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LO SCENARIO

Fine Wines, Piemonte e Toscana le Regioni cresciute di più (dopo la Borgogna) in 10 anni

L’analisi “Wine-Lister Leagues 2023”, firmata dal portale inglese del Groupe Figaro. Con tanti top brand italiani sugli scudi

La contrazione dei prezzi, le gemme nascoste, i vini che, nelle diverse annate, sono migliorati di più nel tempo, le etichette su cui investire, i produttori da seguire con più attenzione e non solo. Sono tanti gli spunti che arrivano dall’analisi “Wine Leagues” 2023 by “Wine Lister”, il celebre portale inglese dedicato ai fine wines (acquistato nel 2020 da Groupe Figaro, editore di uno dei più importanti quotidiani di Francia, “Le Figaro”, e di uno dei siti francesi dedicati al vino di maggior successo, “Figaro Vin”). Che, per iniziare, ha guardato all’andamento dei prezzi. Da cui emerge che, dopo sei anni di crescita consecutiva, è arrivato il segno negativo per diversi territori, con lo Champagne giù del -13% nelle quotazioni, la Borgogna a -12% (ma dopo il +47% del 2022).
Dati che, però, portano la performance a 10 anni della Borgogna a +371, seguita dalle due Regioni italiani più importanti quando si parla di grandi vini, ovvero Piemonte (+313%) e Toscana (+245%). Che nel 2023, secondo Wine Listers, si sono difese anche in questo 2023, con un +2%, con l’Italia unico Paese in positivo, sul fronte dei prezzi, dietro alla Spagna (+5%). Guardando al livello di “popolarità”, basato sulle ricerche on line relative a 20 vini top delle diverse Regioni negli ultimi 2 anni, emerge che Borgogna e California sono al top, lo Champagne è cresciuto del +11%, la Toscana è cresciuta del +2%, mentre continua a diminuire la popolarità del Piemonte, tra i big, nonostante le recensioni positive sull’annata 2019, continua Wine Lister.

Che ha analizzato anche le etichette cresciute di più, in quantità, secondo il “Quality Score” basato su recensioni e punteggi di firme come Jancis Robinson, Antonio Galloni e Neal Martin di Vinous, Bettane+Desseauve, Jeannie Cho Lee. Ebbene, ad essere cresciuto di più, in percentuale, in assoluto, è il Brunello di Montalcino di Cupano (con un incremento di rating che sfiora il +15%), sul podio insieme ai Barolo di Giacomo Borgogno e Figli, e la Vigna Rionda di Luigi Oddero, e poi con incrementi di punteggio tra il +5% ed il +10%, in ordine, il Langhe Arte di Domenico Clerico, l’Oreno di Tenuta Sette Ponti, il Brunello di Montalcino di Lisini, il Barolo Vigna Enrico VI di Cordero di Montezemolo ed il Barolo Villero di Giacomo Fenocchio.
Altro aspetto interessante, che emerge dalle interviste ad oltre 50 manager e responsabili di aziende che si occupano di fine wine nel mondo, quello dei “vini memorabili” e delle etichette che non possono mancare in una “cantina da sogno”. Nel primo caso, relativo ai vini da ricordare assaggianti nell’anno, a fianco di diverse annate dei grandi di Francia come La Tâche, Haut-Brion, Petrus, Cheval Blanc, Figeac, Mouton Rothschild e così via, ci sono anche due dei nomi più celebri del Brunello di Montalcino, ovvero Biondi Santi, con le Riserva 1999 e 2008, e Soldera Case Basse, con la 1993 e l’annata 2019. Soldera che, tra le altre cose, è anche tra i brand italiani cresciuti di più nel numero di ricerche, e quindi di popolarità, insieme a Petrolo, Bruno Giacosa e Quintarelli. Mentre tra i vini che devono far parte di una cantina da sogno, gli esperti, guardando all’Italia, segnalano un solo grande nome, che è ormai il riferimento assoluto del vino italiano da investimento, ovvero il Barolo Monfortino Riserva di Giacomo Conterno, in particolare con l’annata 2002.
E se, secondo Wine Lister, i migliori “Value picks”, ovvero i vini dal miglior rapporto qualità prezzo, ci sono, per l’Italia, il Barbaresco di Pelissero, il Barolo Bricco Fiasco di Azelia ed il Barolo Arborina di Renato Corino, tra i “buzz brand”, ovvero quelli di cui si parla di più, per l’Italia del vino ci sono grandi classici come Masseto, Sassicaia e ancora Soldera, dalla Toscana, e G. B. Burlotto, dal Piemonte. Tra le cantine italiane selezionate tra le 20 “Hidden Gems” del 2023, invece, domina il Piemonte, con Fenocchio, e classici che tornano a riemergere come Elio Grasso e Produttori del Barbaresco, mentre si segnala anche Pieropan, griffe di riferimento del Soave.
Tanti brand italiani, dunque, nel radar di Wine Lister, di cui abbiamo selezionate anche i vini “Must Buy”, ovvero quelli su cui investire, secondo il punteggio del “Wine Lister Score”, formato da un algoritmo che tiene conto di diversi parametri, tra qualità, valutazione dell’annata, andamento dei prezzi e così via. E così, per il Belpaese, al top con 100 punti su 100 c’è l’Alceo 2013 di Castello dei Rampolla, davanti, con 99 punti, al Flaccianello della Pieve 2015 di Fontodi, e a tanti altri vini con 98 punti, come il Masseto 2010 e 2007, il Barolo Cascina Francia 2006 di Giacomo Conterno, il Tignanello 2016 di Antinori, il Sammarco 2006 ancora di Castello dei Rampolla, il Percarlo 2013 e 2015 di San Giusto a Rentennano, il Collezione Privata Cabernet Sauvignon 2010 di Isole e Olena (che, come Biondi Santi, è di proprietà del gruppo Epi della famiglia Descours), l’Apparita 2013 di Castello di Ama, ed il Barolo Rocche di Castiglione 2014 di Vietti.

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