“Non siamo di fronte a un’annata da dimenticare, ma certamente non ci sarà un millesimo da conservare”. Così aveva dichiarato Giuseppe Martelli, direttore degli enologi italiani in autunno, dopo una vendemmia difficile, dove non drammatica, dal punto di vista climatico. Le scelte di alcuni produttori “simbolo” confermano le sue valutazioni: è, di questi giorni, la notizia che Antinori non produrrà il blasonato Tignanello perché la qualità delle uve Sangiovese “non è tale da produrre un vino al livello delle ultime annate: non eguaglierrebbe gli alti livelli raggiunti da cui l'azienda non può e non vuole prescindere”. Sempre in Toscana, da mesi, Franco e Jacopo Biondi Santi hanno deciso di non creare il loro raro Brunello ed i Mazzei il pluridecorato Chianti Classico Castello di Fonterutoli: “non riteniamo - sostiene Francesco Mazzei - di avere in cantina le basi idonee per un Chianti Classico con gli standard ideali per quella tipologia crediamo sia serio non proporre un vino che non rispecchi l’identità usuale”. Marco Caprai, il vignaiolo che ha lanciato il terroir di Montefalco, taglia corto: “la vendemmia non è stata all’altezza per produrre Sagrantino “25 Anni”; ma non farò neppure il Rosso di Montefalco Riserva”.
Nelle Langhe ancora si maledice la grandinata d’inizio settembre, un milione di bottiglie perse, tra gli altri mancheranno all’appello il Bricco Rocche di Ceretto e il Bric del Fiasc di Paolo Scavino; in Franciacorta, colpita dalla “tempesta” in agosto, Emanuele Rabotti di Monterossa racconta che il suo Cabochon 2002 non esisterà: “non disponiamo di una grande massa per fare un ottimo millesimato, punteremo sulla cuvée base. Abbiamo avuto perdite quantitative intorno al 50%, però le poche uve vendemmiate erano di ottima qualità. Il mito dell’annata è prettamente francese, in Italia la realtà è diversa: grazie a climi più favorevoli si possono avere anche sette, otto buone annate in un decennio. La scelta di Antinori e di altri importanti produttori d’Italia, che ha il carattere dell’eccezionalità, lo conferma”.
Francesca Facchetti
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