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FORUM BANCA MPS SUL VINO ITALIANO: IL “MAIN DRIVER” DELL’ITALIA ENOICA? L’EXPORT. 2011 ANNO RECORD PER IL COMPARTO, MA LE PROSPETTIVE PER IL 2012 POTREBBERO ESSERE MENO ROSEE. ECCO LO SCENARIO ENOLOGICO DEL BEL PAESE SECONDO BANCA MPS

Italia
Il vino italiano continua a tirare

A “tirare la volata” del vino del Bel Paese resta, saldamente, l’export. Il 2011 un anno probabilmente record per il comparto, specialmente grazie ad una vitalità del commercio estero davvero robusta (anche se sempre più concentrata sui vini sfusi), ma il 2012 potrebbe riservare qualche prospettiva meno rosea. Ecco lo scenario del comparto viticolo italiano secondo Banca Mps che, nel Forum n. 2 sul vino italiano, di scena, oggi 25 novembre, a Siena, ha analizzato i punti di forza e le criticità del mondo del vino italiano.
Dopo il recupero del 2010, nel 2011 la produzione di vini in Italia è stimata in calo a 42 milioni di ettolitri, il valore più basso degli ultimi 10 anni. Prosegue il calo dei consumi nazionali: negli ultimi 30 anni, il consumo pro capite si è più che dimezzato e, nei primi 8 mesi 2011, gli acquisti in volume nella grande distribuzione proseguono la lenta discesa e flettono di un ulteriore 1%. Anche le indicazioni che giungono dalla spesa per vini e spumanti negli stessi canali non sono molto incoraggianti: la spesa tra gennaio/agosto 2011 è cresciuta, ma di un modestissimo 1%.
Il commercio estero resta pertanto saldamente il “main driver” della domanda di vino italiano. Il 2011, sulla scia di un buon 2010, si conferma un ottimo anno per gli scambi internazionali, con il primo semestre che si chiude con una significativa progressione: +13% in valore e +8% in volume. L’Italia rimane il primo esportatore mondiale in termini di volumi, con una media di 19,2 milioni di ettolitri di vino esportati negli ultimi 5 anni ma è ancora seconda dopo la Francia in termini di incassi. Nel primo semestre, le esportazioni italiane hanno addirittura superato gli 11 milioni di ettolitri, tanto che il 2011 potrebbe essere un anno record per le esportazioni di vino italiane sia in termini di volume che di valore.
Negli ultimi due anni le aziende italiane oltre a tenere posizioni acquisite in mercati “maturi”, come Germania e Stati Uniti, che da soli assorbono mediamente il 47% in volume ed il 43% in valore delle esportazioni di vino italiane, hanno anche guadagnato spazi in mercati “emergenti” come Russia e Cina. In Russia, l’Italia ha la leadership per quanto riguarda le esportazioni in valore. In Cina, sebbene le importazioni di vino italiano siano in continua crescita, il Bel Paese stenta a trovare una giusta collocazione sul mercato: sono italiani solo il 6% dei vini importati sul 46% proveniente dalla Francia. Tra i motivi, al netto di quelli di organizzazione commerciale, la mancata conoscenza dei vini di alta gamma che subiscono la concorrenza francese, mentre quelli di fascia media non riescono a tenere la concorrenza dei vini cileni o australiani.
Nel 2010, le imprese dell’industria del vino hanno registrato un forte recupero dei ricavi, dopo la flessione del 2009. Continua a diminuire, inoltre, il rapporto tra gli oneri finanziari e il Mol (Margine Operativo Lordo), grazie alla riduzione del costo del finanziamento esterno. In un’analisi di medio periodo, queste imprese mostrano una buona tenuta in termini di performance legate alla redditività, solidità e liquidità. Nel 2010, le imprese della fase agricola hanno invece recuperato solo in parte le perdite registrate nel biennio 2008-2009 in termini di fatturato. Si discostano da questo quadro le società cooperative che hanno mostrato una lieve flessione del fatturato nel 2010, dopo la stabilità registrata l’anno precedente. Il margine operativo lordo è comunque cresciuto nel 2010, per una riduzione dei costi di produzione più elevata di quella dei ricavi.
Il 2011 dovrebbe, quindi, confermarsi un anno favorevole per il comparto vitivinicolo: il calo della produzione italiana ed un’ottima domanda mondiale hanno avuto effetti evidenti sui prezzi che hanno mostrato aumenti piuttosto consistenti, in particolare con l’inizio della nuova campagna, confermando un trend ormai in atto da fine 2010, sebbene con modalità differenti a seconda del colore e del livello qualitativo che si analizza. In deciso rialzo anche il mercato delle uve. Anche il clima di fiducia per il terzo trimestre 2011, calcolato da Ismea e l’Osservatorio di Banca Mps, confermano un miglioramento della fiducia delle imprese grazie ad aumento degli ordinativi e un miglioramento del fatturato. Le imprese che si attendono una crescita del fatturato nel 2011 sarebbero circa il triplo di quelle che si attendono un calo.
Relativamente al 2012, le prospettive potrebbero essere meno rosee: l’atteso rallentamento della crescita economica al livello mondiale e con esso il calo del commercio globale potrebbero generare una moderazione della domanda per le merci italiane, nessun comparto escluso. Sotto questa ipotesi è lecito attendersi una crescita dei prezzi dei vini molto più modesta di quella registrata nel 2011 con la possibilità di una contrazione nell’ultima parte dell’anno.

