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E SE LA ROMANIA DIVENTASSE IL NUOVO ELDORADO EUROPEO DELLA VITICOLTURA? WINENEWS LO HA CHIESTO AD ALBERTO FINELLI (EUROTEAM), AZIENDA DI SUPPORTO ALLE IMPRESE IMPEGNATE IN ROMANIA, CHE DI RECENTE HA VISTO GRANDI INVESTIMENTI ITALIANI

Italia
Alberto Finelli

“Accanto alle molte attività di supporto che la mia azienda offre agli imprenditori italiani impegnati qui in Romania - spiega Alberto Finelli, Presidente della Euroteam International Network - favorisco investimenti e progetti per il potenziamento o la realizzazione da zero di aziende vitivinicole in Romania. Non sono un degustatore professionista, ma solo un amante del buon bere - continua Finelli - tuttavia posso dire che qui in Romania ci sono rossi da invecchiamento corposi e dalla struttura interessante, mentre i bianchi sono leggermente più deboli e praticamente inesistenti i rosati. E nei ristoranti di Bucarest, cominciano a vedersi bottiglie di vino rumeno anche a cifre piuttosto importanti, sui 30-40 euro”.
Winenews ha chiesto un parere sulla situazione della viticoltura rumena ad un imprenditore italiano, che ormai ha scelto come base operativa del suo business la Romania, per verificare “sul campo” le potenzialità enologiche di un Paese, che sta per entrare nella Comunità Europea e che forse potrebbe diventare la sorpresa enologica del futuro, sia come paese produttore che come mercato di sbocco. “I vecchi vinificatori rumeni, peraltro davvero pochi, fanno vini rustici - spiega Finelli - ma ormai in via di “estinzione”. Specie nelle zone dove sono arrivati i tecnici europei, italiani soprattutto, i vini hanno cominciato a mostrare grandi potenzialità. I vigneti sono ancora vecchi, ma molti reimpianti sono cominciati o stanno partendo. Le cantine rappresentano forse l’anello più debole, nel senso che non sono ben tenute, ad eccezione di quelle dei produttori stranieri. La Romania ha una grande tradizione produttiva, rinata dopo il crollo del Comunismo. D’altra parte - conclude il Presidente di Euroteam - anche la struttura sociale è profondamente cambiata e a Bucarest, una metropoli con quasi 3 milioni di abitanti, circa 350.000 nuovi ricchi formano una domandava molto promettente sia per il mercato interno del vino che per quello di esportazione. Sono in crescita esponenziale alberghi e ristoranti e i vini italiani vanno molto bene. Cominciano anche a vedersi nei supermercati, ma ancora c’è carenza di informazioni sui nostri prodotti enologici”.

L’Italia del vino già presente in Romania
Il primo che da anni ha scelto la Romania è Fabio Albisetti (proprietario di Castello della Paneretta) ed è nel Paese balcanico che ha costruito un importante progetto enologico denominato "Vinarte". Ben 500 ettari già in produzione (e altri 700 in arrivo), coltivati a Riesling e Cabernet Sauvignon, ma anche con vitigni autoctoni come il Cramposia e l'Alotus, che produrranno 10 milioni di bottiglie. Ma l'interesse delle nostre aziende per il paese balcanico vede impegnate anche Genagricola (Gruppo Generali, con un progetto da 500 ettari vitati) e Montresor, che ha recentemente acquistato 1.000 ettari di terreno nella regione di Costanza, sul litorale del Mar Nero, con l’intenzione di ripiantare sia vitigni di origine locale (Feteasca Neagra e Feteasca Alba) sia i classici Pinot Noir, Pinot Grigio e Cabernet Sauvignon. Di recente è arrivato anche il friulano Fantinel. 

