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LO STUDIO

Francia, il 62% dei viticoltori prevede un calo degli utili nel 2025 (fatturati giù secondo il 53%)

L’Osservatorio Bpce: sfide e preoccupazioni secondo 1.200 agricoltori francesi (tra cui 500 produttori di vino per cui le prospettive sono più cupe)
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Tra i vigneti di Francia prevale il pessimismo (ph: DepositPhotos)

Le prospettive nel 2025 per il vino in Francia, e, più in generale, per l’intero comparto agricolo, restano cupe, a partire dal fatto che il 53% dei produttori ritiene che il proprio fatturato diminuirà e il 62% prevede, invece, un calo degli utili. A dirlo è lo studio dell’Osservatorio Bpce su Agricoltura e Viticoltura, edizione n. 4, nella sua indagine condotta tra 1.206 responsabili di aziende agricole, tra cui 500 viticoltori, dal 12 febbraio al 18 marzo 2025. E che, quindi, racconta sensazioni e punti di vista addirittura precedenti sull’annuncio ufficiale dell’entrata in vigore dei dazi da parte del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, avvenuta ai primi di aprile al 10%, e poi dal 7 agosto al 15% per i prodotti Ue, vini ad oggi inclusi.
Meno pessimisti sono, più genericamente, gli agricoltori: per il fatturato il 37% ritiene che diminuirà, mentre il 17% prevede un aumento, e, invece, rispetto alla redditività per il 44% ci sarà un calo e per l’11% una crescita. I viticoltori sono anche la categoria agricola più preoccupata rispetto al cambiamento climatico: per il 77% di loro questo avrà un impatto significativo sulla produzione (tra agricoltori la percentuale è del 66%), e due terzi dei vignerons hanno affermato di aver già modificato uno o più fattori di gestione della propria attività a seguito di tale cambiamento (lo ha fatto anche metà degli imprenditori agricoli). In generale, sono le aziende agricole impegnate in un approccio agroecologico e/o quelle la cui produzione è interamente o parzialmente biologica che hanno apportato le maggiori modifiche. Del resto - racconta il report - sono proprio i produttori di vino, insieme agli orticoltori, quelli attualmente più dedicati all’agroecologia (rispettivamente 77% e 74%) con un aumento di 12 punti percentuali rispetto al 2023. Guardando al futuro in questo senso è l’energia solare l’attività più considerata (28%) dagli agricoltori e la tendenza è particolarmente marcata per le grandi aziende agricole (44%), con colture su larga scala e viticoltura che, come due anni fa secondo lo studio, sono in declino.
I viticoltori sono anche quelli con la più alta produzione di marchio di qualità (41%), davanti a orticoltori (37%) e allevatori di bovini (28%), mentre occupano il secondo gradino del podio per il biologico (26%) dietro all’allevamento non bovino (28%) e davanti all’orticoltura (18%). A livello generale, le principali tecniche di adattamento implementate rispetto al cambiamento climatico sono le colture a minore consumo idrico (38%), l’installazione di sensori meteorologici (30%), cisterne per la raccolta dell’acqua piovana (29%) e la ventilazione naturale (28%). Mentre per i produttori di vino sono l’inerbimento controllato (78%), la gestione della chioma (60%) e l’installazione di sensori meteorologici (53%) le tre tecniche più frequentemente utilizzate per adattarsi agli effetti del clima.
Opinioni e visioni che emergono dall’agricoltura francese che - come settore nella sua interezza - secondo lo studio, ha generato 89 miliardi di euro di valore produzione nel 2024, superando Germania e Italia entrambe a 75 miliardi. Un comparto per il quale, spiega ancora lo studio, è previsto un aumento della dimensione media delle aziende, con modelli di business più vicini alla logica delle Pmi, tanto che il 20% degli agricoltori intervistati prevede di investire nell’acquisto o nella locazione di nuovi terreni o vigneti (dopo il 17% nel 2023) e il 39% prevede di investire nell’ampliamento o nell’ammodernamento degli edifici nei prossimi due anni (era il 23% nel 2023). Inoltre, dopo due anni di crescita nel 2021 e nel 2022, la produzione è diminuita nel 2023 e ancora di più nel 2024: anno contraddistinto da condizioni meteorologiche molto sfavorevoli a causa di precipitazioni eccessive e mancanza di sole.
Con un calo del 7,5% si stima, infine, che la produzione agricola sia addirittura costata all’economia francese 0,2 punti percentuali di crescita nel 2024. A livello di prodotto è il vino stesso ad aver vissuto un calo particolarmente netto del -21,7%: a fare peggio solo i foraggi con il -24,3%. A preoccupare il settore anche il rinnovamento (metà degli agricoltori potrebbe andare in pensione entro 10 anni e per quasi 6 agricoltori su 10 di età pari o superiore a 55 anni il recupero non è garantito), oltre al finanziamento delle esigenze di flusso di cassa (19%) e il miglioramento della tutela della salute (16%).

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