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EXPORT: NEL PRIMO SEMESTRE 2013, VENDITE ENOICHE IN CALO DEL 3,7% (SU STESSO PERIODO 2012), TIENE IL VALORE, A QUOTA 2,35 MILIARDI (+8,6%). BENE I MERCATI STORICI, DAGLI USA ALLA GERMANIA, LA CINA, INVECE, CROLLA: -41,9% DI QUANTITÀ ACQUISTATE

Italia
Vendite di vino in quantità in calo all’estero

Il destino del comparto del vino italiano, ormai, come scriviamo da mesi, è sempre più legato alle performance all’estero e, analizzando i dati Istat del primo semestre 2013, come ha fatto il giornalista de “Il Sole 24 Ore”, Emanuele Scarci, i segnali sono a dir poco contrastanti: ad una buona crescita dei valori esportati, in crescita dell’8,6%, a quota 2,35 miliardi di euro, sullo stesso periodo del 2012, fa da contraltare il calo delle quantità, scese del 3,7%. Nulla di cui preoccuparsi, in fin dei conti, anzi, il prezzo medio, se vogliamo fare la corsa sui francesi, è necessario che continui a crescere, mentre l’aspetto che più preoccupa, semmai, è il crollo verticale sul mercato cinese, assurto da molti a grande speranza per le economie occidentali, specie nel settore del lusso: a Pechino il saldo delle vendite è su un allarmante -41%, anche se il valore è praticamente lo stesso di 12 mesi fa (-0,7%).

Scorrendo i dati Istat, relativi al primo semestre 2013, scrive Scarci, emerge il buon andamento fatto registrare dagli Usa (che restano saldamente il primo sbocco per giro d’affari del vino italiano) dove le vendite sono aumentate del 3,7% in quantità e di ben il 9,6% in valore. Risultati positivi si sono riscontrati anche in Germania (+1% in quantità e più 9,5% in valore). Progressi che diventano addirittura in doppia cifra in Francia (+16,1%), in Svezia (+15%), nel Regno Unito (+11,7%) e in Austria (+10,3%). Se, quindi, dai mercati tradizionali arrivano segnali rassicuranti, lo stesso, però, non può dirsi per i mercati nuovi. Un caso a parte è la Russia, mercato nel quale al crollo in quantità (-26,1%) fa da contraltare un sostenuto progresso nei valori (+15,9). Dati che evidenziano come su quel mercato si stia assistendo ad un significativo riposizionamento dei consumi verso i vini di fascia e di prezzo medio alti. I segnali più preoccupanti, come detto, vengono proprio da quello che è da molti considerato il mercato del futuro: la Cina. Pechino, infatti, nel primo semestre 2013, pur in presenza di un giro d’affari rimasto inalterato (-0,7%), ha di fatto tagliato le quantità acquistate, che si sono ridotte del 41,9%.

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