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FINANZA: IL FUTURO DEL MONDO DEL VINO ? AZIENDE LEADER VERSO LA BORSA, AZIENDE DELLA FILIERA ORIENTATE SU BANCHE E CREDITO TRADIZIONALE, PMI PER COLLABORAZIONI CON IL SISTEMA BANCARIO. QUESTI I MODELLI FINANZIARI PROSPETTATI DAL CENSIS

Italia
Il primo certificato en primeur (o "futures") in Italia:l'ha emesso Castello Banfi sulla vendemmia 1995

“Le aziende leader grandi e medio grandi potranno avvalersi della finanza evoluta (Borsa e nuovi strumenti); le aziende del terziario di filiera potranno contare su banche e strumenti creditizi tradizionali; ma nuovi investitori, cooperative e medie e piccole aziende dovranno trovare nuove linee di collaborazione con il sistema bancario per sostenere ristrutturazioni, merger & acquisition, operazioni sul capitale”. Se questa è la prospettiva futura del modello finanziario, perfettamente sintetizzata dal professor Fabio Taiti del Censis Servizi Spa - al convegno su “Vino & Finanza”, organizzato dall’Enoteca Italiana di Siena e dalla Banca Mps (si replicherà al “Salone del Vino” di Torino, dal 22 al 25 novembre, dove il tema “vino e strumenti finanziari” sarà centrale) - la realtà, sempre per bocca di Taiti, è un’altra: “la finanza è una vera area critica per l’evoluzione della nostra viticoltura, rappresentata dal fatto che, soprattutto nel passato (e forse un po’ anche adesso, ndr), le ristrutturazioni sono state conseguenti ad una massa imponente di investimenti alimentati da una finanza abbastanza elementare, per metà assistita (Unione Europea, Stato, Regioni …) e, per metà generata, da autofinanziamenti e da credito bancario a medio e breve termine”. Ma il convegno - che ha visto tra gli altri le comunicazioni di Nicola Dante Basile, giornalista de “Il Sole24 Ore”, Mario Fabiani dell’Area Finance della Banca Mps, Marco Malvicini, amministratore delegato di “Studi ed investimenti mobiliari”, Christian Roger, amministratore delegato di “Vino e finanza”, Guido Vesin, partner di “Deloitte & Touche Corporate Finance”, Carlo Cambi, giornalista de “La Repubblica” - ha analizzato anche altri molteplici, ed a volte contrastanti, argomenti, illustrando, sotto diversi aspetti, altre tendenze del mercato vitivinicolo italiano.
Prima le immancabili cifre, che evidenziano come il settore vino sia in continua crescita secondo un principio che privilegia la qualità a dispetto della quantità. L’Italia produce il 21% dell’intera produzione vinicola mondiale e, a fronte di un decremento del 9,5% in quantità dell’export nel 2001, si è assistito ad un incremento dei valori del 6,8%; frutto sicuramente dell’ammodernamento del “vigneto Italia” che ha coinvolto diversi imprenditori provenienti da altri settori, ed attratti da un fenomeno che, da quello che risulta dalle indagini degli analisti finanziari, sta ricalcando il fenomeno della moda e del lusso. E’ l’afflusso di nuovi capitali e, grazie all’ingresso di professionisti più avvezzi a trattare “il soggetto denaro”, il pieno utilizzo dei fondi messi a disposizione dall’Unione Europea, che hanno permesso di innalzare lo standing produttivo dei vini italiani contenendo le produzioni, ristrutturando vigneti e cantine e rivalutando i vitigni autoctoni senza però demonizzare, dove questi risultino fattivi ad un miglioramento qualitativo, i cosiddetti vitigni internazionali. Bisogna dire che anche l’evoluzione del comportamento dei consumatori e la riprogettazione dei sistemi distributivi hanno incrementato la spinta a crescere.
Ed in tutto questo, quale è il ruolo svolto dalla finanza ? Discordi i pareri, un po’ come il quesito “dell’uovo e della gallina”: è stata la finanza a cercare il vino o viceversa ? Ed anche su questo argomento è da prendere per buona l’autorevole tesi espressa dal professor Fabio Taiti del Censis Servizi Spa, ovvero che i “seguci” avvezzi a fiutare odor di rendimenti hanno puntato verso le vigne: “le aziende - ha spiegato Taiti - hanno sicuramente beneficiato di questo avvicinamento, anche se per ora, si può parlare in senso concreto solo di quelle operazioni che riguardano provvedimenti agevolati, contratti di leasing, rapporti con le banche per mutui e credito ordinario; tiepido è l’interesse per gli strumenti finanziari evoluti, i contratti assicurativi e la Borsa, ovvero per quella parte della finanza che più stimola l’immaginario degli investitori. In particolare, la Borsa risulta poco appetibile per la grande maggioranza dei produttori (il 75% dell’aziende vinicole posseggono meno di un ettaro di vigna e solo il 3,3% superano i 5 ettari) che hanno esigenze diverse rispetto a quelle dei mercati finanziari di un certo tipo, in quanto nessuno si sognerebbe di rinunciare al sistema della tassazione del reddito dominicale e reddito agrario ed all’Iva forfettaria per abbracciare il sistema contributivo societario”.
La strada degli strumenti finanziari innovativi (nonostante che l’Area Mps Finance abbia rilevato un certo interesse da parte delle aziende per strumenti quali certificati di acquisto - wine/futures, vendite en primeur - wine/options e certificati ad esercizio multiplo) è ancora poco percorribile. E le operazioni fatte in passato, sono da considerarsi più operazioni di marketing che altro. A differenza della Francia, i tentativi fatti hanno riguardato solo una piccola parte della produzione di un determinato vino, ed inoltre, non esistendo una rete commerciale come quella di Bordeaux, per la quale la vendita en primeur non si riflette sul consumatore finale, bensì sull’intermediario che decide di acquistare una partita piuttosto che un’altra, esiste un alto rischio (comprovato) di turbativa del mercato provocata da una valutazione del vino al dettaglio.
Diverso è invece l’approccio di quelle società finanziarie - come ha spiegato Guido Vesin, partner di “Deloitte & Touche Corporate Finance” (che ha anche, tra l’altro, parlato “di un certo interesse degli operatori finanziari stranieri ad entrare nel mercato vitivinicolo italiano”) - che si stanno specializzando nel fornire servizi di consulenza, soprattutto in vista di fusioni ed aquisizioni, a quelle aziende vinicole di dimensioni più grandi ad abbracciare le operazioni nominate. La tendenza è quindi quella di approntare una serie di progetti finanziari dedicati alle aziende vinicole ed alla loro dotazione patrimoniale. Più difficile, e … forse negativo, un po’ come ha ricordato al convegno di Siena l’italo-francese Christian Roger, trasformare il prodotto vino soltanto in un mezzo di investimento e di speculazione: “non dimentichiamoci che il vino è veicolo di storia e di cultura ed è pur sempre un alimento, anche se si è trasformato da necessità-abitudine in piacere. E sarà bene (anche per il mercato) che continui a restare tale.