Focus - La bilancia commerciale del settore vinicolo in Italia
2010 particolarmente brillante per l’Italia del vino. Record di volumi e anche incassi che hanno sfiorato i 4 miliardi di euro, con un incremento del 12% su base annua. Tale performance, sebbene, in misura differente, è da attribuire a tutti i segmenti del settore. I confezionati, con 12 milioni di ettolitri, hanno segnato un +6%, mentre i 7 milioni di sfusi si sono aggiudicati un +14%. Ottimo è anche il +19% dei vini spumanti, che in volume assoluto si attestano a 1,6 milioni di ettolitri.
Da segnalare che l’Italia anche nel 2009, in controtendenza rispetto agli andamenti complessivi degli scambi mondiali, ha registrato un incremento dell’8% delle consegne oltre i confini nazionali, a fronte comunque di una flessione degli introiti. L’aumento dei volumi è imputabile in primo luogo al segmento degli sfusi. In soli 3 anni questo segmento è passato dall’avere una quota in volume pari al 31% ad una pari al 35%. Di pari passo è scesa dal 61% al 56% quella dei confezionati. A scapito naturalmente del prezzo. Il valore medio all’export dei vini sfusi, infatti, è sceso progressivamente da 0,59 euro al litro del 2008 a 0,44 euro al litro del 2010. Flessione parallela, peraltro, a quella che si è registrata sul mercato alla produzione per il comparto dei vini comuni.

Focus - I primi 6 mesi 2011 del commercio estero italiano
Sulla scia di un ottimo 2010 anche i primi 6 mesi 2011 mostrano una progressione piuttosto significativa delle esportazioni italiane. I volumi consegnati oltre i confini nazionali hanno superato gli 11 milioni di ettolitri segnando un +16% sullo stesso periodo del 2010. Significativa anche l’ascesa dei corrispettivi, saliti ad oltre 2 miliardi di euro (+14%). Questo risultato, secondo stime Ismea, porta a pensare che nel 2011 si possa arrivare ad un nuovo record sia sul fronte dei volumi consegnati che dei corrispettivi. Sono stati i vini sfusi a trainare l’export con un incremento del 34% a fronte del +5% dei confezionati. All’interno del segmento i vini comuni sono quelli che hanno registrato la performance migliore (+47%), raggiungendo i 3,4 milioni di ettolitri, e con un +56% dei corrispettivi. Da considerare che in totale i vini in confezione maggiore di due litri si sono attestati a 4,2 milioni di ettolitri, il 37% del totale delle esportazioni.
Buona anche la progressione dei vini confezionati che in volume, sfiorando i cinque milioni di ettolitri, hanno segnato un +5% al quale si affianca un +10% degli introiti. Scendendo dal dettaglio delle confezioni a quello dei vari segmenti della piramide qualitativa si evince un +3% dei vini Dop e +6% dei vini Igp.
Il primo semestre dell’anno è sembrato molto favorevole anche a i vini frizzanti che hanno sfiorato il milione di ettolitri (+16%), accompagnati da una crescita più che proporzionale degli introiti. Bene anche gli spumanti: 787 mila ettolitri (+33%) e 214 milioni (+28%).

