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FORUM INTERNAZIONALE DELL’AGRICOLTURA E ALIMENTAZIONE - “GLI ITALIANI E L’ALIMENTAZIONE NEL TEMPO DELLA CRISI” … ECCO I RISULTATI DELL’INDAGINE 2008 COLDIRETTI-SWG … LA “CRISI MUTUI: COLDIRETTI, FA CAMBIARE MENU’ A 4 ITALIANI SU 10

La crisi finanziaria ha provocato un cambiamento delle abitudini alimentari di quattro italiani su dieci (37%) e si è così trasferita dalle borse alla tavola, facendo sentire i suoi primi effetti concreti sull’economia reale: emerge dalla presentazione dei risultati della prima indagine che studia il trasferimento degli effetti della crisi dai mercati finanziari all’economia reale “la crisi dalla borsa alla tavola”, realizzata da Coldiretti-Swg, presentata nel Forum internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione, organizzato dalla Coldiretti a Villa d’Este di Cernobbio.
Dall’indagine si evidenzia che la crisi economica finanziaria - sottolinea la Coldiretti - fa più paura della guerra ma rimane comunque alta la preoccupazione per la contaminazione dei cibi per effetto dei recenti scandali alimentari come la melamina nel latte cinese e i formaggi contraffatti. Sono proprio la necessità di risparmio e il bisogno di sicurezza i fattori che spingono al cambiamento che, per oltre la metà delle risposte, si manifesta - precisa la Coldiretti - nel tipo di alimenti acquistati e nei luoghi in cui si fa la spesa ma anche nell’attenzione alla provenienza dei cibi e nella lettura delle etichette (40%). I cambiamenti nei comportamenti di acquisto sono giustificati dal fatto - rileva la Coldiretti - che la spesa alimentare è la seconda voce dopo l’abitazione e assorbe il 19% della spesa mensile totale delle famiglie, per un valore di 466 euro al mese destinati nell’ordine principalmente all’acquisto di carne per 107 euro, di frutta e ortaggi per 84 euro, di pane e pasta per 79 euro e di latte, uova e formaggi per 62 euro, pesce per 42 euro, zucchero, dolci e caffè per 32 euro, bevande per 42 euro e 18 euro per oli e grassi. Se complessivamente sono stagnanti le quantità acquistate, si sono verificate variazioni nella composizione della spesa con più pollo e meno bistecche: si sono ridotti i consumi di pane (- 2,5%), carne bovina (- 3%) frutta (- 2,6%) e ortaggi (- 0,8%), mentre tornano a salire quelli di pasta (+ 1,4 per cento), latte e derivati (+1,4%) e fa segnare un vero boom la carne di pollo (+ 6,6%), secondo i dati Ismea Ac Nielsen relativi al primo semestre del 2008.
Le vendite - precisa la Coldiretti - sono in netto calo nei negozi al dettaglio specializzati e stabili negli ipermercati, mentre crescono esclusivamente, fatta eccezione degli hard discount, i mercati rionali, le bancarelle e soprattutto gli acquisti diretti dai produttori. Un vero e proprio boom giustificato dal fatto che secondo l’indagine - continua la Coldiretti - per la grande maggioranza degli italiani (48%) gli aumenti dei prezzi sono imputabili ai passaggi intermedi dal produttore al consumatore, ma sotto accusa sono i ricarichi dei commercianti e le speculazioni. “Serve più trasparenza e più concorrenza tra sistemi distributivi in concorrenza con la “filiera lunga, dove possibile, serve una filiera corta più composta che consente di tagliare le intermediazioni e di avvicinare la produzione al consumo”.
Occorre - afferma il presidente della Coldiretti Sergio Marini - affiancare, nel sistema distributivo tradizionale, al prodotto in cui l’elemento caratterizzante è la ricetta, un prodotto in cui gli elementi caratterizzanti sono il territorio e la distintività”.