Lo studio del Censis Servizi Spa (autore: professor Fabio Taiti)
Problemi, soggetto, strumenti, esperienze per la finanza del vino
1 Caso
Problematiche: sfasamenti stagionali, esposizioni, rientri
Aziende interessate: tutte
Strumenti: apertura di credito stagionale e di campagna
Esperienze: varie
Soggetti finanziari: banche
2 Caso
Problematiche: lunghezza cicli invecchiamento vino
Aziende interessate: tutte
Strumenti: cartolarizzazione del magazzino
Esperienze: Gattinara/Banca di Roma
Soggetti finanziari: banche
3 Caso
Problematiche: rischi connessi agli andamenti stagionali
Aziende interessate: tutte
Strumenti: contratti assicurativi
Esperienze: allo studio
Soggetti finanziari: compagnie assicurative
4 Caso
Problematiche: debolezza finanziaria e bassa forza contrattuale
Aziende interessate: piccole e medie aziende/cooperative
Strumenti: accordi tra produttori, alleanze, joint-venture
Esperienze: Montalcino Invest
Soggetti finanziari: società di partecipazioni con o senza supporti bancari
5 Caso
Problematiche: investimenti e ristrutturazione e sviluppo
Aziende interessate: medie aziende/cooperative
Strumenti: fusioni, conferimenti, merger acquisition
Esperienze: varie
Soggetti finanziari: banche anche in pool, necessità specifici indici rating
6 Caso
Problematiche: grandi investimenti, diversificazioni
Aziende interessate: grandi aziende, gruppi
Strumenti: Borse Titoli (azioni/obbligazioni)
Esperienze: Credite Agricole Alternative, World Wine Exchange, Euronext, Investimenti Doc, Mediobanca con Antinori/Frescobaldi
Soggetti finanziari: società di consulenza e finanza
7 Caso
Problematiche: cicli invecchiamento, aleatorietà quotazioni future di vini
Aziende interessate: primarie aziende vitivinicole
Strumenti: futures, vendite “en primeur”
Esperienze: Castello Banfi, Consorzio del Brunello, WineTip
Soggetti finanziari: società di consulenza, brokeraggio e finanza
8 Caso
Problematiche: Investimenti in qualità
Aziende interessate: piccole e medie aziende Strumenti: fondi chiusi
Esperienze: Emprimer Spa
Soggetti finanziari: società di consulenza e finanza. Necessità di attivazione mercati secondari

Vino & Finanza: l’angolo legislativo
Ministero Politiche Agricole: “Attendiamo il sì del Tesoro
per estendere il credito d’imposta alle imprese agricole senza bilancio”

Il capo dell'ufficio legislativo della segreteria del Ministero Politiche Agricole, Stefano Vaccari ha precisato che “il Ministero delle Politiche Agricole si impegna ad estendere il credito d’imposta anche alle imprese agricole, in particolare, quelle senza bilancio. Per questo dobbiamo però attendere il sì del Ministero del Tesoro”. Vaccari ha poi indicato gli strumenti del Governo a favore del settore vitivinicolo: “la legge di orientamento sulla multifunzionalità (articolo 13), il fondo di garanzia previsto dalla legge sulle piccole e medie imprese istituito presso il Mediocredito Centrale adesso operativo in favore i confidi agricoli. Alla crescita del mercato agricolo-finanziario, deve seguire anche la crescita del ‘mercato delle istituzioni’. Occorre essere presenti quando i produttori hanno bisogno”.

Max Savelli

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