Focus - Il ruolo dell’Italia in due tradizionali Paesi clienti: Germania e Stati Uniti
Negli ultimi due anni, se da un lato le aziende italiane sono riuscite a tenere posizioni acquisite in mercati “maturi”, come Germania e Stati Uniti, dall’altro hanno anche guadagnato spazi in mercati “emergenti” come Cina e Russia.
In Germania, l’Italia, a dispetto della posizione di leader, non vive una situazione facilissima. Prezzi troppo alti per le denominazioni di pregio e prestigio troppo basso per i vini di basso prezzo. La posizione forte ed una buona immagine sono comunque legati anche alla cucina e alla ristorazione italiana, molto presente in tutto il Paese. Dopo la leggera battuta d’arresto del 2010, nella prima metà del 2011 la Germania ha aumentato i propri approvvigionamenti all’estero del 5% in volume al quale si è affiancato un esborso in crescita del 6%.
Negli Usa, l’Italia resta il primo Paese fornitore in termini di volumi, sebbene la concorrenza dell’Australia sia piuttosto incalzante. Da due anni, inoltre, l’Italia risulta anche prima nella graduatoria per valore delle esportazioni alla volta degli Stati Uniti. Nel 2009, infatti, ha per la prima volta superato la Francia. Nei primi 6 mesi 2011, gli Usa nel complesso hanno aumentato i volumi (+3%). La maggior domanda sembra aver premiato soprattutto i Paesi comunitari, Italia, Francia (+19%) e Spagna (+50%). Mentre risulta abbastanza importante la battuta d’arresto di Australia (-21%) e Cile (-28%).

Focus - Il ruolo dell’Italia in due Paesi clienti emergenti: Russia e Cina
In Russia il principale fornitore in volume è la Spagna con una quota del 36%, seguita dal 17% dell’Italia. In generale, comunque l’Italia detiene la leadership in valore e guadagna spazi importanti anche in volume. I primi 6 mesi 2011 hanno segnato una battuta d’arresto delle importazioni da parte della Russia in termini quantitativi (-2%), a fronte però di un aumento degli esborsi pari al 14%.
Questo perché si è modificato il paniere delle richieste. E’ aumentata l’importazione di vino in confezioni minori di due litri, arrivando a sfiorare il milione di ettolitri (+3%). A questo si è affiancata una rivalutazione piuttosto importante per la spesa destinata a tale segmento: +14%. E’, invece, diminuito l’import di sfuso: -7% in volume e -3% in valore. Ottima, di contro, la performance degli spumanti: +16% in volume e +44% in valore.
In Cina, l’Italia, a differenza della Francia, ha stentato a trovare una giusta collocazione sul mercato. Da una parte perché i vini di alta gamma sono poco conosciuti e comunque subiscono la concorrenza della notorietà di quelli francesi, mentre i vini di fascia media non sono particolarmente concorrenziali con quelli cileni o australiani. Nel primo semestre del 2011 gli approvvigionamenti cinesi complessivi fuori dai confini nazionali sono cresciuti del 41% in volume, attestandosi a 1,7 milioni di ettolitri, al quale si affianca un +75% degli esborsi.

Focus - Il mercato dei vini in Italia
Secondo rilevazioni Ismea, il 2010/2011 ha chiuso con listini in crescita del 15%, condizionati soprattutto dai vini comuni sia bianchi che rossi, mentre tra le Dop è stato determinante il segmento del colore. Ed è sempre a due cifre l’aumento delle quotazioni alla produzione nei primi tre mesi della campagna 2011/2012 (agosto-ottobre). Per i vini comuni e Igt Ismea indica un +31%, mentre nel segmento delle Dop un +25%. Nella nuova campagna i listini crescono non solo per i vini, ma anche per le uve. A mostrare sensibili rialzi è soprattutto la materia prima destinata ai vini comuni, che negli scorsi anni non aveva avuto vita facile, tanto che, secondo rilevazioni Ismea, in molti casi non arrivava a superare i 20 euro al quintale. Tutto questo con costi di produzione in aumento. L’aumento delle quotazioni delle uve, quindi, si può in qualche modo definire una sorta di recupero, e probabilmente non totale, delle perdite accusate negli anni passati.

