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Forum “Wine2Wine” - Quale è l’identikit del wine lover tedesco? Molti i luoghi comuni da superare, ma il consumatore tedesco, in uno dei mercati fondamentali, resta innamorato dell’Italia enoica e pensa di spendere di più in vino

Quale è l’identikit del wine lover tedesco? Cosa pensa dei vini tricolore? Molti i luoghi comuni da superare, ma il consumatore tedesco resta innamorato dell’Italia enoica, sempre ai vertici nelle sue preferenze, e pensa di spendere più soldi in vino. Emerge dal workshop “Comprendere il consumatore tedesco”, di scena oggi a Wine2Wine” 2015, il forum sul business del vino by Vinitaly, Uiv e Federvini. Con oltre 2,5 miliardi di litri di vino importato nel 2014, la Germania si colloca al terzo posto tra i principali mercati d’importazione di vino al mondo, dietro a Stati Uniti e Regno Unito. Questo Paese rappresenta da sempre uno dei più importanti Paesi di destinazione per l’export vitivinicolo italiano: attualmente il 20% delle vendite all’estero di vini made in Italy si indirizza verso tale mercato. Un mercato che, dunque, è favorevole all’Italia e di cui si conoscono abbastanza in dettaglio i meccanismi. Ma non tutti.  Colpisce un numero: 25,5 litri all’anno, che è il consumo pro-capite di vino in Germania, per un totale di 20,4 milioni di ettolitri di vino. La Germania non è, dunque, il Paese europeo dove si consuma più vino (superato da Francia, Italia, Portogallo, Austria, Belgio …), ma presenta una predisposizione al prodotto da parte dei consumatori molto positiva. Il tedesco è in media aperto alla diversità del vino, effettua la scelta del prodotto in base al gusto, è sensibile al prezzo ma non è rigidamente legato ad una fascia di prezzo.
“Al consumatore tedesco piace molto parlare di prezzi - spiega Felicity Carter di Meininger Wine Business International - e, in generale, non piace invece spendere molto per beni deperibili, anche nel caso abbia una disponibilità economica importante. Tuttavia, le cose stanno cambiando anche se lentamente. Infatti, la maggior parte delle etichette acquistate continua ad attestarsi su una media di 5 euro. Il consumatore tedesco è curioso ma, allo stesso tempo, finisce con il fidelizzarsi a certi marchi. La penetrazione del vino italiano in Germania è forte. Si calcola che vada da un 20 ad un 40% totale, a seconda che si calcoli anche la folta rappresentativa degli importatori diretti, difficilmente quantificabile”.
Nel complesso il mercato tedesco, che dal punto di vista fiscale non presenta tasse/accise sul vino (per gli esportatori) a parte l’Iva al 19%, è molto attrattivo per le aziende vitivinicole italiane perché la domanda è comunque sostenuta e sta emergendo una tendenza molto interessante. “Aumenta la domanda di vini di qualità e quindi aumenta il prezzo medio di acquisto. Questo processo di “premiumization” - osserva Matteo Lunelli di Cantine Ferrari - si è verificato anche nei discount e supermercati”. Rimangono tuttavia alcune sfide come l’elevata concorrenza su qualità, prezzi e promozioni e la complessità dovuta alla grande varietà di canali di vendita.
I canali dove si acquista il vino sono i discount, i supermarket, le enoteche e la vendita a domicilio, ma la scelta “non è legata - afferma Felicity Carter - al reddito o al ceto di appartenenza”. La Germania è uno Stato federale, composto da 16 lander e non è detto che esista un univoco comportamento del cliente tedesco, né delle dinamiche di mercato. “Amburgo è uno dei mercati più importanti - racconta Felicity Carter - ma la presenza del vino italiano, 16%, è minoritaria. In questa città si privilegiano prezzi bassi e vini esotici. Nelle città di Bonn e Colonia, l’Italia possiede il primato di presenza tra le etichette più vendute con il 25%, seguita da Francia e Spagna. Un trend in atto da molto tempo, che può essere considerato una vera e propria tradizione, in città dove la cultura dei ristoranti è molto radicata. A Francoforte, città con redditi fra i più alti d’Europa, il vino italiano è ancora una volta primo con il 24% del mercato, nonostante lo Champagne sia forse il vino di riferimento. A Monaco, la capitale della regione più ricca della Germania - conclude la Carter - l’Italia tocca il 42% del mercato delle etichette, solidamente al primo posto, grazie anche a Prosecco e Pinot Grigio. A Berlino, la capitale, invece prevale la curiosità verso vini esotici e il consumo delle etichette tedesche e francesi”.
“Non possiamo certo dimenticare che in Germania un terzo del vino è italiano - spiega Lunelli - e non possiamo altrettanto certamente dimenticare che tra 2000 e 2013 la quantità di vino entrata in Germania ha fatto registrare soltanto un incremento dell’1%. Però il valore, nello stesso periodo, è cresciuto del 26%, indicando che la Germania resta un mercato importante, sostanzialmente in crescita. Le previsioni indicano una diminuzione del consumo pro-capite - conclude Lunelli - ma il vino italiano non sembra denunciare nessun cedimento rispetto alla sua posizione di leader di mercato”.
Il mercato tedesco, insomma, appare ancora vivo nonostante abbia anche le caratteristiche di un mercato maturo. Gli stili di consumo dei tedeschi stanno cambiando e virando sempre di più verso un consumo più responsabile e salutare di vino. I tedeschi sembrano sempre più disposti a pagare di più per prodotti di qualità e con maggiori garanzie dal punto di vista della salute e dell’ambiente. Il vino italiano resta un cult in Germania. Le etichette tricolore godono di un’alta reputazione e sono un must.

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