La curiosità - La struttura dei consumi alimentari delle famiglie euro/mese
Carne - 107 euro
Pane e trasformati di cereali - 79 euro
Latte, formaggi e uova - 62 euro
Ortaggi, frutta e patate - 84 euro
Pesce - 42 euro
Zucchero, dolciari e caffè - 32 euro
Bevande - 42 euro
Oli e grassi - 18 euro
In totale - 466 euro
Fonte: elaborazione Coldiretti su dati Istat

Focus - Prezzi: coldiretti, 2/3 italiani si difende con cibi locali
Quasi 2/3 degli italiani (il 64%) si difende dai rischi alimentari e dal caro prezzi acquistando cibi locali che risentono meno dei passaggi di mano e offrono maggiori garanzie di freschezza e genuinità: emerge dalla presentazione dei risultati della prima indagine che studia il trasferimento degli effetti della crisi dai mercati finanziari all’economia reale “la crisi dalla borsa alla tavola”, realizzata da Coldiretti - Swg, presentata nel Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione organizzato dalla Coldiretti a Villa d’Este di Cernobbio.
“Stiamo sostenendo con impegno la necessità di dare spazio sugli scaffali della grande distribuzione ai prodotti locali e di stagione, per ottimizzare il rapporto prezzo e qualità, ma anche di contenere i costi energetici ed ambientali a carico dei prodotti importati da lunghe distanze” afferma il presidente della Coldiretti Sergio Marini nel sottolineare che “la crisi economica ha messo in discussione il principio base della globalizzazione in base al quale si consumano i prodotti realizzati dove costa meno mentre oggi è necessario favorire la produzione vicino ai luoghi di consumo per motivi economici e ambientali sia nei paesi poveri che in quelli ricchi.
Negli Stati Uniti le grandi catene come Val Mart e Whole Foods stanno incentivando la vendita di prodotti locali mentre l’Italia - ha precisato - è in forte ritardo nonostante i primati produttivi e qualitativi nell’offerta agroalimentare nazionale: dalla frutta e verdura al vino, dal biologico ai prodotti tipici. In Italia l’86% delle merci viaggia su strada ed è stato stimato che un pasto medio - continua la Coldiretti - percorre più di 1.900 chilometri per camion, nave e/o aeroplano prima di arrivare sulla tavola, al punto chee spesso ci vogliono più calorie di energia per portare il pasto al consumatore di quanto il pasto stesso provveda in termini nutrizionali.
La Coldiretti ha promosso il progetto a chilometri zero per favorire il consumo di prodotti locali e di stagione che non devono percorrere lunghe distanze con mezzi di trasporto inquinanti prima di giungere sulle tavole. E dal Veneto alla Calabria le amministrazioni regionali si sono attivate quest’estate con l’approvazione di leggi a favore dei cibi a “chilometri zero”, promosse con la raccolta di firme dalla Coldiretti, che sanciscono la preferenza ai prodotti locali in mense, ristoranti e grande distribuzione per combattere i rincari dovuti all’aumento del costo dei trasporti e l’impatto sul clima provocato all’inquinamento con l’emissione di gas serra dei mezzi di trasporto.