Focus - I consumi di vino in Italia
I consumi interni, o meglio gli acquisti nei canali della grande distribuzione, nei primi otto mesi del 2011 sono proseguiti in una lenta discesa. Da gennaio ad agosto, infatti, si è registrato un -1%, completamente maturato nel segmento dei vini fermi, mentre gli spumanti sono cresciuti del 2%. E’ invece cresciuta la spesa complessiva per vini e spumanti, sebbene in misura molto limitata (+1%). Ne è derivata una lenta e costante flessione dei consumi di vino. Negli ultimi trent’anni il consumo pro capite si è più che dimezzato e nel 2009 si è attestato per la prima volta sotto la soglia dei 40 litri.

Focus - Il clima di fiducia dell’industria del settore vinicolo
L’indice del clima di fiducia, indicatore calcolato da Ismea, mostra per il terzo trimestre 2011 una decisa progressione rispetto al periodo precedente. Il settore del vino è quello con la miglior performance di tutto l’agroalimentare. Dall’indagine Ismea su un panel di industrie vinicole si evidenziano buone aspettative per i mesi futuri. Infatti, più di un terzo prevede un aumento degli ordinativi, mentre per la restante parte non ci dovrebbero essere particolari variazioni. E questo è sicuramente positivo visto il notevole incremento mostrato soprattutto della domanda estera. Anche sui prezzi ex fabrica le industrie fanno previsioni positive.

Focus - Le evidenze sul 2011: fatturato, prezzi e esportazioni
Le risposte del campione dell’Osservatorio Mps evidenziano una sostanziale parità tra operatori che prospettano la stabilità delle vendite (45,2%) e un loro aumento (42%); la maggior parte di questi ultimi (il 29%) ipotizza una crescita delle vendite su livelli superiori al +5% annuo. La flessione del valore delle vendite è attesa solo dal 12,8% dei rispondenti.
La crescita del fatturato sarà effetto di un aumento soprattutto dei volumi, trainati dall’export. La dinamica dei prezzi è ipotizzata stabile da quasi il 60% del campione, a fronte di una loro crescita per il 21% delle risposte. In effetti, i segnali di dinamicità dei prezzi, registratisi da qualche mese sul mercato, sembrano non essere letti dagli operatori come un vero rialzo, ma piuttosto come un rimbalzo che non consente comunque di recuperare quanto perso negli anni passati.
La crescita dell’export è segnalata in modo molto netto; quasi il 65% del campione indica un aumento delle vendite all’estero nel 2011; i dati Istat relativi ai primi sette mesi lo confermano (+13% annuo in valore e +14,8% in volume). Non sono pochi, però, gli operatori che registrano esportazioni stabili (il 29,1%), mentre è decisamente marginale la quota di chi le diminuisce (solo il 7,3%). Relativamente ai singoli Paesi di sbocco, il campione individua come a maggiore crescita mercati nuovi come Cina (le vendite di vino in Cina rappresentano l’1,4% del totale delle esportazioni di vino nazionale e sono in crescita, in valore, del 97% nei primi sette mesi del 2011), Russia (2% e +16,5%), America Latina (1,5% e +33%) e Canada (5,5% e +8,1%); ma anche mercati tradizionali come gli Usa, che costituiscono oltre il 22% delle nostre esportazioni, in aumento di oltre il 16% nel 2011. Crescono le vendite anche nell’Area Euro (+9%), con l’eccezione, confermata dai dati Istat, della Spagna (-6%).

Focus - Le attese per il 2012: fatturato, prezzi e esportazioni
Per il 2012, le risposte del campione dell’Osservatorio Mps evidenziano, per il fatturato, attese di risultati migliori rispetto all’anno precedente. Gli operatori che prospettano la stabilità delle vendite sono il 33,3% (contro il 45,2% riferite al 2011), mentre un aumento delle vendite è atteso da circa il 65% del campione (42% per il 2011), con il 38,1% che ipotizza (ma spesso si augura) una crescita superiore al 5%. Non mancano, però, aziende che segnalano come l’eventuale aggravarsi della crisi economica e finanziaria possa sensibilmente ridurre le probabilità dell’avverarsi delle attese. La positiva dinamica dovrebbe essere ancora trainata dalle esportazioni (cfr. pagina seguente), mentre i prezzi sono attesi stabili da oltre il 55% dei rispondenti. Le aziende che si aspettano un loro aumento passano dal 21% del 2011 al +38%, anche se, in realtà, la dinamica dei prezzi dovrebbe invertire la tendenza crescente in corso. In effetti, l’impatto del calo delle giacenze e della minore produzione dalla vendemmia 2011 potrebbe essere compensato dalla difficile situazione congiunturale. L’evoluzione dell’export 2012 è segnalata come in crescita da oltre l’80% del campione dell’Osservatorio MPS, una percentuale superiore, quindi, al 65% risultato dall’elaborazione dei questionari per l’anno in corso. Prudenza sulle possibilità del ripetersi degli aumenti del biennio 2010-11. La maggioranza del campione ipotizza, infatti, una dinamica contenuta entro il +5%, mentre diminuisce la quota di chi aspetta vendite all’estero in crescita di oltre il 10%.