Agli italiani piace fare vino in Romania
Un romeno beve, per le statistiche, sui 20 litri di vino l'anno e cioè tre volte meno di un italiano. Il vino qui occupa comunque un posto importante, anche se non è la prima bevanda per i rumeni. La bevanda tipica e preferita dai Romeni è la “tuica” o acquavite di prugne, bevuta sempre (nel senso più ampio e duraturo di questa parola), ma soprattutto come aperitivo, che può raggiungere anche gradazioni alcoliche molto alte (60-70 gradi). Seguono poi la “bere”, cioè la birra, e quindi il vino. Anche per la superficie viticola vale, suppergiù, lo stesso rapporto. Pochi i vitigni importati dopo l'ecatombe della fillossera. I sopravvissuti sono abbastanza resistenti e di poca manutenzione, ma danno vinelli di mediocre qualità, alcuni carichi di tannini, quasi neri e pesantissimi. O aspretti, come il fragolino, vietato in Italia, per le inferiori caratteristiche organolettiche. Esiste però ibrido e ibrido. C'è terreno e terreno. C'è annata ed annata. Al 1936 risale la prima legislazione che cercò di sbarrare la strada a tali vigne. Comunque, i romeni continueranno imperturbabilmente a pasteggiare a Zaiber (Seibel), Teraza (Terras), Isabella e Capsunic a dispetto di enologi e di sommelier. L'attuale declino della tradizionale vitivinicoltura, già in atto prima della Rivoluzione, è anche dovuto - a parere degli specialisti romeni - a parte lo sfascio generale da essa provocato, all'uso di tecnologie invecchiate, alla carenza di risorse finanziarie e al non rispetto della legislazione. Il pronunciato individualismo, impedisce la pratica della cooperazione, dell'associazionismo. Così i padroni dei "cantinoni" fanno il prezzo dell'uva, nonostante le vivaci proteste dei viticoltori. Vi è poi da notare che mentre in Francia si giunge, eccezionalmente, ad impegnare fin solo 250 ore/lavoro/ha, in Romania ne occorrono quasi 10 volte tante. Disfunzioni e bassa produttività incidono quindi negativamente sul costo del vino. E lo si vede al mercato, dove però ci sono tante belle etichette, invitanti e dai nomi curiosi. Ma spesso, poi, sotto il vestito …… niente. Le autorità minacciano, promettono, predicano. Ma sostanzialmente non fanno quasi niente, salvo promuoverlo in qualche esposizione. Vastissima è la letteratura sul dolce succo di Bacco. Ma la realtà contemporanea ci racconta che: 250.000 ettari di territorio sono coltivati a vigneto e quest'anno circa 150.000 ettari sono stati compromessi dalle gravi inondazioni. Si presuppone una produzione di buona qualità ma di bassa gradazione. I migliori vitigni sono quelli delle zone Dealu Mare, Murfatlar, Segarcea e tra i bianchi quelli delle zone di Cotnari, Dragasani, Tirnavani e Stefanesti. Nonostante questa sia la situazione in Romania sempre più imprenditori italiani sono interessati ad investire in questa nazione nel settore vitivinicolo, a tal riprova, La società Gancia, per esempio, una delle più vecchie aziende vitivinicole italiane, vuole investire in Romania. Infatti dal punto di vista imprenditoriale immobiliare il vigneto si sta dimostrando, come gli altri terreni agricoli, un valido investimento: il suo valore cresce infatti del 30-35% annuo con punte del 45%. I noti produttori di spumante italiano vorrebbero acquistare circa 600 ettari di vigneti o rilevare un’azienda romena già attiva in questo settore produttivo. Sul mercato dei vini in Romania sono attive da qualche anno altre piccole società italiane che, sempre più conquistano posizioni di prestigio nella ricerca di un prodotto di qualità. Dopo l'avventura della Angelli che per 11,2 milioni di Euro è passata nelle mani di un gruppo tedesco che detiene circa il 55% del mercato romeno, un altro grande produttore italiano di vino spumante sceglie la Romania per produrre un vino di qualità internazionale.
(da Piazza Italia - Periodico d'informazione degli italiani in Romania)