Made in Italy - Coldiretti: “fiducia a tavola ma serve etichetta origine”
Nove italiani su dieci sono d’accordo sul fatto che “se il prodotto alimentare è italiano sono più sicuro da dove proviene e quindi mi fido di più”: emerge dalla presentazione dei risultati della prima indagine che studia il trasferimento degli effetti della crisi dai mercati finanziari all’economia reale “la crisi dalla borsa alla tavola”, realizzata da Coldiretti - Swg, presentata nel Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione organizzato dalla Coldiretti a Villa d’Este di Cernobbio.
Un’attenzione che trova riscontro nel fatto che secondo gli italiani il primato del made in Italy a tavola è dovuto, nell’ordine, al gusto, alla sicurezza e alla genuinità piuttosto che al costo.
Secondo l’indagine Coldiretti-Swg la quasi totalità dei cittadini (98%) considera necessario che debba essere sempre indicato in etichetta il luogo di origine della componente agricola contenuta negli alimenti, per colmare una lacuna ancora presente nella legislazione comunitaria e nazionale. La fiducia nel cibo made in Italy trova riscontro nei primati conquistati dall’agroalimentare nazionale nella qualità e nella sicurezza alimentare con la leadership di ben 173 denominazioni di origine italiane riconosciute nell’albo comunitario (21%) e il fatto che un’impresa biologica europea su tre è italiana, che la superficie nazionale coltivata a biologico con oltre un milione di ettari rappresenta più di un quarto del totale coltivato a livello Ue, senza dimenticare il divieto sancito a livello nazionale di coltivare produzioni biotech.
Ma anche - continua la Coldiretti - il record assoluto del 99% di campioni regolari di frutta, verdura, vino e olio, con residui chimici al di sotto dei limiti di legge che conferma che la frutta e la verdura made in Italy sono le più sicure in Europa con una presenza di residui nettamente inferiore a quella di altri Paesi produttori dove le irregolarità rilevate per i prodotti alimentari sono superiori di tre volte in Germania, quattro volte in Francia e Spagna e di oltre 6 volte in Olanda. “Per valorizzare i primati del made in Italy occorre stringere le maglie della normativa a livello nazionale e comunitario” ha affermato il presidente della Coldiretti Sergio Marini nel sottolineare che “si tratta quindi di completare il percorso iniziato dopo la mucca pazza nel 2002 quando è stata introdotta per la prima volta in Europa l’etichettatura di origine della carne bovina”. L’Italia si trova peraltro avvantaggiata in questo percorso grazie all’approvazione della legge n. 204/04 sull’etichettatura d’origine obbligatoria di tutti gli alimenti ottenuta con il sostegno di un milione di firme raccolte dalla Coldiretti.
Un pressing che ha portato all’obbligo di indicare varietà, qualità e provenienza nell’ortofrutta fresca, all’arrivo dal primo gennaio 2004 del codice di identificazione per le uova, all’obbligo di indicare in etichetta, a partire dal primo agosto 2004 il Paese di origine in cui il miele è stato raccolto, dall’obbligo scattato il 7 giugno 2005 di indicare la zona di mungitura o la stalla di provenienza per il latte fresco, all’etichetta del pollo made in Italy per effetto dell’influenza aviaria dal 17 ottobre 2005, all’etichettatura di origine per la passata di pomodoro a partire dal 1 gennaio 2008 e all’ultimo obbligo di indicare anche l’origine dell’e olive impiegate nell’olio”. Ma molto resta ancora da fare e - conclude Marini - l’etichetta resta anonima per la carne di maiale, coniglio e agnello, per la pasta, le conserve vegetali come il pomodoro proveniente dalla Cina e i succhi di frutta, ma anche per i formaggi non a denominazione di origine.

L’etichetta con l’origine sulle tavole degli italiani 
I cibi con l’indicazione di provenienza
Carne di pollo e derivati
Carne bovina
Frutta e verdura fresche
Uova
Miele
Passata di pomodoro
Latte fresco
Pesce
Olio di oliva
e quelli senza
Pasta
Carne di maiale e salumi
Carne di coniglio
Frutta e verdura trasformata
Derivati del pomodoro diversi da passata
Latte a lunga conservazione
Formaggi non dop
Derivati dei cereali
Fonte: elaborazioni Coldiretti

Focus - Crisi mutui: coldiretti, non tocca i gourmet, sale tipico e biologico
Gli effetti della crisi finanziaria non si fanno sentire sui prodotti di elevata qualità e cresce dell’8% la percentuale dei cittadini che acquista regolarmente prodotti a denominazione di origine (sono il 28%) e del 23% di quelli che comperano cibi biologici, i quali però interessano una fetta più ridotta della popolazione (il 16%). E’ quanto emerge dalla presentazione dei risultati della prima indagine sulle abitudini alimentari dopo l’esplosione della crisi finanziaria, realizzata da Coldiretti - Swg presentata nel corso del Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione organizzato dalla Coldiretti a Villa d’Este di Cernobbio. Nel 2008 - sottolinea la Coldiretti - crescono in controtendenza rispetto al comparto alimentare i consumi di prodotti biologici, che fanno registrare un aumento del 6%. A trainare la crescita del bio nel primo semestre del 2008 ci sono i prodotti ortofrutticoli freschi e trasformati (+18,4%), i prodotti per l’infanzia (+17,6%) e i lattiero-caseari (+5,7%), che sono stati più recentemente oggetto di scandali alimentari. Peraltro non crescono solo gli acquisti familiari nei punti vendita tradizionali ma anche quelli effettuati direttamente dal produttore, con un aumento del 17% del numero di aziende agricole e agriturismi bio con vendita diretta nel 2008 (+92%, tra 2003 e 2008), per un totale di 1900 operatori secondo l’anteprima dati BioBank. “La crisi economica sta provocando una polarizzazione nei consumi alimentari” afferma il presidente della Coldiretti Sergio Marini nel sottolineare che “se da un lato si assiste ad un consolidamento della domanda di prodotti di alta qualità tradizionalmente acquistati da fasce di cittadini a più alto reddito, dall’altro cresce in numero di quasi sono costretti a ricercare prodotti a più basso prezzo”.
Una tendenza - precisa Marini - che non deve andare a scapito della sicurezza in un paese come l’Italia che è a rischio anche perché troppo dipendente dall’estero per le importazioni. Per questo occorre stringere le maglie dei controlli e per questo l’accordo di collaborazione siglato con i Carabinieri Nas prevede - precisa Marini - che la Coldiretti rimetta alle valutazioni del Comando Carabinieri per la Tutela della Salute le casistiche per le quali ritiene possibile avviare azioni investigative di controllo di prodotti di importazione per verificarne la non nocività per la salute. Con i rincari nei prezzi degli alimenti aumentano i rischi di frodi e sofisticazioni con l’utilizzazione di ingredienti a basso costo e scarsa qualità anche pericolosi per la salute come dimostra ad esempio il fatto che sul mercato mondiale si sta registrando un forte aumento delle vendite di surrogati destinati a sostituire il latte in gelati, formaggi, yogurt e bevande o di sottoprodotti dei cereali una volta utilizzati solamente per l’alimentazione animale ma anche di aromi artificiali utilizzati per nascondere la bassa qualità degli alimenti.
Le preoccupazioni - conclude la Coldiretti - riguardano anche l’Italia che è un forte importatore di prodotti alimentari. Il rischio concreto è che nei cibi in vendita vengano utilizzati ingredienti di diversa qualità come il concentrato di pomodoro cinese, l’extravergine tunisino, le mozzarelle taroccate ottenute da latte in polvere, paste fuse e cagliate proveniente dall’estero e carni di seconda scelta (ad esempio ali di pollo al posto delle cosce).

