Gli Stati Uniti, con 1,102 miliardi di litri di vino importati per 5,378 miliardi di dollari, non sono l’unico Paese ad aver chiuso con il massimo storico nel 2015 (almeno in termini di valori, in volumi è il secondo dato più alto della storia). Anche Canada e Brasile, pur con giri d’affari meno importanti, hanno toccato vette mai raggiunte prima: le spedizioni verso il Paese nordamericano hanno toccato quota 413,4 milioni di litri, per un totale di 1,677 miliardi di dollari, mentre nello Stato carioca la spesa per il vino straniero è cresciuta del 29%, con i volumi che fanno segnare appena il +1,5%, a causa soprattutto del cambio sfavorevole del Real, la moneta brasiliana.
Come raccontano i dati degli ultimi report dell’Oemv - Observatorio Español del Mercado del Vino (www.oemv.es, in Usa sono stati gli spumanti a guidare la crescita (+12,6% in volumi e +9,2% in valori, l’unica categoria a crescere sotto entrambi i punti di vista), con l’imbottigliato che vale il 66% dell’import complessivo ed il 77% dei valori totali, mentre il vino sfuso è quello che ha perso di più in termini di prezzo. Per ogni 1.000 dollari spesi dagli Usa per il vini straniero, 315 vanno in Italia, 289 in Francia e solo 62 in Spagna.
In Canada, invece, la somma di vino imbottigliato e spumanti rappresenta il 95% dell’import enoico, con gli Stati Uniti che guadagnano quote come primo partner commerciale, sia in volumi, con l’Italia al secondo posto, che in valori, con la Francia a seguire. In Brasile, a farla da padrone, sono i vicini, con i vini del Cile che rappresentano il 45% dei volumi importati, e l’Argentina che segue a distanza con una quota di mercato del 16%.
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