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GRANDI VINI, DAI “DESERTI” ALL’ITALIA: DALLA COLUMBIA VALLEY (USA) A MENDOZA (ARGENTINA) FINO A BELVILLE (SUDAFRICA): TRE CASI DI VITICOLTURA ESTREMA MESSI A CONFRONTO DA ASSOENOLOGI, ANCHE PER PREPARARE IL VIGNETO-ITALIA ALLA VITICOLTURA DI DOMANI

Italia
I vigneti di Mendoza sotto le cime delle Ande

Nella Columbia Valley, nello stato di Washington, in Usa, Chateau S. Michelle Wine Estate, la più antica cantina del territorio, produce ogni anno 13.000.000 di bottiglie di vino di alta qualità e di gran successo. Eppure piovono 200 millimetri di pioggia all’anno. Più o meno come a Mendoza, in Argentina, ai piedi delle Ande, dove c’è sole per 330 giorni all’anno, e dove l’acqua arriva dalle nevi delle alture che si sciolgono. O come in Sudafrica, a Belville, dove nonostante la siccità, la Namaqua Wines, cantina leader del territorio, produce vini in quantità e di qualità, grazie a chilometri di canalizzazione che prendono l’acqua dall’Elephant River. Tre esperienze di viticoltura estrema, in zone desertiche, riunite nel Congresso di Assoenologi, per un doppio fine. Ribadire, da un lato, che la concorrenza sui mercati globali arriva ormai da tutto il mondo, anche per il grande vino Italiano. L’altro, è che il vino non è un dono della natura, ma il frutto della fatica dell’uomo, e che solo con il lavoro e la conoscenza si può migliorare, anche in situazioni estreme. “Come quelle che, forse, con il cambiamento climatico - ha detto a WineNews.Tv il presidente Riccardo Cotarella - un giorno si ritroveranno anche nei territori italiani, e per gestire le quali, probabilmente, sarà utile guardare ad altre esperienze e con la mente libera da dogmi ...

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