Ha ripreso a correre e … scorrere lo spumante italiano sia sulle tavole degli italiani, sia e soprattutto sui mercati stranieri ed extraeuropei in particolare. Un 2006 con il …botto, dunque, un anno decisamente positivo per il comparto spumantistico nazionale, che ha toccato l’importante traguardo dei 300 milioni di bottiglie annue. Un risultato impensabile solo qualche stagione fa e che ora sembra invece alla portata di mano.
Un exploit degli spumanti “made in Italy” dovuto soprattutto alle performance fatte registrare sui mercati stranieri dove sono finite complessivamente 130 milioni di pezzi. Il dato più eclatante è la forte crescita - quasi + 20% - delle spedizioni nei paesi extracomunitari, dove in particolare evidenza sono Stati Uniti e Giappone. Negli States si sono stappte 15 milioni di bottiglie per il fine anno 2006, cioè un brindisi su tre marchiato “made in Italy” Il merito va soprattutto ad Asti Docg e Prosecco Doc Conegliano Valdobbiadene che, insieme con oltre 27 milioni di bottiglie (+ 21%), hanno detronizzano “sua maestà” lo Champagne. In Giappone, con un balzo oltre il 62%, si è arrivati, a fine anno, a 4,5 milioni di bottiglie. Molto interessanti anche i segnali di crescita ulteriore in Brasile e più in generale in tutta l’Est Europa dove l’export in Russia ha fatto registrare una crescita di oltre il 20%. La Cina resta ancora un mercato di nicchia, ma sta scalando rapidamente le posizioni con un aumento di 7 volte sul 2005. Le tipologie preferite dai consumatori stranieri, in forte apprezzamento soprattutto gli spumanti secchi, sono quelli di vitigno ed anche i Metodo Classico, con incrementi medi superiori al 9% in volume e al 13% in fatturato.
Ma come vanno le cose nei paesi dell’Unione Europea? Anche qui la crescita c’è, anche se meno accentuata, ma significativa proprio nei paesi a più spiccata vocazione enologica: l’andamento in Germania - che rimane il primo cliente italiano - registra un + 13%, grazie in particolare agli 8,5 milioni di tedeschi, che hanno preferito brindare con il Prosecco e con l’Asti (quasi 16 milioni di bottiglie), staccando nettamente i 2,5 milioni che, invece, hanno scelto lo Champagne. Bollicine italiane in festa anche in Gran Bretagna, ma soprattutto in Svizzera, in Austria, in Ungheria, in Russia, con incrementi sempre superiori al 20-25% sul 2005.
Il buon momento degli spumanti italiani all’estero si nota anche dal fatturato del comparto che è superiore all’incremento delle quantità e si avvicina in valore molto al miliardo di euro al consumo.
Dunque, un quadro incoraggiante per il settore spumantistico nazionale che può contare su 800 aziende e poco meno di 3.000 etichette, ma soprattutto su una varietà e ricchezza di vitigni, tipologie e produzioni che non ha riscontri nel mondo e che, se ben valorizzata e promossa, può avvantaggiare i prodotti italiani in grado appunto di farsi preferire ai competitor stranieri (primi fra tutti Champagne e Cava) per le potenzialità di un consumo più diffuso, più vario negli abbinamenti a tavola, più alla portata di tutte le tasche, delle diverse le fasce d’età e dei differenti stili di vita, specialmente quelli giovanili.
Anche in casa nostra si torna a parlare decisamente italiano, dopo anni in cui avanzavano scelte esterofile, anche in occasione delle festività di fine anno, periodo in cui si concentra ancora oltre il 65% degli acquisti degli italiani. Sono crescono sia i consumi domestici (+ 8%), sia le vendite in particolare attraverso la grande distribuzione (+ 16%). Solo il 2% degli italiani, infatti, hanno scelto le bottiglie di Champagne; il 54% si è orientato verso gli spumanti dolci di vitigno ed in particolare verso l’Asti Docg; il 39% verso gli spumanti secchi e semi brut, con in testa il Prosecco Doc Conegliano Valdobbiadene; il 5% ha preferito quei prodotti con il Metodo Classico. Spesa interna al consumo di 0,750 miliardi di euro per fare il botto di 110 milioni di bottiglie nel dicembre 2006. E’ cresciuto di più il fatturato sulla quantità venduta a dimostrazione che lo spumante nazionale ha un ottimo rapporto prezzo abbinato ad un valore di origine-ricchezza tipologica. Anche le produzioni di nicchia hanno successo perché oggi il consumatore è sempre più attento, esigente e preparato. Un’ulteriore buona notizia per l’enologia spumantistica italiana.
(elaborazioni dati a cura dell’Osservatorio Nazionale Economico Spumanti su ricerche, analisi, articoli e studi di mercato, www.forumspumantiditalia.it)
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