Ancora oggi, ci sono famiglie nel mondo del vino, con una storia così lunga alle spalle da aver attraversato secoli di quella italiana, “saghe familiari” attraverso più di una generazione il cui racconto è anche uno spaccato economico e sociale dell’Italia. È così che l’appassionante resoconto di una dinastia imprenditoriale, per di più legata all’universo bancario, e di un’impresa vitivinicola come quella dei Folonari, che attraversa due secoli, l’Ottocento ed il Novecento, è, allo stesso tempo, cronaca economica e sociale del Paese, dalla Valtellina a Brescia, dalla Toscana alla Puglia, dalla fondazione di Banca San Paolo alla fine dell’800 alle acquisizioni della Chianti Ruffino e della Freund Ballor ad inizio ’900, dai 350 milioni di lire di ricavato per la vendita del “Lacrima d’oro”, il liquore preferito dagli americani sbarcati in Italia alla rinascita dalle macerie della Seconda Guerra Mondiale delle cantine di Brescia, Cambiano, Pontassieve grazie a quella somma. A raccontarlo è “I Folonari: un’antica storia di vini e banche”, il volume di Emanuela Zanotti (prefazione di Giovanni Bazoli, Mursia, 2015) sulla storia della famiglia, fregiata di ben cinque cavalierati del lavoro, in cinque generazioni che hanno lasciato il segno sul territorio italiano e nella filosofia del fare impresa.
Le testimonianze dirette dei Folonari raccolte nel volume (pagine 208, euro 36,00), mescolando ricordi privati alle esperienze lavorative, ricompongono la storia di famiglia attraverso una straordinaria galleria di ritratti. Il capostipite, Lorenzo Folonari, nato a Cepina di Bormio in Valtellina nel 1729, ciabattino, trasferisce la famiglia in Val Camonica culla di una stirpe di imprenditori che legherà in modo indissolubile il proprio nome all’imprenditoria bresciana, dapprima attraverso il commercio, poi con la produzione di vino e, infine, promuovendo istituti di credito. Luigi (1819-1902) segnerà la svolta: alla fine dell’Ottocento i Folonari scenderanno dalla Valle a Brescia dove verrà aperta la prima sede della ditta.
Sono Italo e Francesco, figli di Giovanni (1822-1887), i protagonisti agli inizi del Novecento della grande espansione del Gruppo. Diversi per stile e carattere, Italo sofisticato gentleman e laico convinto, Francesco, cattolico fervente, sobrio e pacato, sono complementari negli affari così come negli ideali: vinicolo puro il primo, amministrativo e finanziario il secondo. Insieme costruiscono la grande impresa del vino che in breve tempo si consolida; dopo aver acquisito nel 1911 la Chianti Ruffino in Toscana anche il Sud conoscerà la sua rinascita in Puglia, terra segnata dalla distruzione fillosserica. Nel 1920 con l’acquisizione della Freund Ballor, l’azienda vermouthistica consoliderà la sua fama.
Francesco è fondatore a Brescia nel 1888 della Banca San Paolo, mentre il fratello Italo verrà nominato nel 1926 vicepresidente del Credito Agrario bresciano, carica che rivestì sino al 1942, tracciando il doppio binario dello sviluppo: vini e banche. Italo e Francesco incarnano la matrice liberale e cattolica a cui si deve un costante impegno sociale. Attività di mecenatismo culturale e una riservata quanto importante filantropia: la costruzione della monumentale chiesa di Ludriano, la donazione al Movimento dei Focolari della sede di Loppiano e la creazione a Brescia di una provvidenziale fondazione di assistenza ai minori indigenti.
Tutto il Novecento è caratterizzato dalle figure di spicco degli eredi: Luigi, Giovanni detto Nino, Guido, Antonio, Francesco jr., Italo jr, Ambrogio, Marco, Paolo e Alberto che lasciano tutti indistintamente, un segno nell’azienda. La storia dei Folonari si intreccia con le grandi vicende del Paese: antiaustriaci nel periodo risorgimentale, in prima linea durante la Grande Guerra e nella crisi del 1929 e protagonisti della rinascita nel secondo Dopoguerra. La ricostruzione parte dal Sud, dalla Puglia, dopo lo sbarco degli alleati grazie all’ingegno di Tito Juffmann, gli stabilimenti Folonari producevano la “Lacrima d’oro” liquore preferito dagli americani. Mentre al Nord tutte le cantine di Brescia, Cambiano, Pontassieve non erano che un ammasso di macerie, nel 1945 a Barletta Juffmann consegna nelle mani dell’ingegner Nino il ricavato delle vendite della “Lacrima d’oro”, 350 milioni di lire. La grande impresa del vino al Nord poté così ripartire grazie al Sud.
Negli anni del Dopoguerra con il boom economico, con i nuovi stili di vita e di consumo alimentare i Folonari affrontano nuovi sistemi di produzione: “il vostro vino quotidiano”, lo slogan delle prime campagne pubblicitarie, segna nell’Italia del boom economico una trasformazione delle consuetudini in un mercato che era in rapida evoluzione. Perseguendo lo spirito di Italo e di Francesco, che avevano intuito quanto l’affermazione del prodotto partisse dal vigneto, la famiglia continua nello sviluppo del settore agricolo e a poco a poco le proprietà si estendono con l’acquisto di nuovi vigneti e cantine nelle zone del Chianti. Nel 1974 il fiasco viene sostituito da un’elegante bottiglia “Fiorentina”e la stampa statunitense commentò: “Another tradition goes”.
Nel 2000 dopo più di un secolo di lavoro collettivo la famiglia prende la decisione di separarsi e seguire distinti progetti e razionalizzazione delle attività (oggi ci sono le Tenute Ambrogio e Giovanni Folonari, mentre Ruffino è di proprietà del colosso Usa Constellation Brands, ndr). Ma la sesta generazione, forte dell’attaccamento alla terra sembra ben determinata a riappropriarsi dell’antica tradizione di famiglia. La storia dei Folonari continua dunque con nuovi protagonisti.
Info: www.mursia.com
Copyright © 2000/2025
Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit
Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2025