Focus - Tutto quanto c’è da sapere sui vini rumeni, dai prezzi eccellenti per consumatori curiosi
I consumatori di vino sono una categoria volubile. Mentre sono pronti a pagare una fortuna per un Bordeaux francese, ignoreranno vini di qualità dalle origini meno nobili. I vini rumeni, come altri provenienti dell’Est Europa, sono comunemente percepiti come economici e poco impegnativi, adatti soltanto ad occasioni informali. Ma, dal momento che i consumatori cercano sempre di più prodotti dai prezzi competitivi, anche in luoghi lontani, i vini rumeni potrebbero presto diventare più appetibili. Essendo uno dei più grandi produttori di vino, la Romania è stata in passato a lungo presente nei mercati stranieri con esportazioni significative verso l’Europa e gli Stati Uniti. Ma negli anni novanta annate sfavorevoli, combinate a costi crescenti di produzione e a qualità scadente, contribuirono al crollo della domanda nei mercati tradizionali, specialmente in Gran Bretagna, costringendo i produttori e i distributori a riconsiderare le loro strategie. Successivamente, l’industria enologica rumena ha cominciato a lavorare seriamente per liberarsi della sua cattiva fama, offrendo buona qualità a prezzi accessibili.
La produzione rumena di vino è arrivata nel 2003 a 5 milioni di ettolitri di cui una significativa parte venduta all’estero. La manodopera a basso costo nei vigneti ed un certo sacrificio nei margini di guadagno ha permesso ai viticultori di produrre grandi quantità da vendere a prezzi competitivi. Il produttore di vino Cramele Recas, un’impresa anglo-rumena fondata nel 1998, ha ottenuto contratti per esportare quest’anno oltre un milione di bottiglie in Gran Bretagna, che venderà a meno di 2,00 € all’ingrosso. I vini rumeni sono diventati così una presenza stabile nei supermercati pur non potendo ancora contare su una moderna strategia commerciale. La maggioranza di questi vini non può contare ancora su un marketing definito e spesso viene venduta con nomi ed etichette inventate da distributori stranieri. E così accade che il vino rumeno sia ancora in parte vittima della sua immagine passata di vino di qualità scadente e a poco prezzo. E, sebbene i vini rumeni conquistino alti punteggi in gare enologiche internazionali, i distributori stranieri esitano ad accettarli completamente, solo perché sulla bottiglia c’è scritto “Made in Romania”. Molto dipende dall’immagine stessa della Romania e i distributori si sono trasformati in agenti di viaggio. “Puoi andare a sciare sui monti Carpazi”, questo è il modo in cui un addetto stampa del gruppo inglese Halewood, leader nel settore delle bevande, cercava di promuovere il vino rumeno ai giornalisti britannici. Halewood, i cui premium wines rumeni vengono venduti sul mercato internazionale con il nome di Cantine Prahova, nel 1997 ha acquisito sette aziende in Romania.
Nel 2003 ha esportato 1,8 milioni di bottiglie, la maggior parte delle quali destinata alla Gran Bretagna. Ma è in atto uno spostamento complessivo verso tutti i mercati dell’Europa occidentale. Secondo Dan Muntean, il manager della Halewood, le vendite di vino stanno crescendo negli Stati Uniti, in Giappone e nei mercati est europei come l’Estonia, la Repubblica Ceca e la Slovacchia. Soprattutto agli europei dell’Est piacciono gli accessibili bianchi e rossi rumeni. Anche il mercato interno sta crescendo velocemente. Lo scorso anno i rumeni hanno acquistato vino per un valore di 40 milioni di Euro, la maggior parte del quale prodotto in casa, penalizzando i vini d’importazione, contraddistinti da prezzi alti, mancanza di varietà e scarso convenienza. In più, il consumo annuale di vino pro capite ha perso delle quote di mercato a vantaggio di altre bevande alcoliche come la birra e nel 2003 è calato, nell’arco di un anno, da 27 litri a 23 litri a persona. Posizionandosi nella fascia più bassa del mercato la Romania sta laorando per raggiungere una solida combinazione fra qualità e varietà dei vitigni, capace di trasmettere caratteristiche organolettiche simili ai vini dell’Europa meridionale: pienezza, morbidezza e tratti fruttati pronunciati. Gli enologi dicono che i terreni e le condizioni climatiche sono adatte per molte varietà.
I produttori rumeni sperano di ripetere il successo dei produttori cileni, sudafricani o australiani - il cosiddetto “Nuovo Mondo” del vino - che hanno invaso la fascia di mercato medio basso con i loro vini immediatamente fruttati. Tuttavia molti produttori di vino rumeni pensano che la “Coca-Cola-lizzazione” del mercato del vino mondiale si sia spinta troppo lontano, e stanno cercando di differenziarsi. La loro aspirazione è di raggiungere l'eleganza e la complessità dei vini del "Vecchio Mondo", attraverso la valorizzazione delle varietà indigene, come la rossa Feteasca Neagra e la bianca Feteasca Regala, ma proponendo, allo stesso tempo, anche l’affidabile qualità dei vitigni più conosciuti come il Cabernet, il Sauvignon, il Merlot e il Riesling. Commercializzando varietà indigene uniche, i produttori sperano di ritagliarsi una nicchia di mercato. La loro speranza è giustificata. Varietà francesi, un tempo sconosciute, come il Viogner, o il Malbec hanno conquistato rapidamente fama alla fine degli anni ‘90. Gli intenditori di vino si appassionano alla scoperta di qualcosa di nuovo e i viticoltori dicono che è solo questione di tempo prima che mettano i loro occhi sulle Feteascas.
Ma la Romania ha bisogno di una massiccia campagna di promozione sulla stampa straniera per migliorare l’immagine dei suoi prodotti, mettendo in evidenza la sua ricca storia enologica. Qualcosa si sta muoendo: le agenzie di viaggio promuovono visite nei vigneti rumeni con degustazione di vini come parte di un pacchetto turistico in Transilvania e i produttori di vino rumeno cominiciano ad usare immagini che evochino temi medievali, usando nomi di principi rumeni ben conosciuti. In effetti, la storia enologica rumena ha radici antichissime. La vite era coltivata già da prima della dominazione romana e nel primo secolo d.C. il re della Dacia Burebista, accanito consumatore di vino, impose che in tutto il suo regno venissero impiantati vigneti. La Romania può vantare anche forti legami culturali con la Francia, il cui comparto enologico ha influenzato quello rumeno nel XIX e nel XX secolo. I viticultori di quel tempo piantarono diverse varietà francesi in Romania, dopo che la filossera aveva devastato i vigneti del paese balcanico alla fine del 1800. La produzione di vino soffrì nuovamente sotto il dominio comunista, iniziato nel 1948, quando le cantine furono nazionalizzate.
Dopo la fine del dominio comunista, molte vigne vennero vendute nella massiccia campagna di privatizzazione delle terre, avviando una piccola rinascita nel settore nei primi anni ‘90. Produttori di primo piano insistono nell’affermare che l’immagine non è tutto e puntano tutto sulla qualità del prodotto. Vinarte - di proprietà italiana e vincitrice di numerosi premi in concorsi enologici - ha investito somme significative per acquistare botti di rovere francese, costruire infrastrutture e formare il suo personale. I suoi vini di punta, Soare e Prince Matei, possiedono grande raffinatezza e complessità. Nel frattempo, sfide importanti si affacciano all'orizzonte. Chiuso il capitolo per l’accesso all’Unione Europea, quest’anno il governo si è impegnato a eliminare varietà ibride proibite, che sono largamente coltivate in Romania per la loro alta resa.
Con i costi di reimpianto stimati in 10.000 euro a ettaro, i produttori di vino avranno bisogno di un aiuto. Il governo ha plaudito all’”effervescente” settore vinicolo per il fatto che aiuta a migliorare l’immagine della Romania, ma i commercianti di vino si aspettano qualcosa di più sostanziale di semplici elogi.
(da Emerging Romania 2004, The Annual business economic & politic review, The Oxford Business Group)

