“L'Italia ha lavorato molto bene all'esportazione compensando così lo stallo dei consumi di vino nel paese”. Lo ha dichiarato all'Ansa il direttore generale dell’Organizzazione internazionale della vigna e del vino (Oiv), Federico Castellucci, sottolineando “l'accelerazione” nel 2006 del sistema esportazione dell'Italia che resta, con 17 milioni di ettolitri, il primo paese esportatore, posizione che ha conquistato nel 2006 spodestando Spagna e Francia. Anche per la produzione l’Italia è il numero 1 al mondo con 52 milioni di ettolitri, 1,5 milioni in più del 2005, davanti alla Francia che segue con 51,7 milioni. La Spagna è al terzo posto con 39,3 milioni.
“Nel 2006 l’Italia ha esportato il 5,3% in più rispetto al 2005, è molto” ha detto nella presentazione delle previsioni della sua organizzazione. Il vino italiano ha confermato la sua forte posizione sul mercato americano “dove si batte per il primo posto con un testa a testa con quello australiano” ha indicato Castellucci rilevando la forte crescita del mercato Usa “ormai delle dimensioni di quello italiano”. “Va benissimo che diventi anche il doppio di quello italiano, a patto però che continui ad importare il vino italiano” ha aggiunto Castellucci. Secondo le previsioni degli esperti, gli Usa, attualmente attestati a 26 milioni di ettolitri, supereranno verso il 2010 i francesi, primi consumatori al mondo con 32,8 milioni di ettolitri.
Il direttore generale dell’organismo intergovernativo che riunisce 48 paesi, vede però il futuro delle esportazioni in paesi come l’India e la Cina, che si stanno pian piano aprendo ai consumi del vino con potenziali di crescita immensi.
L’Italia comunque non è l’unico produttore di vino a puntare sul suo futuro all’esportazione: nel 2006, sottolinea Castellucci, il 34,5% della consumazione del vino è avvenuta al di fuori del paese di produzione. All'inizio degli anni ‘80 era il 18%.
Spettacolare, aggiunge, è poi la progressione operata nel commercio mondiale dei paesi produttori del gruppo dei paesi del nuovo mondo (Argentina, Cile, Sudafrica, Australia, Nuova Zelanda e Stati Uniti): le loro esportazioni hanno raggiunto il 27,4% contro lo 0% di quindici anni fa. I tre principali produttori (Italia, Francia e Spagna) conservano comunque il 55% del mercato mondiale. Secondo Castellucci gli europei non devono temere i Paesi del nuovo mondo in quanto sono loro che hanno fatto scoprire il vino a nuovi mercati.
Gli esperti dell’Oiv prevedono, per il 2006, un differenziale tra produzione e consumi di 42 milioni di ettolitri, dopo i 41 del 2005 e i 61 del 2004. Una situazione per la quale, secondo Castellucci, urge una ristrutturazione soprattutto nella vigna in Europa dove “una parte importante della produzione è destinata alla distillazione, in particolare per i carburanti”.
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