Focus - Indice di prezzo del vino: Mps Wine Index
Negli ultimi 15 anni (1996-2010), malgrado la forte concorrenza di prezzo, l’Italia riesce addirittura ad incrementare la sua quota di esportazioni di vino sul totale mondiale sia in valore (al 19% rispetto al 18,6%) che in quantità esportate (al 23% la quota al 2010 rispetto al 22,7% nel 1997). La necessità di rimanere competitivi genera una ricomposizione della qualità offerta a favore di vini da tavola rispetto ai vini a denominazione.
Tra il 2003 ed il 2010 le esportazioni in quantità dei vini da tavola crescono del 77% rispetto ad un +14% dei vini a denominazione. Nel 2010 oltre il 60% delle esportazioni totali sono di vini da tavola, mentre la quota dei Vqprd (vini di qualità prodotti in regioni determinate) scende al 21%, dal 30% del 2003. Nel corso degli anni 2000 si assiste anche ad una ricomposizione dei mercati di sbocco. A partire dal 2000 l’area Extra Ue-27 diviene l’area più dinamica per le esportazioni italiane sia in valore che in quantità.
L’Unione Europea, sebbene rimanga il primo mercato di sbocco, dopo il picco del 1999 mostra un declino significativo nei volumi esportati, recuperati nel 2010. Sebbene i prezzi medi unitari mostrino come le esportazioni extra comunità europea siano soggette a maggiore concorrenzialità, la mancata crescita della domanda europea per i vini italiani renderà i mercati extra Ue-27 ancora più importanti nei prossimi anni. La crescente concorrenza mondiale, oltre a ricomporre l’offerta a favore dei vini da tavola, ha avuto un forte impatto anche sui prezzi.
Da un’analisi per fasce di prezzo è evidente come le categorie che sono riuscite a mantenere i loro prezzi sono i vini di origine, nella fascia di prezzo compresa tra i 100 ed i 150 €/hl ed i vini comuni. Seguono i vini più pregiati. Forti invece le pressioni per le categorie di fascia medio bassa (al di sotto dei 100 €/hl). L’indice di competitività elaborato dall’area Research di Banca Mps, calcolato come prezzo medio ponderato per le quantità esportate, tra il 2003 ed il 2009 registra un calo medio dei prezzi alla produzione del 34%. Dopo la forte contrazione registrata nel 2009 (-18,8%) ed una sostanziale stabilità nei primi 8 mesi del 2010 l’indice conferma una ripresa delle quotazioni dei prezzi all’origine sui livelli di ottobre 2008. Interessante l’elevata correlazione che l’indice Mps mostra con il future Liv-ex Fine Wine 100 Index, il principale benchmark dell’industria mondiale del vino, a conferma di come gli andamenti dei prezzi dei vini italiani risentano della situazione dei prezzi al livello internazionale.
Il Liv-ex Fine Wine rappresenta anche un buon anticipatore dell’indice Mps con un lag temporale di circa 3/6 mesi. L’elevata correlazione ed il rallentamento registrato dal future negli ultimi mesi rappresentano segnali poco incoraggianti per l’andamento dei prezzi dei vini italiani nei mesi a venire: i prezzi continueranno a crescere per i prossimi 3 mesi ma a ritmi molto più modesti di quanto non abbiamo fatto nel corso del 2011. Possibile una successiva contrazione qualora le stime di recessione per l’economia italiana nel 2012 fossero confermate. L’Area Research Banca Mps stima una lieve flessione dei prezzi dei vini italiani di circa l’1% così come indicato dall’Mps Wine-Index, sotto l’ipotesi di una crescita dell’economia mondiale al 4% nel 2012, stabile sul 2011 e di un cambio €/$ all’1,37 per il 2012.

