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Export positivo nei primi 7 mesi del 2015 per i più importanti Paesi produttori di vino al mondo, dall’Italia alla Francia, dalla Spagna agli Usa, passando per Australia e Nuova Zelanda. Difficoltà per Cile e Argentina. A dirlo il report di Rabobank

In attesa dell’ultima parte dell’anno, fondamentale per i consumi di vino tra feste, celebrazioni e regali, il 2015 sembra essere un anno davvero positivo, nel complesso, per le esportazioni dei più importanti Paesi produttori, almeno stando alla fotografia scattata dalla banca olandese Rabobank (www.rabobank.com), nel suo “Wine Quarterly Q4 2015”, analizzato da WineNews.
L’Italia, nei primi 7 mesi del 2015, ha registrato un -2% in volume, ma una crescita del 6,5% a valore, risultati che derivano in gran parte dal mix tra il crollo dello sfuso, a -13,3%, e dalla crescita degli spumanti, che segna +20,6% in volume, e anche con una leggera crescita dei prezzi. Un risultato dovuto anche alla minor forza dell’Euro sul Dollaro, di cui ha beneficiato anche la Francia, con una dinamica pressoché identica al Belpaese: -2% in quantità e +7% in valore. Nel complesso, bene anche la Spagna, che ha fatto +16% in quantità e +5,7%, soprattutto grazie agli sfusi e a mercati come Usa, Canada, Messico, Italia, Irlanda, Cina e Olanda.
Decisamente bene anche gli Stati Uniti, che crescono in volume, del 4%, ma soprattutto in valore, a +15%, grazie al balzo delle esportazioni di vino imbottigliato (+8% in quantità e +28% in valore), con ottimi risultati in Uk, Hong Kong e Germania, che hanno assorbito il leggero calo registrato dai vini americani sul mercato canadese. E mostra segnali di ripresa anche l’export del vino d’Australia, che ha fatto +6,2% in volume e +8% in valore, soprattutto grazie al boom in Cina (dove le spedizioni sono cresciute dell’80,5% in volume e del 59,2% in valore), ma positiva anche la Nuova Zelanda, a +9,1% in quantità e +12,1% in valore.
Qualche segnale di difficoltà, invece, arriva dal Sudamerica, dove l’Argentina registra una crescita dell’8,8% nei volumi esportati, ma appena il +0,6% in valore, segno evidente che il prezzo medio del prodotto esportato, per il 70% sfuso, è in drastico calo. E fa ancora peggio il Cile, che cresce del 5,8% in quantità, ma perde l’1,5% in valore, con lo sfuso che vede crescere la sua quota sul totale delle esportazioni, arrivata al 42% di tutto il vino che lascia il Paese.

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