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Forte dell’accordo di libero scambio con la Cina e di un canale privilegiato con gli Usa, l’export di vino australiano cresce, in valore, dell’11% tra luglio 2015 e giugno 2016, come raccontano i dati del “Wine Australia’s Export Report”


Forte dell’accordo di libero scambio con la Cina, l’Australia del vino vede crescere il valore delle proprie esportazioni dell’11% tra luglio 2015 e giugno 2016, come rivelano i dati del “Wine Australia’s Export Report” dell’associazione nazionale dei produttori australiani (www.wineaustralia.com). Merito dell’imbottigliato, cresciuto sui mercati del 15%, a quota 1,7 miliardi di dollari australiani (1,15 miliardi di euro, ndr), ad un prezzo medio di 5,35 dollari australiani (3,64 euro) al litro, il massimo dal 2003. “La domanda di vini australiani continua a crescere - commenta il Ceo di Wine Australia, Andreas Clark - specie da Nord America ed Asia. Quasi metà della crescita registrata negli ultimi 12 mesi è merito dei nostri fine wine, ossia quelli che vengono spediti sui mercati esteri a prezzi superiori ai 10 dollari australiani (6,8 euro) al litro tasse escluse, che hanno registrato un +26%, per un valore record di 499 milioni di dollari australiani (339 milioni di euro)”.

Una crescita, quella dei fine wine australiani, sostenuta principalmente dai due partner principali, Usa e Cina. “Negli Stati Uniti - continua Andreas Clark - la crescita dei vini sopra i 10 dollari australiani è stata del 16%, mentre in Cina addirittura del 71%, con la Gran Bretagna al +15%, il Canada al +12% ed Hong Kong al +5%. Una crescita che, nel complesso, ha contribuito ad una crescita dei valori esportati pari a 102 milioni di dollari australiani”. Tornando ai dati complessivi, l’unica macro regione in calo è l’Europa, con un arretramento contenuto in un -1%, a 574 milioni di dollari australiani (390 milioni di euro) di vino importato dalla Terra dei Canguri, con il mercato del Nord Est asiatico a fare da contraltare, grazie ad una crescita del 34%, a 618 milioni di dollari australiani (pari a 420 milioni di euro, 107 in più dei 12 mesi precedenti). Bene anche il Nord America, dove i vini d’Australia crescono dell’8%, a 646 milioni di dollari australiani (439 milioni di euro), mentre rallenta il Sud Est asiatico, comunque al +5%, a quota 142 milioni di dollari australiani (96 milioni di euro).

Fondamentale in questa dinamica espansiva, come accennato in apertura, il trattato di libero scambio firmato con la Cina (il “China-Australia Free Trade Agreement”) in vigore dal 2015, che ha portato ad un vero e proprio boom dell’export verso Pechino: +50% nel periodo luglio 2015 - giugno 2016, a quota 419 milioni di dollari australiani (285 milioni di euro). Se si considera anche il dato di Hong Kong, che vale 124 milioni di dollari australiani (84 milioni di euro), quello cinese è il primo mercato per l’export del vino australiano. Il segmento più performante in Cina è quello dei vini sopra i 10 dollari australiani al litro, cresciuto del 71% a quota 169 milioni di dollari australiani (115 milioni di euro). Rimanendo in Asia, tra i mercati minori, ma comunque importanti, ci sono il Giappone, cresciuto del 4% per un controvalore di 45 milioni di dollari australiani (30 milioni di euro), e la Corea del Sud, che con un balzo del 29% tocca i 13 milioni di dollari australiani (9 milioni di euro).

Il mercato di riferimento, però, è ancora quello degli Stati Uniti, cresciuto dell’8% a quota 449 milioni di dollari australiani (305 milioni di euro), con una crescita del settore premium del 16%, che racconta in maniera plastica come sia cambiata, anche tra gli importatori ed i consumatori Usa, la percezione del vino australiano. Diverso, invece, l’andamento sul mercato britannico, ancora primo in termini di volumi, ma fermo, in valore, a 369 milioni di dollari australiani (251 milioni di euro): l’80% del vino spedito verso Londra, infatti, è sfuso, e quindi a basso prezzo. “C’è ancora tanto lavoro da fare - conclude il ceo di Wine Australia - per far crescere la consapevolezza e la disponibilità di vini premium australiani, specie sul mercato Usa: per continuare in un percorso di crescita sostenibile in quello che per noi è il primo mercato serve un approccio di lungo termine, ed un’attenzione particolare nel creare relazioni e fiducia nel settore, supportandolo con investimenti significativi capaci di guidare la comunicazione del vino australiano nel mondo”.

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