luciano Pignataro è una grande enciclopedia del vino campano, senza precedenti, che vede anche il contributo di un pool di giornalisti specializzati - da Francesco Aiello, che ha curato la Penisola Sorrentina, a Pasquale Carlo (Valle Telesina), da Ciro Cenatiempo (Ischia) a Salvatore De Napoli (Vesuvio) a Paola Desiderio (Cilento e Piana del Sele), da Maristella di Martino (Irpinia) a Oreste Mottola, e dai commenti ai vini di Fabio Cimmino e dalle verticali descritte da Gaetano Marrone.
Dopo la presentazione generale, un’introduzione per ogni provincia analizza le caratteristiche del mercato e l’attuale fase commerciale di Avellino, Napoli, Benevento, Caserta e Salerno, poi si passa alla descrizione e alla storia di tutte le docg, le doc e le doc presenti sul territorio. Seguono i dati aggiornati al 2005 e le schede aziendali di 250 cantine divise per province: informazioni utili, produzione, ettari, enologo, bottiglie prodotte, la storia, l’analisi di tutte le etichette commentate e analizzate. I vini più importanti sono descritti a più mani, alcune verticali storiche, come il Fiano di Vadiaperti, il Taurasi Macchia dei Goti di Caggiano, il Radici di Mastroberardino, il Montevetrano, il Fiano di Marsella sono raccontate e fissate nella storia vitivinicola campana. Segue un’appendice con i ristoranti più importanti, i wine bar, l’elenco ufficiale dei sommelier e degli enologi.
Le bottiglie dell’Arca, scelte da Pignataro, sono 142, ovvero etichette scelte per riporle nella cantina ideale del vino campano secondo il gusto e le suggestioni dell’autore.
La guida di Luciano Pignataro è uno strumento indispensabile per gli operatori del settore, i ristoratori che lavorano in Campania, nelle altre regioni e all’estero, gli appassionati, tutti coloro i quali voglio avere un primo approccio al vino più trendy in Italia. Un libro di testo classico per i corsi e le degustazioni guidate. Al tempo stesso è un “romanzo” pieno di emozioni e racconti, storie dei personaggi e dei vini, descrizione dei paesaggi e dei terroir, una indicazione per girare nelle cantine più belle. Un libro da leggere e da consultare: mai la Campania del vino è stata raccontata così a fondo e dettagliatamente.
L’autonomia di giudizio è garantita dall’investimento editoriale perché questo lavoro è stato pensato per i lettori e gli operatori del settore in una fase in cui la critica enologica sta subendo un profondo ripensamento. Ogni scelta, ogni valutazione, ogni indicazione, è il frutto di una scelta consapevole dell'autore e dei giornalisti che hanno partecipato all’impresa.
Il racconto appassionato della rivoluzione delle campagne meridionali attraverso la storia delle ultime quindici vendemmie all'ombra del Vesuvio che hanno cambiato il destino della viticoltura più antica e più moderna d’Italia.
La guida è in distribuzione dal 30 novembre in tutte le librerie della Campania (info: info@edizionidellippogrifo.it, tel. 081/5177000).
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