Salute: coldiretti, la crisi non spinge gli Ogm, cresce l’opposizione
Nonostante la crisi finanziaria e l’emergenza alimentare la grande maggioranza dei cittadini non giudica la diffusione degli organismi geneticamente modificati una soluzione positiva e al contrario si rafforza l’opposizione da parte degli italiani (+ 5,2%). Emerge dalla presentazione dei risultati della prima indagine sulle abitudini alimentari dopo l’esplosione della crisi finanziaria, realizzata da Coldiretti- Swg presentata nel Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione, organizzato dalla Coldiretti a Villa d’Este di Cernobbio.
Quasi tre italiani su quattro che esprimono una opinione (72%) ritengono - sottolinea la Coldiretti - che i cibi con organismi geneticamente modificati sono meno salutari di quelli tradizionali. “Le coltivazioni Ogm nel mondo non solo non hanno risolto il problema della fame, ma hanno anche aggravato la dipendenza economica dall’estero di molti Paesi in via di Sviluppo” afferma il presidente della Coldiretti Sergio Marini nel sottolineare che “l’Italia con i primati conquistati qualitativi e nella sicurezza alimentare nell’agroalimentare ha peraltro una ragione più per rispettare il principio della precauzione nei confronti dei consumatori che mostrano una forte opposizione agli Ogm in agricoltura”.

Focus - I primati dell’agroalimentare “made in Italy”
L’agricoltura italiana ha fatto la scelta di una campagna libera da organismi geneticamente modificati, che ha conquistato:
- la leadership europea nel biologico. In Italia - riferisce la Coldiretti - si trovano un terzo delle imprese biologiche europee e un quarto della superficie bio dell’Unione Europea superando il milione di ettari (1.067.101,66 ettari) con 49.859 imprese agricole
- la leadership europea nei prodotti tipici. Sono 173 i prodotti a denominazione o indicazione di origine protetta riconosciuti dall’Unione Europea
- un ruolo di primissimo piano in campo enologico. Sono 487 - precisa la Coldiretti – i vini a denominazione di origine controllata (Doc), controllata e garantita (Docg) e a indicazione geografica tipica (316 vini Doc, 35 Docg e 136 Igt pari ad oltre il 60% della produzione vinicola nazionale)
- il record del 99% di campioni regolari di frutta, verdura, vino e olio, con residui chimici al di sotto dei limiti di legge, riconosce il primato della sanità e sicurezza alimentare del “made in Italy” alimentare
- la leadership conquistata nelle produzione di frutta, verdura, pasta, vino e il posto d’onore nell’olio che sono alla base della dieta mediterranea che secondo recenti studi è in grado di ridurre del 9% i casi di mortalità
Fonte: elaborazione Coldiretti

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