Anche nelle proprietà che un tempo appartenevano alla mafia è tempo di vendemmia: alla cooperativa “Placido Rizzotto”, nata per coltivare dopo anni di abbandono i campi delle zone di Corleone, Monreale, San Giuseppe Jato e Piana degli Albanesi, si è appena concluso il raccolto dell’uva.
Si produrranno per quest'anno solo due tipologie di vino: il bianco Igt “Placido”, ottenuto da uve Catarratto, che deve il suo nome alla figura di Placido Rizzotto, il sindacalista corleonese che ha dato la vita per la liberazione delle sue terre dall’oppressione mafiosa, e “I cento passi”, a base di Nero d’Avola, che si ispira al famoso film di Marco Tullio Giordana sulla vita di Peppino Impastato, ucciso dalla mafia, per un totale di circa 50.000 bottiglie bianche e 35.000 rosse. L'imbottigliamento è previsto per febbraio-marzo, per essere in distribuzione in primavera. I vini Libera Terra, distribuiti da Coop Italia, saranno presentati, al Salone del Gusto di Torino, da Don Luigi Ciotti, fondatore del Gruppo Abele e presidente di Libera.
Vendemmiare quest’anno è stato particolarmente difficile: il carico di lavoro è notevolmente aumentato rispetto al 2005, con conseguente necessità di maggior manodopera. La cooperativa “Placido Rizzotto” ha inoltre deciso di non intensificare la meccanizzazione, per salvaguardare la qualità delle uve raccolte.
La cooperativa “Placido Rizzotto” lavora i beni confiscati alle famiglie mafiose nei comuni dell’Alto Belice, restituiti al lavoro regolare. Il Catarratto e il Trebbiano appartenevano ai Genovese, gli altri alla famiglia di Totò Riina. “Nessun problema di vicinato - spiega il presidente della cooperativa Gianluca Faraone - pur considerando che alcuni terreni circostanti appartengono ancora a persone collegate ai clan, il nostro diritto sulle terre viene rispettato e accettato”.
Elena Miglietti
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