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TERRITORI E PROMOZIONE

“Grandi Langhe e il Piemonte del Vino”, il racconto della diversità di una grande terra enoica

A Torino, il 27 e 28 gennaio, di scena l’evento firmato dai Consorzi di Barolo e Barbaresco, e del Roero, insieme a Piemonte Land
CONSORZIO BAROLO BARBARESCO ALBA LANGHE DOGLIANI, CONSORZIO ROERO, GRANDI LANGHE, PIEMONTE, PIEMONTE LAND, vino, Italia
“Grandi Langhe e il Piemonte del Vino”, a Torino, il 27 al 28 gennaio

Regione tra le più importante al mondo per il vino, tra i pilastri della viticoltura italiana con le sue grandi denominazioni, da Barolo a Barbaresco, dalla Barbera d’Asti al Nizza, dal Roero al Gavi, dagli spumanti dell’Asti e dell’Alta Langa, solo per fare alcuni esempi, il Piemonte del vino torna a raccontarsi nel mondo, attraverso il calice, e non solo. A partire da “Grandi Langhe e il Piemonte del Vino”, l’evento organizzato dal Consorzio del Barolo Barbaresco Alba Langhe Dogliani, guidato da Ettore Germano, e dal Consorzio del Roero, presieduto da Massimo Damonte, in collaborazione con Piemonte Land of Wine, che vede al vertice Francesco Monchiero, il 27 e il 28 gennaio, alle Officine Grandi Riparazioni (Ogr), a Torino, con oltre 500 cantine da tutta la Regione che presenteranno le nuove annate (e che lo staff di WineNews seguirà in maniera dettagliata, sia sul fronte della cronaca e degli approfondimenti su temi come il mercato, la gestione dei territori e del turismo, per esempio, ma anche delle degustazioni) a media, addetti ai lavori e ad oltre 200 buyer da tutto il mondo. E non è un caso, visto che il Piemonte è stabilmente tra le prime tre Regioni italiane per valore di export, con 1,18 miliardi di euro nel 2023, pari al 15,3% del valore totale del Belpaese, e con un dato dei primi 10 mesi 2024 in linea allo scorso anno, secondo l’Istat.
Anche grazie ad una grande qualità riconosciuta delle produzione, e ad una diversità con pochi eguali. Basta pensare ai grandi rossi delle Langhe, dal Barolo al Barbaresco, alle altre espressioni del Nebbiolo, ma anche del Monferrato, regno della Barbera, e del Roero, Patrimonio Unesco, così come lo sono le “Cattedrali Sotterranee” di Canelli, nel cui cuore nasce l’Asti, senza dimenticare la crescita tumultuosa delle bollicine di Alta Langa, o i grandi bianchi del territorio del Gavi, l’Arneis, i Colli Tortonesi e non solo, per fare degli esempi di un’offerta regionale che nasce da 60 denominazioni, 19 Docg e 41 Doc che coprono l’83% della produzione regionale, quasi tutta legata a vitigni autoctoni storici, come Arneis, Cortese, Erbaluce, Favorita, Moscato Bianco, Nascetta e Timorasso per le varietà a bacca bianca, Barbera, Brachetto, Dolcetto, Freisa, Grignolino, Malvasia, Nebbiolo, Ruché, Pelaverga e Vespolina, per quelle a bacca rossa.
Esempi di una varietà, quella del vino piemontese, che ha salutato una vendemmia 2024 tutto sommato positiva ed in lieve crescita sulla 2023 (+5%, per oltre 2,25 milioni di ettolitri, di cui 2,1 di vino Dop) ed un export che, come detto, tiene, con i grandi rossi che, in controtendenza ad un trend generale che vede la tipologia in sofferenza, crescono. Per una terra nobile del vino, il Piemonte, che guarda al futuro, nel segno dell’unità delle diversità, con un progetto ancora in embrione, per portare questo concetto anche in etichetta, nel prossimo futuro, con una sorta di “Menzione Geografica Allargata”.

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