Focus - Indagine sul mondo del vino e la comunicazione
Da un’indagine su 103 imprese vitivinicole, afferenti al panel Ismea dell’industria alimentare italiana, è emerso che poco più della metà degli operatori (54%) ha effettuato investimenti in comunicazione (attività di promozione, pubblicità, marketing) negli ultimi tre anni. A livello territoriale, nell’area di Nord-Est si riscontra che la quota delle imprese che hanno effettuato investimenti è maggiore del dato medio (62% > 54%), fattore che può essere giustificato dalla presenza di grandi imprese nelle regioni di questa area (tra cui Cavit, Zonin, Giv Riunite, Mezzacorona).
L’incidenza degli investimenti in comunicazione sul fatturato aziendale è risultata mediamente pari al 6,5%. Per la maggioranza delle imprese che, negli ultimi tre anni, hanno realizzato investimenti in comunicazione (63%) il trend di questi investimenti nel triennio appena conclusosi è rimasto costante; il 29% ha dichiarato un trend in aumento; il 9% in diminuzione. Anche per i prossimi tre anni, in maniera prospettica, la maggioranza delle imprese (66%) ha dichiarato di non volere apportare sostanziali variazioni alla propria politica di comunicazione o - nel caso delle imprese che negli ultimi tre anni non hanno realizzato investimenti in comunicazione - di non volere intraprendere politiche di comunicazione. Tra coloro che invece hanno dichiarato di voler apportare variazioni o implementare ex novo strumenti di comunicazione nei prossimi tre anni (23% delle imprese del campione), la motivazione principalmente addotta è quella di voler raggiungere nuovi target.
Tra il 54% delle aziende che decide di investire in comunicazione prevale il web nel 51,8% dei casi; seguono le fiere italiane (39,3%), le riviste specializzate (37,5%) e le fiere estere (32,1%). Inferiori i dati relativi ai mass media: la stampa generalista è scelta dal 23,2% delle aziende; la televisione e la radio dal 12,5%; ancora di nicchia il fenomeno dei social network: il 3,6% delle aziende ne fa uso, comunque in associazione ad altri strumenti; associazione più ricorrente è quella tra le fiere nazionali ed estere (25%), segue quella tra internet e le fiere nazionali (16%). Secondo il 39,8% degli intervistati chi ha un brand affermato deve investire nello stesso modo in comunicazione; secondo il 36,9%, invece, deve investire di più. Il 35% delle aziende coinvolte nell'indagine, infine, ha una struttura dedicata alla comunicazione al suo interno (specie nel Nord-Est con il 49% dei casi) mentre il 54% non ne è dotato e non pensa di predisporla a breve.

Focus - Il ruolo delle banche
A livello nazionale, i dati mostrano come nei primi 9 mesi 2011, i prestiti ai prodotti dell’agricoltura siano cresciuti del +6,5% (+4,6% a/a per il totale dei settori produttivi). Il sostegno delle banche alle imprese agricole ha interessato, nel 2011, tutte le aree del paese. Causa una vocazione prevalentemente agricola, l’incidenza dei prestiti al comparto agricolo sul totale dei settori produttivi è più elevata al Sud (5,7%, rispetto al 4,3% nazionale). La crescita più vivace dei prestiti alle imprese agricole, rispetto a quelli del totale dei settori produttivi, è favorita anche da tassi di insolvenza più contenuti sugli altri comparti di attività, come evidenzia la tavola sull’evoluzione del tasso di decadimento.

