Alla viglia del vertice Nato di Londra, che riunirà tutti i principali leader occidentali, il presidente Usa Donald Trump torna a minacciare gli alleati europei, Francia in primis, con lo spauracchio di nuovi dazi fino al 100%, per un totale di 2,4 miliardi di dollari, in caso di approvazione della digital tax sui colossi americani del web, da Apple a Google, da Amazon a Facebook. Nel mirino dell’ufficio dello US Trade Representative, che ha già approntato una lista provvisoria di prodotti da colpire, lo Champagne, “graziato” dalla short list di ottobre, e diversi tipi di formaggi, dal Roquefort al Groviera. Per ora è solo un’ipotesi, l’agroalimentare italiano, dal vino ai formaggi (del resto già tassati al 25%, ndr) non sembrano nel mirino, ma la spada di Damocle non pende solo su Parigi, perché da Washington fanno sapere che la rappresaglia potrebbe riguardare anche altri Paesi che dovessero seguire la strada intrapresa dal Governo Macron, compresa ovviamente l’Italia, dove il dibattito parlamentare ha portato spesso all’attenzione l’abisso tra gli utili dei giganti digitali e le tasse pagate nel Belpaese. Il rappresentante Usa al commercio Robert Lighthizer, che ha presentato le conclusioni dell’indagine ordinata da Trump, ha citato esplicitamente l’Italia, insieme a Turchia ed Austria.
Non si è ovviamente fatta attendere la risposta di Parigi, che scalda ancor di più gli animi in vista delle celebrazioni dei primi 70 anni dell’Alleanza Atlantica, secondo cui quelle di Trump sono minacce “inaccettabili: il semplice progetto, che potrebbe applicarsi entro 30 giorni, di nuove sanzioni contro la Francia, è inaccettabile”, ha commentato il Ministro dell’Economia Bruno Le Maire. Da parte sua, la Commissione Europea ha ribadito che “la Ue agirà e reagirà con una sola voce e rimarrà unità, ci stiamo coordinando con le autorità francesi sui prossimi passi”. Una situazione potenzialmente esplosiva, che nasce e si inquadra in un contesto decisamente più grande e in dinamiche di lunga data. Gli Usa, da anni, chiedono uno sforzo economico maggiore ai propri alleati in seno alla Nato, in un periodo storico in cui, è bene ricordarlo, trovare risorse per i Paesi della Vecchia Europa non è certo facile, anche in virtù di un certo disamore, ribadito qualche giorno fa dallo stesso Macron, per un’istituzione che mostra i segni del tempo, spesso incapace di rispondere alle sfide della contemporaneità. Un quadro che non piace a Washington, e che non fa che acuire la distanza tra Stati Uniti ed Unione Europea, ma non con l’Italia, che si prepara, rassicura il premier Giuseppe Conte, ad un “bilaterale con Trump in cui affronteremo la questione”.
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