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PROGETTI DI IMPRESA

Formazione e studio per scrivere un nuovo futuro: la visione del Consorzio Italia del Vino

Le 25 cantine del gruppo (oltre 1,5 miliardi di fatturato, il 15% dell’export italiano) lanciano una “Wine Business School” e guardano a nuovi mercati
ANGELINI ESTATES, BANFI, BISOL, CA' MAIOL, COLLIS HERITAGE, CONSORZIO ITALIA DEL VINO, DI MAJO NORANTE, DIESEL FARM, DREI DONÀ, DUCA DI SALAPARUTA, FERRARI FRATELLI LUNELLI, GRUPPO ITALIANO VINI, GRUPPO MEZZACORONA, LE MONDE, LIBRANDI ANTONIO E NICODEMO, LUNAE BOSONI, MARCHESI DI BAROLO, MEDICI ERMETE & FIGLI, MERCATO, MESA, SANTA MARGHERITA GRUPPO VINICOLO, TENIMENTI LEONE, TERRE DE LA CUSTODIA, TERREDORA DI PAOLO, TORREVENTO, vino, WINE BUSINESS SCHOOL, ZACCAGNINI, ZONIN1821, Italia
Il Consorzio Italia del Vino mette insieme 25 cantine top, per promozione e formazione

Non vive un momento brillante, il settore del vino italiano, che soffre, anche se per ora tiene. Sebbene tra le aziende, come emerso da un sondaggio WineNews, siano di più quelle che prevedono di chiudere l’anno in calo, rispetto a chi stima una crescita. Difficoltà economiche che frenano i consumi, crisi internazionali, guerre, salutismo, clima e concorrenza di altre bevande, soprattutto tra i giovani, ma anche il rischio dei dazi in Usa, sono tutti elementi di preoccupazione per gli operatori di settore.
Eppure, anche se le difficoltà sono innegabili, questa fase di crisi più o meno profonda, prima o poi, passerà, magari già dalla seconda metà del 2025, prevedono e sperano alcuni, portando come ogni momento di difficoltà, dei cambiamenti, ma anche degli stimoli nel ripensare l’approccio al mercato e alla produzione di vino, in termini di volume ma anche stilistica, nonché nel rivedere ancora in maniera più attenta la gestione delle aziende da un punto di vista efficacia ed efficienza degli investimenti. Sperando, ovviamente, che i problemi che arrivano da fuori dal settore del vino nello specifico, si risolvano quanto prima, dalle guerre, per una questione prima etica ed umana, ovviamente, e poi economica, al costo del denaro che, tornando a livelli più bassi di quelli di oggi, aiuterebbe a ridare slancio agli investimenti. È il quadro che emerge dalle parole delle cantine, intervistate da WineNews (video nei prossimi giorni), aderenti al Consorzio “Italia del Vino”, che, in quindici anni di attività, ha creato una compagine di 25 realtà di primo piano del settore (Angelini Estates, Banfi, Bisol, Ca’ Maiol, Collis Heritage, Di Majo Norante, Diesel Farm, Drei Donà, Duca di Salaparuta, Ferrari Fratelli Lunelli, Gruppo Italiano Vini, Gruppo Mezzacorona, Le Monde, Librandi Antonio e Nicodemo, Lunae Bosoni, Marchesi di Barolo, Medici Ermete & Figli, Mesa, Santa Margherita Gruppo Vinicolo, Tenimenti Leone, Terre de La Custodia, Terredora di Paolo, Torrevento, Zaccagnini e Zonin1821), che mettono insieme un fatturato superiore a 1,5 miliardi di euro, ed una quota di export pari al 15% del valore nazionale, coprendo il territorio italiano dalle Alpi alla Sicilia, per oltre 15.000 ettari di vigneti complessivi, dando occupazione ad oltre 3.500 persone. Un’unione di imprese.
Che, ieri sera, a Roma, hanno festeggiato il quindicesimo anno di attività, lanciando progetti futuri mirati soprattutto alla formazione dei nuovi professionisti del settore, come spiegato dalla presidente del Consorzio Italia del Vino (e dg Giv - Gruppo Italiano Vini, ndr), Roberta Corrà: “la più grande novità del 2025, per il Consorzio Italia del Vino, sarà l’attivazione di “Italia del Vino Wine Business School”, di cui siamo ideatori e organizzatori. Un interessante progetto formativo in materia di viticoltura ed enologia, con particolare attenzione al marketing, alla comunicazione del vino e del territorio, che, oltre alla parte teorica, comprende anche un periodo di praticantato in azienda. Lo scopo è scoprire talenti, mettendo in collegamento domanda e offerta a beneficio di entrambe. Al termine del percorso formativo i cinque migliori studenti riceveranno una proposta di assunzione a tempo determinato, della durata di un anno”, ha spiegato la presidente Corrà. Che ha aggiunto come il Consorzio abbia in programma ricerche sui mercati emergenti e sulle nuove tendenze di consumo, proponendosi come osservatorio privilegiato per i trend del settore enologico.
Un aspetto fondamentale, quello di allargare gli orizzonti ed intercettare, o meglio ancora anticipare, i nuovi trend, hanno spiegato gli imprenditori, in un contesto economico globale che resta in una condizione di incertezza. Tuttavia, nel 2024, ricorda il Consorzio Italia del Vino, citando dati dell’Osservatorio Federvini & Wine Monitor Nomisma, “le importazioni di vino italiano si sono mantenute stabili in molti mercati, con alcune categorie che hanno registrato positive performance. Gli spumanti del Belpaese, ad esempio, hanno avuto, nel 2024, incrementi significativi sui primi 9 mesi 2023: +2% in valore e +4,4% in volume: in particolare, in Francia e Australia le crescite si avvicinano o superano la doppia cifra percentuale sia in valore che in volume. Seppur con una lieve flessione complessiva gli Usa hanno registrato aumenti del +4,2% in valore e del +2% in volume per i vini fermi e frizzanti imbottigliati”.

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