La Feteasca Neagra, il principe dei vitgni autoctoni rumeni
E' il vitigno più importante fra le varietà indigene della Romania. Conosciuto da molto tempo è alla base del rinomato vino di Uricanii. Corposo e speziato ricorda a tratti lo Zinfandel o lo Shiraz australiano e, nelle condizioni migliori, si avvicina per caratteristiche sensoriali al Syrah francese. Coltivato sulle colline della Moldavia, è un vitigno esuberante da cui si ottengono vini di ottima qualità secchi o leggermente dolci. Dal tenore zuccherino mediamente elevato, la Feteasca Neagra possiede anche un'acidità interessante e le sue sfumature aromatiche speziate lo caratterizzano marcatamente. La reputazione della Feteasca si sta espandendo lentamente in paesi come Spagna e Stati Uniti, ma, di nuovo, i distributori sono riluttanti a commercializzarlo a causa dell’immagine della Romania.

Che cos’è Euroteam International Network
Euroteam non è solo un fornitore di uffici, ma un partner dove trovare tutto ciò che non puoi portare dal tuo paese. Dai Servizi di Start-up ed interpreti, alla Domiciliazione postale, Domiciliazione legale, Ufficio Virtuale e Lihgt Office, Uffici ammobiliati, equipaggiati o personalizzati con sistema di controllo accessi computerizzato e servizio di guardia; dal Servizio di segreteria, ricezione e trasmissione della corrispondenza, chiamate e messaggi, a Sale per conferenza, noleggio video-proiettori, P.C., laptop e stampanti colori; dalla Telecomunicazioni voce e fax ad Internet nonstop, Tele e videoconferenza; dal Servizio di corrierato rapido locale ed internazionale, alla Organizzazione di promotions, congressi e conferenze, con servizio di hostess, etc., fino all’affitto di appartamenti 4 stelle e convenzioni con ristoranti.

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