Tra i brand del vino più importanti al mondo, quelli indicati dai consumatori dei principali mercati, di spazio per l’Italia ce n’è davvero poco: solo Ruffino, realtà con il cuore e le radici nel Chianti Classico, ma vigneti di proprietà ed investimenti importanti anche in Veneto, in terra di Prosecco, di proprietà del gruppo Constellation Brands, riesce a piazzarsi alla posizione n. 30 del “Wine Intelligence Global Wine Brand Power Index 2022”, che ha messo in fila i 30 marchi globali più popolari (qui la Top 15), giudicati secondo sei input diversi: la “awareness index” (la percentuale di coloro che riconoscono un marchio da una lista di nomi e loghi), il “purchase index” (fatto dalla percentuale di chi ha comprato un brand negli ultimi tre mesi o pensa di farlo), ed il “connection index” (la percentuale di chi trova che il brand sia affine a persone come lui, e di chi lo raccomanderebbe ad un amico).
Poco male, perché il vino italiano è fatto di tante eccellenze ma di numeri lontani a quelli di chi può vantare dimensioni produttive industriali, e questo non può essere considerato un limite. Specie sul mercato interno, che resta il terzo per consumi complessivi e punto di riferimento per le nostre produzioni - che nel Belpaese fanno una buona metà dei propri fatturati - cui Wine Intelligence dedica un focus specifico. Da cui emerge come i brand più forti in Italia siano, confermando le posizioni di un anno fa, la griffe del Trentodoc, Ferrari, la cantina che ha inventato il Franciacorta, Berlucchi, della famiglia Ziliani, e Donnafugata, la cantina siciliana della famiglia Rallo, tra le firme del rinascimento del vino di quella Sicilia.
Ai piedi del podio, una new entry come Corvo, altro marchio storico della viticoltura di Sicilia, proprietà di Duca di Salaparuta, seguito da un nome storico del Barolo come Fontanafredda, casa madre del gruppo vitivinicolo della famiglia Farinetti. Alla posizione n. 6, uno dei brand simbolo del Prosecco di Valdobbiadene, Mionetto, e poi uno dei gruppi più importanti in assoluto del vino italiano come Antinori (salito al n. 7), guidato da 26 generazioni dalla famiglia Antinori (oggi al vertice ci sono Albiera, Allegra e Alessia Antinori, con la guida del Marchese Piero Antinori e dell’ad Renzo Cotarella). E ancora, Feudi di San Gregorio (n. 8), cantina di riferimento della viticoltura d’Irpinia e del Meridione, guidata da Antonio Capaldo, quindi Sella & Mosca (n. 9), una delle cantine di riferimento della viticoltura di Sardegna, del Gruppo Terra Moretti, e, a chiudere la Top 10, Zonin, una delle più grandi realtà private del vino italiano, con oltre 2.000 ettari vitati divisi nelle 7 tenute in Italia (Cantine Zonin, Ca’ Bolani, Castello di Albola, Castello del Poggio, Tenuta Il Bosco - Oltrenero, Principi di Butera, Rocca di Montemassi e Masseria Altemura), cui si aggiungono Barboursville in Virginia e il progetto Dos Almas, la joint venture con la famiglia Vial in Cile.
Proseguendo, troviamo Caviro (n. 11), la più grande tra le cooperative e produttore del popolare Tavernello, quindi Cantina di Soave (n. 12), la più grande e storica cantina cooperativa del territorio del bianco veneto, seguita da Duca di Salaparuta (n. 13), da un altro nome storico del Prosecco Docg e di Valdobbiadene, come Valdo (n. 14), e Rapitalà (n. 15), tenuta siciliana fondata da Hugues Bernard Conte de la Gatinais e controllata dal Gruppo Italiano Vini (Giv). Alla posizione n. 16 un’altra storica cantina della Franciacorta, Bellavista, della Famiglia Moretti, quindi Banfi (n. 17), azienda che ha giocato un ruolo fondamentale nella costruzione del successo del Brunello di Montalcino nel mondo, ed oggi gigante della viticoltura del Belpaese, Bolla (n. 18), storico marchio veneto di proprietà del Gruppo Italiano Vini (Giv), Frescobaldi (n.19), il gruppo guidato da Lamberto Frescobaldi - e seconda realtà del Belpaese enoico per redditività, secondo Mediobanca - che mette insieme più di 1.500 ettari vitati nei territori più importanti della Toscana del vino, tutte sotto il cappello della “Tenute di Frescobaldi”, a cui si aggiungono aziende che sono diventati miti assoluti del vino mondiale, come Masseto e Ornellaia a Bolgheri, su tutte, o ancora Luce a Montalcino, senza dimenticare Attems, in Friuli Venezia Giulia, e Val d’Oca (n. 20), realtà cooperativa del Prosecco di Valdobbiadene da 15 milioni di bottiglie.
Alla posizione n. 21 una delle aziende di riferimento del panorama del Chianti Classico, Barone Ricasoli, seguita da Mezzacorona (n. 22), modello cooperativo del vino del Trentino, guidato da Luca Rigotti, quindi Mastroberardino (n. 23), cantina simbolo della Campania enoica guidata Piero Mastroberardino, Settesoli (n. 24), una delle realtà cooperative più importanti di Sicilia, con 6.000 ettari di vigneto e una base sociale che conta 5.000 famiglie di viticoltori, e La Gioiosa (n. 25), popolare marchio del Prosecco Doc. A chiudere la top 30 dei marchi del vino più importanti sul mercato italiano di Wine Intelligence, Santa Margherita (n. 26), il gruppo guidato dalla famiglia Marzotto e dall’ad Beniamino Garofalo, una delle realtà più importanti del vino italiano (con cantine come Santa Margherita, Kettmeir, Cà del Bosco, Mesa, Lamole di Lamole, Cà Maiol e non solo), Ronco (n. 27), Planeta (n. 28), vero e proprio faro del vino di Sicilia, cantina che ha segnato il rinascimento enoico dell’Isola, fondata dal compianto Diego Planeta, e oggi guidata da Alessio, Francesca e Santi Planeta, Masi (n. 29), la griffe dell’Amarone controllata dalla famiglia Boscaini, e San Crispino (n. 30).
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