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EATALY, È UN SUCCESSO MONDIALE, GENERA PROFITTI, ECONOMIE PER I PRODUTTORI E POSTI DI LAVORO. MA A QUALCUNO NON PIACE. “LOGICHE DI DISTRUZIONE DEL MADE IN EATALY”, SULLA “GAZZETTA ENOGASTRONOMICA”, DIRETTA DA STEFANO BONILLI (EX GAMBERO ROSSO)

Tutto, nel mondo, è migliorabile. E vale per qualsiasi esperienza imprenditoriale, anche di grandissimo successo. Dopo di che va da sé che il primo obiettivo di un’impresa, in qualsiasi settore di attività, sia generare utili e profitto. Semplicemente perché, altrimenti, chiude. Fatte queste premesse, e nel rispetto di qualsiasi opinione, sembra eccessivo il dibattito che impazza sul web su Eataly, la creatura di Oscar Farinetti, “accusata” in qualche modo di far del male al made in Italy, in un articolo dal titolo forte, “Logiche di distruzione del made in Eataly”, pubblicato sulla “Gazzetta Enogastronomica”, diretta da Stefano Bonilli (ex Gambero Rosso, www.gazzettagastronomica.it).
Articolo che, leggendo tra le righe, non parla tanto di danni all’immagine del made in Italy, quanto ai produttori, soprattutto quelli piccoli (“non rispetta gli artigiani nei loro tempi e nelle loro logiche di produzione”, “Oscar ha fatto tanto bene all’immagine dell’Italia nel mondo quanto male ai produttori con cui lavora”, si legge, tra l’altro), facendo anche una sorta di parallelo, in senso negativo, tra il modello “Autogrill” e il modello “Eataly”.
Il dato di fatto, indiscutibile, è che Eataly ha dato una visibilità al made in Italy, e a tanti dei suoi prodotti, come forse mai successo prima. Ha creato un marchio e un’impresa, italiana, di diffusione mondiale, che sicuramente genera tanti profitti a Farinetti, ma anche tanti posti di lavoro e tante economie per i produttori che vendono i loro prodotti nella sua catena.

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