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GERMANIA: NEL PRIMO TRIMESTRE 2007 IL VINO ITALIANO CRESCE DEL 27%. LA MEDIA DEL “MADE IN ITALY” SUL PRIMO MERCATO PER L’EXPORT ITALIANO È DEL 19% … E, A PROPOSITO DI CIFRE, ARRIVA IL RAPPORTO SUL SETTORE VITIVINICOLO 2007, REALIZZATO DA UNIONCAMERE

Le importazioni di vino italiano in Germania, continuano a crescere anche nel primo trimestre 2007 e ad un ritmo più veloce della media del “made in Italy”: se l’import di prodotti tricolore è aumentato del 19%, nei calici di Germania il vino ha fatto segnare un ottimo + 27%.
Un risultato molto positivo in un paese che continua ad essere il primo mercato per l’export italiano e che, insieme ai buoni risultati registrati nello stesso periodo negli Stati Uniti, conferma la leadership internazionale della vitivinicoltura del Belpaese.

Un caso da manuale - Qualità spinge export, in 10 anni + 68%
La qualità spinge l’export dei vini italiani che, nel decennio 1995-2005, hanno avuto un incremento in valore dell’export del 68%. E, nel 2005, a fronte di una quota di mercato del 18%, l’Italia, con un fatturato di 3,4 miliardi di dollari si è confermato il secondo esportatore viticolo mondiale dietro alla Francia, che però ha raggiunto 6,9 miliardi. Lo sostiene il Rapporto sul settore vitivinicolo 2007, realizzato da Unioncamere, con la collaborazione dell’Istituto Guglielmo Tagliacarne e Nomisma.
Analizzando le esportazioni di vini di qualità (Vqprd) emerge chiaramente il loro contributo in termini di controvalore esportato, piuttosto che di quantità. Basti l’esempio di Usa e Germania, i due più importanti partner commerciali dell’Italia.
Nonostante il rafforzamento del cambio euro/dollaro, negli ultimi anni gli Usa hanno dimostrato un elevato grado di apprezzamento per i nostri vini Vqprd, incrementando le quantità (30,4%) ma molto di più i controvalori importati (148,8%). In Germania l’import di Vqprd italiano è leggermente aumentato per quanto riguarda i valori (+9,5%), nonostante il sensibile calo delle quantità (-6,1%).
Nei dieci anni analizzati dal 1995 al 2005 il settore vitivinicolo nazionale ha conosciuto - sottolinea il rapporto - profonde trasformazioni produttive e nei comportamenti dei consumatori: la quantità di vino prodotta si è ridotta del 4,5%, il consumo interno è diminuito del 10,4%. Nonostante ciò, l’Italia ha mantenuto e consolidato la propria quota di export mondiale (il 18%), un valore secondo solo quello dei cugini francesi (oggi al 35,5% del mercato ma in forte calo rispetto al 44,6% di inizio decennio) e, soprattutto, ha visto lievitare - fino a raddoppiarsi - il saldo della bilancia commerciale del vino, passato da 1,68 a 3,38 miliardi di dollari.
Per le imprese leader del settore il fattore che più ha inciso (il 71,4%) sulla crescita del fatturato italiano di questi anni risiede nelle competenze di marketing prima ancora che in quelle tecnologiche e produttive. Per i prossimi anni, però, ancora più importante (l'85,7%) sarà la capacità di controllare o sviluppare la rete distributiva.
Un obiettivo condiviso anche dal Ministro per le Politiche Agricole, Paolo De Castro: “per vincere le sfide del futuro - ha detto il ministro - dobbiamo lavorare sulla qualità, quella percepita dai consumatori, e sull’organizzazione efficiente delle filiere, anche costruendo nuovi rapporti con i canali commerciali e la distribuzione moderna. Dobbiamo, inoltre, accompagnare la definizione degli strumenti e delle politiche di sostegno del settore e delle imprese, e su questo fronte siamo impegnati a livello comunitario in vista della riforma dell’Ocm vino, a livello internazionale per lo sviluppo ulteriore delle nostre esportazioni e in ambito nazionale per la definizione di nuovi strumenti di tutela della qualità e dei consumatori attraverso la terzietà dei controlli, il nuovo ruolo dell’Istituto per il Commercio con l’Estero”.

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