Focus - L’esperienza del gruppo Montepaschi
La necessità di seguire le imprese agroalimentari con prodotti e competenze specifiche è stata ritenuta strategica, tanto che nell’ambito della capogruppo bancaria è stata istituita una struttura dedicata, denominata Staff Commerciale Agroalimentare, con funzione di supporto e coordinamento sullo specifico mercato. In Rete sono stati individuati specialisti che si rapportano con lo staff e con i gestori che hanno la responsabilità diretta delle imprese. E’ stato ritenuto strategico valorizzare, raccogliere e organizzare le competenze specialistiche dedicate al settore realizzando per le imprese un vero e proprio servizio ad alto valore aggiunto.
Il gruppo Montepaschi riesce ad offrire progetti innovativi, pensati e realizzati per fornire anche risposte e soluzioni strategiche, prodotti diversificati ed adeguati alle molteplici necessità aziendali, volti a favorire la differenziazione delle attività agricole imprenditoriali in armonia con l’ambiente e con particolare attenzione ad uno sviluppo eco-sostenibile. Il Gruppo sostiene, inoltre, le imprese del settore con una consulenza specialistica per lo sviluppo e la competitività e proposte in grado di garantire un corretto accesso al credito; si distingue come partner nella valorizzazione dell’immenso patrimonio dell’intera filiera agroalimentare su tutto il territorio nazionale. Il gruppo Montepaschi ha strutturato prodotti finanziari adeguati alle esigenze delle imprese vitivinicole proprio per coprire tali necessità. Si va dal finanziamento per l’impianto di nuovi vigneti che tiene conto della fase iniziale di avvio alla produzione (2- 4 anni di preammortamento) con durata congrua a quella del ciclo produttivo, fino ai prodotti dedicati a sostenere l’affinamento e l’invecchiamento dei vini pregiati.
Non meno importanti sono gli strumenti che il gruppo Montepaschi ha dedicato alle imprese vitivinicole per stabilizzare e ottimizzare i flussi finanziari legati alla gestione, nonché a favorire la valorizzazione del prodotto con l’export. Per il settore viticolo sono previsti finanziamenti finalizzati alle tipiche spese di conduzione, ad interventi maggiormente orientati al biologico ed alla dotazione di macchinari e attrezzature. Sono inoltre previsti finanziamenti per i soci di cooperative, destinati a rafforzare il patrimonio societario, e per i giovani imprenditori, finalizzati a favorire l’associazionismo nella conduzione delle aziende del settore, contribuendo a ridurre il fenomeno dell’eccessiva frammentazione. Il gruppo ha inoltre aderito alle diverse iniziative promosse a livello territoriale, in collaborazione con i Consorzi di Garanzia Fidi, per sostenere anche le piccole e medie imprese agrarie, attraverso la concessione di finanziamenti per spese di conduzione, miglioramento e dotazione.
Finanziamento invecchiamento vini: mette a disposizione delle aziende vitivinicole specifici finanziamenti a tasso variabile per sostenere il fabbisogno finanziario, che comporta, tra l’altro, il differimento dei ricavi di vendita nel periodo di invecchiamento, di “grandi vini” o di “vini d’élite”. Tale tipologia di finanziamento a medio-lungo termine, consente di fornire alle imprese del settore le risorse necessarie per far fronte ai particolari processi di invecchiamento previsti per determinate tipologie di vini quali “grandi vini” (con invecchiamento fino a 3 anni, es. Nobile Montepulciano Riserva) o “vini d’élite” (con un periodo complessivo di affinamento che può giungere a 5 anni, esempio Barolo Riserva), così come risulta dal disciplinare ufficiale di riferimento. Il periodo di invecchiamento deve risultare dal disciplinare ufficiale del vino prodotto dall’azienda cliente e l’importo finanziato per ogni ettolitro deve risultare in linea con i prezzi di mercato del prodotto senza affinamento e imbottigliamento. La durata dei finanziamenti è così differenziata: per i Grandi Vini: massima 60 mesi; per i Vini d’Elite: massima 84 mesi.
Finanziamento impianto vigneti: il prodotto è indirizzato alle aziende le cui colture hanno periodicità poliennale, con la necessità di modulare il preammortamento sui tempi effettivi di entrata in produzione dei nuovi impianti. Nello specifico, possono essere finanziate le aziende vitivinicole, dando priorità agli investimenti nella produzione biologica, anche attraverso il recupero di specie antiche, e nella valorizzazione delle colture di qualità tipiche e locali. Qualora le coltivazioni siano regolamentate a livello europeo o regionale, con rilascio/acquisto dei relativi diritti, tali importi possono essere conteggiati nell’importo dell’investimento da finanziare. La durata massima del finanziamento è di 10 anni, comprensiva di un periodo massimo di 4 anni di preammortamento, correlato al tempo fisiologico di messa in produzione e a reddito della coltura arborea.

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