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ECONOMIA ENOICA

Export, il vino italiano “vede” un nuovo record: +5,4% in valore nei primi 11 mesi 2024

7,5 miliardi di euro, secondo i dati Istat, analizzati da WineNews. Una crescita trainata dagli spumanti che superano 2,2 miliardi di euro (+9,3%)
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Export, il vino italiano verso il record nel 2024

Il vino italiano “non sbanda” e mantiene costante il ritmo di crescita nelle esportazioni, ormai sempre più vicine a un record assoluto, quando manca soltanto l’ultima “tappa”, quella di dicembre, che potrebbe essere favorevole, considerato anche il fenomeno della corsa agli acquisti di fine anno (come dimostrato anche dal report Oemv) per evitare il timore di eventuali dazi del Governo Trump che, va ricordato, ancora non si sono concretizzati per il vino. Nei primi 11 mesi 2024, le spedizioni all’estero dei vini tricolore hanno superato i 7,5 miliardi di euro, a +5,4% sullo stesso periodo 2023 (erano a +5,7% nei primi 10 mesi), per 2 miliardi di litri (+3,3%). Un aumento in valore legato soprattutto, ma non solo, agli spumanti, che, in 11 mesi, superano il valore di 2,2 miliardi di euro, con un balzo del +9,3%, e sfiorano i 517 milioni di litri, con un significativo +12,6% a dimostrazione che la quasi totalità degli incrementi quantitativi del vino italiano arriva dalle bollicine che, dunque, hanno un peso determinante sul totale delle esportazioni di vino, pari al 29,5% in valore e di circa il 25,5% nei volumi. A dirlo sono gli ultimi dati Istat, aggiornati a novembre 2024, analizzati da WineNews, che confermano il trend di crescita dei vini italiani nei mercati mondiali in un periodo storico dove, sovente, il focus si sposta sul calo dei consumi condizionato da questioni economiche e dal salutismo crescente.
Guardando, comunque, alle performance in valore dei principali Paesi, gli Stati Uniti si confermano, per distacco, il primo mercato partner per le cantine italiane, con un +9% nei primi 11 mesi dell’anno, che si traduce in 1,76 miliardi di euro in valore; ma è in rialzo anche il dato della Germania, a 1,1 miliardi di euro, in crescita del +4%. Stabile, ma sempre in territorio positivo, il Regno Unito, che segna il +1,3%, a 805 milioni di euro, e dove colpisce il dato, in valore, sugli spumanti (404,4 milioni di euro) che superano la metà del totale complessivo.
Ancora bene il Canada, con una crescita del +14,7% per 413,8 milioni di euro, mentre perde qualcosa la Svizzera, a -1,7% per 377,6 milioni di euro, così come la Francia, che si ferma a 286 milioni di euro, con una perdita del -1,6% (con una quota significativa di export di bollicine italiane nel Paese dello Champagne). Sono ad un passo dai 235 milioni di euro di export di vino italiano i Paesi Bassi, con un balzo del +9,4%. A livello di performance, il miglioramento più sostanzioso è sempre quello della Russia (+52%) che nei primi 11 mesi 2024 ha esportato vino italiano per 216,1 milioni di euro, e, di questi, 111,3 milioni di euro riguardano gli spumanti. E che ha superato il Belgio (-1,3%) che si ferma a 210,6 milioni di euro, con la Svezia che migliora il dato di un anno fa e tocca i 178,8 milioni di euro (+2,7%).
La nota positiva dal blocco asiatico è quella del Giappone, vicinissimo ai 170 milioni di euro in valore (+4%), mentre è brillante la crescita dell’Austria (+14,1% pari a 149,3 milioni di euro), al contrario della Norvegia (-10,7%) che si ferma a 86,4 milioni di euro. Arretra ancora la Cina, che si attesta a 81,2 milioni di euro, con un calo del -9,8%, mentre la Corea del Sud è stabile a 45,6 milioni di euro (+1,1%).
Dati quelli aggregati per il vino italiano che, in termini di bilanci, fanno vedere il “bicchiere pieno” in molti Paesi e in diverse aree del mondo. E se la buona notizia è che la voglia di italianità nel calice resta forte, così come la solidità del settore, non bisogna, però, certamente perdere di vista le difficoltà che molte realtà produttrici stanno affrontando, sotto molti punti di vista. Le incognite poi, tra accise (Gran Bretagna) e ipotetici dazi (Usa), non mancano così come il dibattito sempre acceso sul tema del salutismo, alimentato anche dalla revisione del Beca (Beating Cancer Plan) da parte della Commissione Ue, che potrebbe portare ad un aumento delle tasse ed a limitazioni alla comunicazione e alla promozione.

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